Istituti Magistrali:
storia, riforme, situazione attuale

di Anna Marra Barone Educazione & Scuola 16.2.2012

I─Le profonde trasformazioni

Ho insegnato Scienze Naturali, Chimica e Geografia al Regina Margherita di Salerno dal 1962 al 1982 per cui ho avuto l’opportunità di seguire tutte le trasformazioni che si sono succedute nel tempo nell’ambito della Scuola italiana. Ggli istituti magistrali sono ormai diventati Licei e per la formazione dei docenti della scuola materna e della scuola elementare non bastano più i diplomi della scuola magistrale di durata triennale per la scuola dell’infanzia e di durata quadriennale per la scuola elementare.

In origine, gli Istituti Magistrali avevano una struttura quadriennale e perseguivano esclusivamente il fine di preparare gli insegnanti delle scuole elementari di durata triennale e quadriennale, tanto che il conseguimento del titolo finale (diploma di maturità) non consentiva agli alunni di iscriversi ad alcuna delle Facoltà universitarie esistenti.

Gli studenti, infatti, forniti di diploma quadriennale, potevano accedere soltanto alle Facoltà di Magistero. Si fa presente, però, che il testo unico delle leggi sull’istruzione superiore, approvato con regio decreto del 31 Agosto 1933, decretò che potevano iscriversi alla predetta Facoltà solo gli alunni di sesso maschile. Fu solo in data 9 Ottobre 1951 che il Presidente della Repubblica decretò che all’Istituto Universitario di Magistero, Pareggiato alle Facoltà di Magistero delle Università governative,” potevano iscriversi gli alunni dell’uno e dell’altro sesso.

Successivamente, con la legge n. 919/1969 (Legge Sullo) si stabilì che fino all’attuazione della riforma universitaria che fu poi varata molto tempo dopo con la L. 341/1990, potevano iscriversi a qualsiasi corso di laurea non solo i diplomati degli istituti secondari di secondo grado di durata quinquennale, ma anche i diplomati degli istituti magistrali e dei licei artistici che avessero però frequentato con esito positivo un corso annuale integrativo. I corsi annuali integrativi, destinati agli alunni in possesso di maturità magistrale, furono istituiti al Regina Margherita di Salerno nell’a.s. 1969/70. Tali corsi comprendevano due indirizzi (giuridico e scientifico) che prevedevano per entrambi l’italiano, la matematica e la storia come materie fondamentali, e le scienze o il diritto per l’uno o l’altro indirizzo.

Con il Decreto Interministeriale del 10 Marzo 1997 si dette finalmente attuazione alla L. 341/ 90 che prevedeva l’istituzione di uno specifico corso di laurea, articolato in due indirizzi, per la formazione degli insegnanti della scuola materna e della scuola elementare. L’articolo n. 1 del predetto decreto prevedeva anche, dall’a.s.1998/99, la soppressione dei corsi di studio ordinari (triennali e quadriennali) rispettivamente della scuola magistrale e dell’istituto magistrale e la soppressione, dall’a.s. 2002/2003, dei corsi annuali integrativi che si svolgevano negli istituti magistrali. Nello stesso articolo si precisava anche che sino all’introduzione del nuovo corso di studi in via ordinamentale, nella scuola magistrale e nell’istituto magistrale potevano continuare a funzionare fino ad esaurimento i corsi sperimentali quinquennali (autonomi e/o riferiti al Progetto Brocca), istituiti a norma dell’articolo 278 del D.Lgs. n. 297 del 1994. Il primo Indirizzo del Progetto Brocca istituito al “Regina Margherita” fu quello linguistico al quale si aggiunsero, successivamente, gli indirizzi socio-psico-pedagogico e scientifico-tecnologico, indirizzi che hanno funzionato con esiti positivi per parecchio tempo.

In definitiva, gli Istituti magistrali negli ultimi decenni sono stati oggetto di notevoli trasformazioni in seguito all’approvazione delle leggi che hanno previsto l’istituzione di specifici corsi di laurea per la formazione degli insegnanti di scuola materna ed elementare. Una cosa ormai è chiara: per diventare insegnanti della scuola materna e della scuola elementare occorre seguire una procedura di formazione particolare, che ha lo scopo di selezionare docenti capaci di insegnare la materia di cui sono specialisti e che posseggano una formazione educativa che permetta loro di risolvere i più comuni problemi didattici che si presentano in una classe.

Per l’insegnamento nelle scuole dell’infanzia prima era richiesto il diploma della scuola magistrale (di durata triennale) e per l’insegnamento nelle scuole elementari il diploma dell’Istituto magistrale (di durata quadriennale). Tali diplomi, che si conseguivano dopo la licenza di scuola media, avevano valore abilitante e, quindi, consentivano direttamente l’accesso ai concorsi a cattedra.

Attualmente, invece, per l’insegnamento nella scuola dell’infanzia (ex scuola materna) e nella scuola primaria (ex scuola elementare) di durata quinquennale, occorre conseguire prima la laurea in Scienze della formazione primaria e poi superare i relativi concorsi a cattedre previsti..

Il percorso formativo per i due tipi di scuole richiede, dopo il conseguimento del Diploma di Maturità, l’ iscrizione ad un corso di laurea universitario specifico per gli insegnanti della scuola primaria, e cioè il Corso di laurea in Scienze della formazione primaria. che è diviso in due indirizzi che sono per gli Insegnanti dell’ex scuola materna e per gli insegnanti dell’ex scuola elementare. Il corso dura quattro anni e gli esami sono 21, più una lingua straniera. Le sedi sono:” Sedi dei corsi di laurea in scienze della formazione primaria”.

