L'intervento

Prof Modello Lombardia

 Pasquale Almirante La Sicilia, 19.2.2012

Il “modello Lombardia”, sperimentato dal suo presidente, Formigoni, con cui si eroga un bonus uguale per tutti da spendere nelle scuole private dove ci si iscrive, si arricchisce di un ulteriore prototipo, con l’appoggio del nuovo assessore alla Istruzione, nella persona dell’on. Valentina Aprea, già presidente Pdl della Commissione cultura.

 La Regione infatti ha deliberato che “le istituzioni scolastiche statali possono organizzare concorsi differenziati a seconda del ciclo di studi, al fine di reclutare personale docente necessario a svolgere le attività didattiche annuali. Si prevede inoltre che sia ammesso a partecipare alla selezione il personale docente del comparto scuola che conosca e condivida il progetto e il patto per lo sviluppo professionale, che costituiscono parte integrante del bando di concorso di ciascun istituto scolastico.

”Questo significa che in Lombardia, sfruttando il titolo V della costituzione, ogni scuola provvede a reclutare i docenti attraverso propri concorsi senza andare appresso a quelli nazionali che guardano solo ai titoli e alla preparazione di ogni singolo candidato e non già all’accettazione degli indirizzi culturali e didattici di ciascun istituto. La chiamata diretta dei professori è una prerogativa solo delle scuole private, ma che questo modello possa espandersi alla istruzione pubblica appare una forzatura, aggravata dalla clausola che può essere ammesso al concorso solo chi ne condivida il progetto. Ogni scuola pubblica quindi stabilisce, secondo l’articolo lombardo, cosa intende proporre ai sui alunni e poi esamina autonomamente i concorrenti, guardando più alle sue idee e alla sua visione dl mondo piuttosto che ai reali titoli e alla preparazione.

Il vecchio progetto della Lega, per accontentare la quale pare sia stato inventato tale dispositivo, si verrebbe dunque a concretizzare anche perché nulla vieta di inserire fra le prove di esame anche la conoscenza della lingua e cultura locale con attribuzione di punteggio perfino superiore. La coesione sociale con l’unità culturale sancite dalla Costituzione si svuoterebbero dunque là dove proprio si sono formate nel corso dei 150 anni, nella scuola pubblica, e magari a seconda del quartiere dove si trova l’Istituzione pretenderebbe docenti partigiani alle proprie aspirazioni, mentre certi presidi finalmente potrebbero realizzare la nascosta ambizione di essere dirigenti-padroni, tenutari dello staff di docenti più caro e vicino a essi, per imporre il proprio volere e per non avere seccature sindacali o contestazioni da parte di nessuno, terroni compresi.