L’esame prosegue l’1 febbraio 2012.
«Valentina APREA, presidente e relatore,
innanzitutto saluta il sottosegretario professore Marco Rossi Doria,
che oggi rappresenta il Ministro Profumo, ringraziandolo per la
presenza e ricordando la sua grande esperienza come «maestro di
strada».
Avverte, dunque, di aver presentato una
proposta di
testo unificato delle proposte di legge C.
953 Aprea ed abbinate, che
chiede che la Commissione assuma come testo base per l’ulteriore
prosieguo dell’esame.
Ricorda, quindi, ai colleghi che l’esame
in sede referente della sua proposta di legge C. 953, recante
norme per l’autogoverno delle istituzioni scolastiche e la
libertà di scelta educativa delle famiglie, nonché per la
riforma dello stato giuridico dei docenti, ha avuto inizio nella
seduta del 3 luglio 2008, nel corso della quale la Commissione
ha deliberato, fra l’altro, la costituzione, ai fini della
prosecuzione dell’esame, di un Comitato ristretto, riunitosi poi
nelle sedute del 1o ottobre 2008, del 16 ottobre 2008, del 23
ottobre 2008 e del 13 gennaio 2009.
Ripercorrendo l’iter di esame del
provvedimento, ricorda che, nel periodo intercorrente tra il 27
gennaio 2009 ed il 19 maggio 2009, la Commissione ha svolto
molteplici audizioni informali di rappresentanti di numerose
organizzazioni e categorie: organizzazioni sindacali, dirigenti
scolastici e docenti, famiglie e studenti, associazioni di
docenti, fondazioni, associazioni ed esperti del settore,
rappresentanti di Confindustria e Fondazione Agnelli, di UPI ed
ANCI, Consulte provinciali degli studenti di Cremona, Brescia e
Brindisi. Infine, la Commissione ha svolto l’audizione informale
del dottor Luigi Maramotti, presidente e amministratore delegato
del gruppo Max Mara, presidente di una Fondazione per la
formazione di quadri nel settore dell’abbigliamento, nonché di
rappresentanti della Conferenza Stato-regioni. Ricorda, infine,
che il Comitato ristretto è tornato a riunirsi nelle sedute del
30 giugno nonché del 16, del 22 e del 28 luglio 2009,
proponendo, in quest’ultima data, l’adozione di un testo
unificato delle proposte di legge in esame.
Osserva che, in considerazione della
necessità di una consistente e radicale modifica del modello di
gestione delle istituzioni scolastiche, ai fini di una piena e
completa attuazione del principio dell’autonomia scolastica,
alla sua proposta di legge sono state abbinate numerose altre
proposte di legge, vertenti su analoga materia: la proposta di
legge C. 808 Angela Napoli (Disciplina degli organismi di
partecipazione e di responsabilità e delle strutture di supporto
all’autonomia didattica, di ricerca e sviluppo delle istituzioni
scolastiche), la proposta di legge C. 1199 Frassinetti (Norme
concernenti gli organi collegiali di autogoverno delle
istituzioni scolastiche), la proposta di legge C. 1262 De Torre
ed altri (Disciplina del governo partecipato della scuola
dell’autonomia), la proposta di legge C. 1468 De Pasquale ed
altri (Disposizioni concernenti il governo partecipato della
scuola dell’autonomia, la formazione degli insegnanti e il loro
reclutamento), la proposta di legge C. 1710 Cota ed altri (Nuove
norme per il reclutamento regionale del personale docente).
Segnala, quindi, che i gruppi Unione di
Centro per il Terzo Polo e Italia dei Valori hanno annunciato
l’intenzione presentare nuove proposte di legge, da abbinare al
testo oggi in discussione. Avverte, quindi, che, come già
anticipato in Ufficio di Presidenza, l’esame del provvedimento
non ripartirà dal testo originariamente formulato, sia per
rispetto nei confronti del lavoro svolto finora dalla
Commissione, sia in virtù delle numerose divergenze tra i testi
depositati in Commissione. Propone, dunque, di riprendere
l’esame del provvedimento partendo dall’ultima versione del
testo discusso in Commissione, al fine di riaprire il dibattito
fra le forze politiche e di dare al Ministro Profumo, quindi, la
possibilità di presentare alla Commissione la posizione del
Governo sui temi contenuti nella proposta di legge in esame.
