Ogni regione ha adottato criteri diversi per correggere le prove,
per tutti vige la trasparenza

Presidi, scritti ad alta tensione

Dopo i ricorsi, massima allerta per evitare nuove contestazioni

di Mario D'Adamo ItaliaOggi, 7.2.2012

Si son dovuti inventare laboriose serie docimologiche i commissari del concorso a posti di dirigente scolastico, per rendere trasparenti le operazioni di valutazione dei temi svolti dai candidati il 14 e il 15 dicembre scorsi e fugare così sospetti di scarsa trasparenza o addirittura di opacità.

E hanno anche dovuto elaborare rigorose sequenze criteriali per formulare giudizi il più possibile obiettivi. Peccato che ci abbiano pensato finora solo le commissioni di tre regioni, quelle di Abruzzo, Lombardia e Puglia, ma faranno scuola e così si accoderanno anche quelle delle altre regioni, i cui direttori regionali sono già stati sollecitati a intervenire dall'Associazione nazionale presidi, Anp. In particolare dovrebbero accodarsi le commissioni della Sicilia, dove ai 1900 scritti da correggere dell'ultimo concorso vanni aggiunti i 2100 del concorso del 2004, annullato in seguito alle sentenze della Corte di giustizia, già esaminati una volta e ora da riesaminare. Magari servirebbe la diretta streaming, richiesta dal suo sito web da Aetnascuola.it, con i commissari al lavoro sotto l'impietosa sorveglianza delle telecamere, come per la revisione dei quiz dell'infelice preselezione svoltasi il 12 ottobre scorso, la cui sorte e quella di tutto il concorso è ancora sub iudice. È stato anche richiesto di pubblicare sui rispettivi siti lo stato di avanzamento dei lavori, dato particolarmente utile per sapere se effettivamente con settembre prossimo i vincitori raggiungeranno le sedi assegnate.

Tornando ai criteri, essi sono diversi per le due prove, il saggio e lo studio di caso, o per peso di ciascun criterio o per contenuto. I criteri che si sono dati i commissari della Lombardia sono diversi da quelli dell'Abruzzo e della Puglia. In queste due ultime regioni, forse per effetto osmotico, i criteri sono gli stessi, ma non è un male. Magari sarebbe un bene che fossero uguali per tutte le regioni, hanno rilevato alcuni. In Lombardia ciascuna prima prova viene valutata, fino a un massimo di trenta punti, attribuendo sei distinti punteggi parziali in relazione a ciascuno di questi criteri e relativi indicatori: chiarezza espressiva e capacità di sintesi (da 0 a 6), pertinenza argomentativa (da 0 a 6), attinenza alla traccia ed esaustività della trattazione (da 0 a 6), originalità critica (da 0 a 5), uso corretto dei riferimenti normativi e informativi (da 0 a 2), competenza negoziale e relazionale (da 0 a 5). Per lo studio di caso il gruppo dei primi quattro criteri è lo stesso ma il punteggio, per ciascuno di essi, va da 0 a 4 punti, il quinto criterio è l'efficacia del riferimento al contesto professionale specifico (punti da 0 a 7) mentre il sesto è uguale a quello del saggio ma il punteggio va da 0 a 7. Non basta, però, avere soddisfatto i criteri, bisogna avere scritto il componimento con correttezza grammaticale e sintattica e, soprattutto, bisogna essere rimasti in tema e non avere copiato.

In questi due ultimi casi la valutazione è, impietosamente, uguale a “zero”. Le commissioni di Abruzzo e Puglia hanno adottato una serie minore di criteri. Ciascun saggio, la prima prova, è valutato fino a trenta punti, sommando i punteggi parziali attribuiti alla padronanza dei temi affrontati e l'ampiezza delle conoscenze possedute fino a 12 punti, alla qualità delle argomentazioni fino a 10, alla forma espositiva fino a 8. Lo studio di caso, la seconda prova, può ricevere fino a 8 punti per l'analisi del contesto, fino a 14 per il piano d'azione e le procedure d'intervento, fino a 8 per la qualità della forma. Le commissioni di Abruzzo e Puglia si sono anche sbizzarrite nel far corrispondere al punteggio attribuito a ciascun elaborato un giudizio sintetico. Mentre con 20 punti il giudizio insufficiente, i punteggi da 21 e fino 30 consentono di qualificare gli elaborati da soddisfacente (21) a eccellente (30), passando, in una sarabanda docimologica, attraverso il più che soddisfacente (22), il quasi buono (23), il buono (24), il più che buono (25), il quasi ottimo (26), l'ottimo (27), il più che ottimo (28), il quasi eccellente (29). Con quale attendibilità scientifica è tutto da vedere, ma bisogna apprezzare lo sforzo.