Profumo: "Così rilanceremo scuola e università"
Il ministro dell'Istruzione: "Sempre in prima linea"
"Siamo impegnati a risolvere il problema
dell'Ici per gli istituti cattolici". E sui cento giorni: "Le
condizioni vanno valutate sul campo, non farsele raccontare
di Silvia Mastrantonio
La Nazione,
27.2.2012
ROMA, 27 febbraio 2012
- Borse di studio per
tutti gli studenti universitari idonei per merito e reddito a
partire dal prossimo anno;
immatricolazioni all’università anticipate di mesi
con conferma successiva all’esame di maturità; riapertura dei
concorsi per gli insegnanti; progetti
specifici di rilancio nelle aree a rischio e in
particolare Sicilia, Calabria, Campania e Puglia.
E il Governo si
impegnerà a cercare la «soluzione migliore» per quanto
riguarda il pagamento dell’Ici da parte delle
scuole cattoliche. Il ministro dell’Istruzione,
università e ricerca, Francesco Profumo, fa il punto a cento giorni
dall’insediamento e anticipa le prossime misure. Con grande
attenzione alle preoccupazioni che investono gli istituti cattolici.
Spiega Profumo: «Era in atto un processo da parte della Commissione
europea nei confronti dell’Italia sugli aiuti di Stato. Il Governo,
questa settimana, valuterà oggettivamente la materia per trovare la
soluzione migliore».
Quello di
viale Trastevere non è un ministero «comodo».
Profumo, già professore e poi rettore universitario, ha
scelto di vivere il suo incarico «sul campo»: «Vado a vedere di
persona. Questo non è un universo che si possa filtrare».
Nonostante qualche contestazione come a
Palermo?
«A protestare non erano gli studenti, ma una cinquantina di
autonomi. Gli incontri veri ci sono stati, sia con gli studenti medi
sia con gli universitari. E si è parlato di temi come la normativa
sul diritto allo studio che è di competenza regionale, ma che la
Sicilia non ha. Stiamo lavorando per una politica nazionale che
coinvolga anche materie di competenza regionale».
È stato anche allo Zen, non una scuola
qualsiasi...
«Ho imparato molto da questa esperienza. Le situazioni
umane e professionali sono sempre migliori di quanto ci si attende.
In quel caso, però, esistono delle condizioni esterne pesanti. Sono
convinto che con un progetto ad hoc per le aree a rischio si possano
ottenere risultati importanti».
Un progetto che già esiste?
«E che prevede tre fasi: quattro milioni di euro subito per
le aree a rischio da destinarsi ad azioni specifiche; 26,7 milioni
per interventi su aree di povertà e di abbandono scolastico. Queste
risorse sono collegate a situazioni già individuate in quattro
regioni: Sicilia, Calabria, Campania e Puglia. Poi l’ultima fase è
relativa ai fondi Coesione, che saranno elargiti su progetti
specifici fino al 2020».
Fondi che non riguardano gli interventi di
edilizia scolastica?
«La priorità è la sicurezza. Il Governo, già nella manovra
di dicembre, ha stanziato 900 milioni su tre temi: sicurezza,
apprendimenti e visione della nuova scuola. Successivamente, con la
delibera del Cipe di gennaio, sono stati stanziati 550 milioni di
cui 450 per mettere in sicurezza gli istituti esistenti. Gli altri
cento milioni serviranno alla progettazione sperimentale di nuove
scuole. Ci vogliono le risorse, è vero, ma soprattutto ci vuole un
progetto con un processo di svolgimento, dei tempi fissati e la
valutazione finale dei risultati».
Chi giudicherà gli istituti?
«La valutazione è un elemento essenziale per poter
conoscere in modo oggettivo la situazione. Ogni scuola dovrà
compiere lo sforzo di un’autovalutazione sulla base di un modello
semplice inserito nel sistema informatico de ‘La scuola in chiaro’.
A questo modello si aggiungeranno feedback di soggetti coinvolti
come famiglie, insegnanti o studenti».
Recentemente ha parlato della possibilità di
riaprire i concorsi per i docenti. Possibile?
«Stiamo facendo un’analisi a monte che riguarda la nuova
legge sui pensionamenti. Un’analisi dettagliata per le diverse
classi di concorso, per Regioni e per Province. Poi valuteremo».
Vuol dire che la speranza c’è?
«C’è. Per quantificare dobbiamo essere in possesso di dati
esatti».
Università: è stato un anno difficile...
«Difficile per le borse di studio. Le quote stanziate dallo
Stato non sono state sufficienti. Stiamo lavorando per l’anno
prossimo con la Conferenza Stato/Regioni e le associazioni degli
studenti. L’obiettivo è riuscire a distribuire borse di studio a
tutti gli studenti idonei, per reddito e per merito. Dai 110 milioni
di quest’anno siamo passati ai 170 dell’anno prossimo come
contributo diretto da parte del ministero. Vedremo che cosa
riusciremo a ottenere dalle Regioni come contributo aggiuntivo».
Resta il problema, grave, degli abbandoni
degli universitari...
«I momenti più delicati, per gli studenti, sono quelli di
transizione. Molte scelte, alla fine, si dimostrano non consapevoli.
È opportuno che l’orientamento non si limiti all’ultimo anno delle
superiori, ma sia avviato dal quarto. Il progetto su cui lavoriamo
prevede la collaborazione di professori universitari, di studenti
dei singoli corsi che possono fornire le proprie esperienze e di
rappresentanti di società e aziende per delineare un dopo. A questo
fine è importante anticipare l’immatricolazione mesi prima degli
esami di maturità. Alcune province hanno avviato progetti
sperimentali. Ne faremo un modello nazionale».