Ricorda, inoltre, che in sede di Ufficio di Presidenza saranno
prese le ulteriori decisioni ai fini della prosecuzione
dell’esame del provvedimento.
Illustra brevemente, quindi, i contenuti
della proposta di testo unificato delle proposte di legge in
esame, concernente la nuova governance delle scuole e lo stato
giuridico dei docenti. Richiama, al riguardo, il dibattito che
aveva impegnato la Commissione negli anni in cui il Ministro
Fioroni era nel pieno delle sue funzioni, ricordando che il
Ministro stesso si era dichiarato favorevole all’introduzione
negli istituti scolastici dei consigli di amministrazione aperti
alle imprese e alla possibilità per le scuole di trasformarsi in
fondazioni, nonché alla modifica del sistema di finanziamento
alle scuole attraverso le erogazioni librali e al coinvolgimento
degli istituti nel reclutamento dei docenti.
In particolare, segnala che il capo I
della proposta in esame regola l’autonomia statutaria delle
istituzioni scolastiche, nel rispetto della Costituzione e, in
particolare, delle disposizioni contenute nel titolo V,
disponendo, in primo luogo, la distinzione tra organi di
governo, tecnici e di valutazione stabiliti per legge e organi
di partecipazione stabiliti dagli Statuti delle istituzioni
scolastiche e, in secondo luogo, il superamento
dell’autoreferenzialità delle istituzioni scolastiche attraverso
la presenza nell’organo di governo, denominato consiglio di
indirizzo, di membri esterni scelti dalle scuole tra i
rappresentanti delle realtà culturali, sociali, produttive,
professionali e dei servizi. Proseguendo nell’illustrazione del
capo I della proposta di legge, ricorda che esso stabilisce la
costituzione di fondazioni e consorzi a sostegno delle
istituzioni scolastiche autonome e regolamenta, altresì, gli
organi delle istituzioni scolastiche, ossia il dirigente, con
funzioni di gestione, il consiglio, con funzioni di indirizzo, i
consigli dei dipartimenti tecnici, gli organi di valutazione
collegiale degli alunni ed il nucleo di valutazione.
Segnala, inoltre, che risultano fortemente
innovative le competenze, la composizione e il funzionamento del
consiglio di indirizzo e dei consigli dei dipartimenti tecnici.
Osserva, in particolare, che questi ultimi trasformano il
collegio dei docenti, di natura assemblearistica, in organismi
di alto profilo tecnico, valorizzando al massimo i docenti, che
costituiscono la comunità tecnico-professionale in servizio
nelle istituzioni scolastiche.
Sottolinea, altresì, un’altra importante
innovazione, ossia l’istituzione dei nuclei di valutazione del
funzionamento dell’istituto, che rappresentano l’interfaccia
della valutazione esterna e presuppongono una generalizzata
cultura della valutazione esterna e dell’autovalutazione di
istituto.
Al fine di fornire alla Commissione un
aggiornamento sui dati relativi ai docenti della scuola italiana
in servizio e in attesa di immissione in ruolo, illustra,
dunque, il capo II della proposta in esame, relativo allo stato
giuridico ed al reclutamento dei docenti. In particolare,
ricorda che esso contiene norme che prevedono l’istituzione
degli albi professionali regionali per i laureati che hanno
concluso il percorso di formazione iniziale universitario;
disciplinano il reclutamento dei docenti iscritti agli albi
regionali, che avviene mediante concorsi regionali per titoli
banditi dalle reti di scuole; prevedono la permanenza triennale
dei docenti iniziali nella stessa scuola, con valutazione al
termine del periodo per l’immissione in ruolo; stabiliscono che
i docenti confermati possono, dopo il triennio, trasferirsi
partecipando ai bandi delle reti scolastiche; prevedono un’area
contrattuale separata per i docenti, all’interno del comparto
pubblico della scuola.
