Monti: il posto è mobile… da TuttoscuolaNews, n. 522 6.2.2012 C’era forse un sottile velo di amichevole ironia nella battuta (“che monotonia il posto fisso, è bello cambiare…”), che è costata a Mario Monti le rampogne quasi unanimi dei sindacati e di molti precari frequentatori dei social network, ma nei giorni successivi il dibattito ha finito per concentrarsi sulla prima parte della frase pronunciata dal premier nell’intervista a Matrix, di cui la citata battuta era solo la parte finale: “I giovani devono abituarsi al fatto che non avranno un posto fisso per tutta la vita. Tra l’altro, che monotonia…”. Per evitare polemiche, anche strumentali, Monti ha poi detto di non sottovalutare affatto l’importanza del posto fisso, ma ha insistito, insieme alla ministra competente in materia di lavoro, Elsa Fornero, sul fatto che le tendenze evolutive del mercato del lavoro nazionale e internazionale portano a ritenere che la mobilità dei lavoratori sarà in futuro la regola, e non l’eccezione, come lo è stata in Italia per un lungo periodo. Di questo dovranno tener conto anche le politiche educative e della formazione professionale, come d’altra parte l’Unione Europea ammonisce da anni, che dovranno puntare prioritariamente sullo sviluppo di competenze trasversali come l’apprendere ad apprendere, la capacità di adattamento, la capacità di lavorare (e apprendere) in gruppo, la disponibilità all’innovazione. Quanto alle obiezioni provenienti dal mondo della scuola, soprattutto dai precari, la cui primaria aspirazione è quella di avere un posto fisso, si potrebbe rispondere che anche per loro, una volta stabilizzati - come per il personale di ruolo - si porrà con urgenza un problema di mobilità, non più in senso territoriale ma professionale: alla scuola italiana serviranno sempre di più insegnanti a professionalità arricchita, figure di staff, specialisti in software educativo e valutativo, insomma una variegata tipologia di docenti, con funzioni e competenze differenziate, capaci di soddisfare le nuove esigenze formative dei giovani del XXI secolo. La mobilità ci sarà, auspicabilmente, tra queste diverse figure professionali. |