Pensioni docenti

Che figura!

 Pasquale Almirante, 15.2.2012

Che figura! Pdl, Lega e parte del Centro hanno votato, in commissione Affari costituzionali e bilancio, contro l’emendamento proposto dal Pd affinchè i diritti maturati per la quiescenza da circa 4 mila docenti slittassero dal 31 dicembre 2011, come previsto per il resto del pubblico impiego, al 31 agosto col termine dell’anno scolastico, in perfetta sintonia con la solo, antica finestra unica di cui hanno da sempre disposto i professori.

Un emendamento da inserire sul Milleproroghe, in approvazione definitiva al Senato, di assoluta equità e di normale giustizia. Le uniche preoccupazioni infatti, che non solo i deputati del Pd avevano, ma anche i docenti nati nel 1952, che compiono 60 anni e con i contributi versati conformi ai dispositivi scorsi, erano accalappiate alle lacrime poco convinte della ministra Fornero, l’unica, col Governo, che gettava acqua sul fuoco della speranza di costoro in febbrile attesa dell’approvazione dell’emendamento in commissione.

Si temeva infatti l’opposizione del Governo, gli strilli della ministra, i lamenti squattrinati di Monti, non certo la sciabolata della Lega, i fromboli del Pdl, gli impantanamenti del Centro: che interessi possono avere questi partiti a bloccare un pugno di docenti del 1952 che vorrebbero lasciare la scuola? Che motivo ha la Lega di farsi improvvisa paladina delle ristrettezze di borsa del Governo contro cui stanno sparando cartucce vuote dopo avere consentito perfino la rapina delle “quote lette” per le quali pagheremo sanzioni all’Ue? Perché questa scantonata dolorosa dopo essere stati i paladini a guardia delle pensioni? Non è stato l’indimenticabile Bossi a dire sempre: le pensioni non si toccano? E perché ora un voto sfacciatamente contrario per il riconoscimento, non di un privilegio, ma di un diritto assolutamente normale, vista la particolarità del lavoro dei docenti che non possono lasciare la classe a metà anno scolastico? Stessa riflessione vale per Pdl e Centro: che motivi hanno, soprattutto dopo l’apertura al reperimento di qualche milione di euro per assicurare la quiescenza a questo drappello di professori, a bloccare un emendamento che anche Fioroni, già ministro col governo Prodi, aveva giudicato di correttezza giuridica e morale?

Una figura non sappiamo dire di che cosa da parte di questi partiti, né si riesce a trovare una giustificazione plausibile di fronte a un atto così scorretto, se non quella della ripicca, sia fra partiti e sia pure fra gli uomini che questi schieramenti compongono. E allora si ha la netta percezione che il governo della Nazione non sia più in mano a politici che tendono alla onorabilità della legislazione, ma al suo uso in senso privatistico, strumentale, familiare o ricattatorio o di scambio: ti approvo il tuo emendamento se tu approvi il mio. Rigettare un simile emendamento volto a riscattare una palese ingiustizia contro i docenti che maturano gli stessi diritti del resto del pubblico con sei mesi di differimento, dal 31 dicembre al 31 agosto, ha il chiaro marchio dello sberleffo, non della ragion di stato (la mancanza di soldi) o del rigore o della equità della legge. La bufera era prevista scendere dalle montagne governative, dalle altezze montiane della cassa, non alzarsi dalle pianure padane o dal Centro mistico in cerca di un rifugio dove riscattarsi o dagli arcipelaghi pidiellini.

Perché l’abbiano fatto non è dato sapere, ma sicuramente si sono assunti una responsabilità nei confronti di poche migliaia di persone, che certamente sono stretta minoranza e forse proprio per questo meritano discriminazione e disparità.

Pasquale Almirante
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