Fornisce, altresì, alcune indicazioni
relative all’articolazione della professione docente, articolata
nei tre distinti livelli di docente ordinario, docente esperto e
docente senior, cui corrisponde un distinto riconoscimento
giuridico ed economico della professionalità maturata. Osserva
che l’articolazione in livelli non implica sovraordinazione
gerarchica e che la legge indica gli strumenti di valutazione
periodica dei docenti, distinguendola tra interna alle
istituzioni scolastiche ed esterna, oggi facente capo
all’Invalsi, successivamente a carico degli ispettori
indipendenti, come da raccomandazione OCSE.
Conclude l’illustrazione della proposta in
esame menzionando il capo III, relativo alla rappresentanza
istituzionale delle scuole autonome e ricordando che la
previsione dei consigli delle autonomie scolastiche, fortemente
richiesti dalle scuole, colmerebbe un vuoto istituzionale della
rappresentanza territoriale delle autonomie scolastiche.
Sottolinea, quindi, che la sfida
principale riguarda gli insegnanti, in quanto, se si punta
all’eccellenza degli studenti – obiettivo irrinunciabile per
essere ancora competitivi sul piano internazionale -, non ci si
può accontentare di una docenza sempre più vecchia e
burocraticamente assegnata alle scuole. Rileva come il
gravissimo problema dell’impermeabilità della nostra scuola ai
giovani insegnanti non possa essere risolto tramite un concorso.
Segnala, inoltre, che l’età media dei docenti è altissima e che
le recenti assunzioni nel settore, lungi dal produrre un
ricambio generazionale, hanno, invece, stabilizzato i docenti
precari che lavorano da anni nella scuola. Elenca, poi, alcuni
dati, in considerazione del fatto che, nella sola scuola
secondaria di secondo grado, oggi vi sono oltre 300.000 docenti,
che costituiscono, a suo avviso, un esercito – composto
prevalentemente da donne – difficilmente comparabile a quello
degli appena 20.000 insegnanti di cento anni fa. Ancora con
riferimento all’età media dei docenti, rileva che, mentre nei
Paesi OCSE i due terzi dei docenti hanno meno di cinquanta anni,
in Italia hanno più di cinquanta anni, con un picco in
corrispondenza dei cinquantanovenni. Stigmatizza, inoltre, il
fatto che i recenti provvedimenti sulle pensioni alzeranno
ulteriormente questi limiti.
Segnala, quindi, le estreme complessità di
tale problema, che non sembra avere facili soluzioni. Osserva,
infatti, che l’Italia è l’unico Paese al mondo in cui
l’abilitazione si raggiunge in un’età piuttosto avanzata e che
ha consegnato il problema del reclutamento a sanatorie, come
quella contenuta nel decreto-legge cosiddetto milleproroghe.
Cita, poi, alcuni dati certificati dal
Ministero: vi sono 189.023 docenti di I fascia iscritti nelle
graduatorie ad esaurimento, di cui soltanto 70.412 con età
minore di 36 anni; vi sono 4.592 iscritti solo abilitati, di II
fascia, di cui 1.391 con età minore di 36 anni; vi sono, infine,
285.150 iscritti con il solo titolo di studio, di III fascia, di
cui 188.128 con età minore di 36 anni. Pertanto, sommando ai
118.611 docenti gli ulteriori 3.201 nonché gli altri 97.022, si
ottiene un totale di 218.834 docenti che hanno più di 36 anni
inseriti nelle graduatorie ad esaurimento (GAE) o nelle
graduatorie permanenti (GAP) e che, quando saranno assunti in
ruolo, dovranno cominciare a preparare le pratiche per la
pensione! Auspica, pertanto, che il reclutamento dei docenti
possa in futuro avvenire con modalità diverse, mai sperimentate
in Italia, così come sostengono da tempo anche la Fondazione
Agnelli, la Fondazione Treellle, il professor Vittadini, la
Fondazione Astrid e le associazioni professionali dei docenti e
dei dirigenti.
