L'intervento

Pensioni e graduatorie

 Pasquale Almirante La Sicilia, 12.2.2012

Due questioni importanti sulla scuola nel decreto Milleproroghe che andrà in approvazione al Senato fra qualche giorno: pensioni e graduatorie. La prima riguarda i nati nel 1952 che, non avendo maturato i diritti alla quiescenza al 31/12/2011 (60 anni e 35 di contributi), saranno costretti a restare altri 3 anni al lavoro, come prevede il dispositivo del ministro Fornero.

Il Pd ha proposto, con logica coerente, che per gli insegnanti, da sempre penalizzati dalla sola finestra di uscita del termine dell’anno scolastico, sia concessa la proroga al 31 agosto 2012, superando così ciò che per il resto del pubblico impiego si riferisce all’anno solare. Irremovibile il governo; la questione sarebbe stata per ora accantonata dal decreto, nonostante appaia evidente l’ulteriore accanimento contro i lavoratori della scuola ai quali sembra non spetti alcun diritto, se non quello di subire persino il blocco sia degli scatti anzianità sia del contratto di lavoro.

La seconda questione riguarda invece circa 20mila abilitati che la Camera ha già deliberato di inserire nelle graduatorie a esaurimento in modo che siano equiparati ai loro colleghi in possesso dello stesso titolo ma conseguito un solo anno prima.

Una attesa legge per fare giustizia di una iniquità fomentata dallo Stato che ha aperto (per fare cassa) i corsi biennali di abilitazione, comprensivi di tirocinio, ma che ha poi disconosciuto, lasciando i giovani a se stessi e costringendoli pure, se vogliono lavorare, a partecipare ad altri corsi Tfa e al concorso per entrarvi. Un provvedimento dunque di correttezza giuridica, quello del loro ingresso nelle GaE, ma che stranamente non è gradito a qualche associazione di categoria e alla Lega, tramite il senatore Pittoni che ha presentato un emendamento al Senato diretto all’abrogazione del dispositivo, varato già dalla Camera, che sana il legittimo titolo di questi giovani.

Se per un verso le sue lamentazioni padane sono state fomentate da chi già non volle (Gelmini e il suo staff) questa sanatoria la scorsa estate, non sembra l’attuale gruppo parlamentare proponente (Pd, Idv, centro e parte del Pdl) disponibile a darla vinta al partito di Bossi il cui impiego primario sembra quello di dividere il mondo della scuola e soprattutto il variegato arcipelago dei precari.