Prosegue, poi, con la lettura di un
estratto da un articolo di Andrea Gavosto su La Stampa, secondo
il quale «la qualità degli apprendimenti dipende dalla qualità
degli insegnanti. Troppi sono anziani e demotivati, mentre
quelli relativamente più giovani non vengono valorizzati.
Occorre dare una prospettiva ai nostri docenti, rompendo il
patto scellerato (vi do poco, vi chiedo poco) che ancora domina
la scuola; occorre immettere forze più giovani, evitando di
saltare una generazione, che oggi rappresenta un rischio
concreto; occorre, infine, permettere che le scuole scelgano gli
insegnanti e viceversa, in modo da ridurre l’eccessivo turnover
che penalizza gli studenti più fragili».
Fa riferimento, altresì, ad un articolo
del professor Giorgio Vittadini apparso sulla rivista
ilsussidiario.net, secondo il quale «è impossibile costruire una
scuola autonoma e libera senza che il reclutamento sia a livello
della singola scuola. L’abilitazione accerta il raggiungimento
di un certo livello di preparazione, ma poi deve essere la
scuola a poter scegliere gli insegnanti che ritiene più adatti;
occorre introdurre la possibilità di selezionare in base al
merito, perché questa è una professione intellettuale ed è
necessario avere la possibilità di diversificare». Lo stesso
professor Vittadini prosegue lanciando «una proposta che può
fare discutere: bisognerebbe poter far scegliere ad un
insegnante se avere un incarico a tempo indeterminato con uno
stipendio equiparabile agli attuali standard, oppure un
contratto a tempo determinato con lo stipendio più alto. Rischi
di più, ma prendi di più. Chi ha detto che l’unico tipo di
contratto debba essere quello a tempo indeterminato? Ritengo che
sia meglio concepire l’insegnamento come una professione
liberale e, a fronte di rischi più grandi, cercare pian piano
soluzioni che permettono di guadagnare di più … Almeno che sia
lasciata la libertà di scelta, e questo però implica che il
percorso di carriera preveda una valutazione concepita secondo
un criterio e un percorso coerenti. Da questo percorso dipende
la qualità di un progetto educativo-didattico che non può essere
garantita senza alcuna valutazione lungo tutta la vita
professionale, o senza stimoli, professionali o anche economici,
come accade ora».
Trae, inoltre, alcuni spunti dal libro
Istruzione bene comune della Fondazione ASTRID e, in
particolare, dal saggio di Fiorella Farinelli, secondo cui
«l’ipotesi di esaurire le graduatorie per via fisiologica
significherebbe, tenendo conto dell’andamento demografico e
delle decisioni recentemente assunte, tese ad allineare alla
media OCSE il rapporto tra insegnanti e allievi, un tempo di
almeno una quindicina d’anni … la sola decisione possibile per
non chiudere per molto tempo la porta ai giovani e per non
rinviare sine die un nuovo statuto della professione docente
passa attraverso: 1) l’abolizione dell’accesso all’insegnamento
secondo il criterio esclusivo dell’anzianità di esperienza nella
scuola; 2) l’istituzione di albi professionali comuni alle due
tipologia di aspiranti; 3) l’introduzione della chiamata diretta
da parte delle istituzioni scolastiche e, quindi, l’affidamento
alle scuole della responsabilità di scegliere chi assumere in
base ai titoli e ai curricoli (integrati, se si introdurranno
appositi dispositivi di valutazione, da valutazioni formali
della qualità del lavoro finora svolto)».
Ringrazia, in conclusione, i colleghi per
l’attenzione prestata, auspicando che nella prossima seduta si
possa svolgere un ampio e approfondito dibattito sulla materia
in esame.»