Il corso di laurea si articola in un biennio comune e in due indirizzi, uno per la scuola dell’infanzia e l’altro per la scuola primaria e il tirocinio è attivato fin dal primo anno. La scelta dell’indirizzo è compiuta al termine del secondo anno accademico . La laurea conseguita costituisce titolo per l’ammissione, in relazione all’ indirizzo prescelto, ai concorsi a posto di insegnamento nella scuola dell’infanzia e nella scuola primaria.

Per quanto riguarda gli Istituti magistrali, ormai definiti Licei, in attesa della riforma degli Istituti Superiori, rimangono sede di corsi quinquennali che per i programmi si rifanno, per la maggior parte, agli indirizzi sperimentali del Progetto Brocca. Il titolo di studio finale, che si consegue al termine del ciclo quinquennale, non ha più valore abilitante all’insegnamento magistrale, ma consente l’iscrizione a tutti i corsi universitari

Al riguardo si fa presente che, ad opera della scrivente, a partire dall’anno scolastico 1970/71 furono istituiti presso il “Regina Margherita” i Corsi sperimentali “Pilota” -OCSE- di Biologia (Progetto B.S.C.S.) e di Chimica (Progetto Nuffield), corsi per i quali il Ministero della P.I. stanziò appositi e consistenti fondi per dotare i laboratori di tutte le attrezzature necessarie per lo svolgimento delle attività pratiche che la sperimentazione richiedeva (il laboratorio rimase in funzione per tutto il periodo che precedette il terremoto dell’80).

Si fa presente inoltre che, come riportato nell’annuario 1996/97 dell’istituto dalla prof.ssa Maria Luisa De Vita, nell’anno 1989 fu istituito al “Regina Margherita” il primo laboratorio di informatica (in conformità al Piano Nazionale) che introduceva l’informatica negli insegnamenti della matematica e della fisica nei bienni delle scuole medie superiori. Nello stesso tempo, fu avviata la sperimentazione secondo i programmi del P.N.I. nelle prime due classi dell’indirizzo pedagogico e nell’a.s. 1994/95 furono istituiti i corsi sperimentali ad indirizzo linguistico secondo i programmi Brocca. Successivamente, fu attivato un “secondo” laboratorio di informatica che offriva agli alunni la possibilità di seguire le lezioni col supporto di strumenti multimediali molto sofisticati..

Da quanto sopra esposto, risulta evidente che la sperimentazione è stata per tutti gli Istituti Magistrali un fattore di crescita molto importante che senza dubbio ha inciso positivamente sulla formazione professionale di tutto il corpo docente.

 

II─Autonomia e riforme degli ordinamenti

Con l’attribuzione dell’autonomia didattica, organizzativa, di ricerca, sviluppo e sperimentazione (L.59/97), tutte le Istituzioni scolastiche hanno subìto profonde trasformazioni perché si è venuto a determinare un forte spostamento dal centro alla periferia di spazi importanti di decisionalità nel campo organizzativo e didattico, di progettualità innovativa, di ambiti di responsabilità, di procedure di valutazione e autovalutazione.

La legge 59/97, e il successivo regolamento attuativo (DPR 275/99), hanno introdotto nelle istituzioni scolastiche la flessibilitàcome strategia portante per assicurare il successo formativo a tutti gli alunni.

Con il riconoscimento anche costituzionale dell’autonomia scolastica ( L. 18 Ottobre 2001, n.3: “Modifiche al titolo V della parte seconda della Costituzione”), i programmi nazionali sono stati sostituiti dal Piano dell’Offerta Formativa (P.O.F.) che, come affermato nell’art.3 del DPR 275/99, costituisce “ il documento fondamentale dell’identità culturale e progettuale delle istituzioni scolastiche ed esplicita la progettazione curricolare, extracurricolare, educativa ed organizzativa che le singole scuole adottano nell’ambito della loro autonomia”. Il cuore didattico del POF è rappresentato dunque proprio dal curricolo di istituto progettato dalle singole scuole nel pieno rispetto delle linee guida e dei vincoli posti dal Ministero P.I. a livello nazionale (art.8 del DPR 275/99).

Successivamente, con la legge 28 Marzo 2003, n.53 il sistema educativo di istruzione e di formazione ha assunto una diversa struttura ordinamentale in quanto si articola nella scuola dell’infanzia che ha durata triennale, in un primo ciclo di istruzione che comprende la scuola primaria (ex scuola elementare) e la scuola secondaria (ex scuola media), e in un secondo ciclo di istruzione che comprende il sistema dei licei ed il sistema dell’istruzione e della formazione professionale.

Però, mentre per la scuola dell’infanzia e per il primo ciclo di istruzione è già andato in vigore il Decreto legislativo del 19 febbraio 2004, n.59, per cui tutte le scuole dei predetti ordini stanno già applicando le Indicazioni nazionali per il curricolo (che hanno sostituto le precedenti Indicazioni nazionali che erano ancora provvisorie), per il secondo ciclo non è stato ancora varato il prescritto decreto legislativo, per cui nelle scuole secondarie di II grado vengono per la maggior parte adottati gli indirizzi sperimentali relativi al Progetto Brocca.

 

III─Il Progetto della Commissione Brocca

La Commissione “ Brocca”, così chiamata in quanto presieduta dal sottosegretario on. Beniamino Brocca, ebbe l’incarico nel 1988 di rivedere i programmi e gli ordinamenti del biennio e, in vista della successiva riforma, anche i programmi e gli ordinamenti del triennio della scuola secondaria superiore. I lavori della Commissione terminarono nel 1991 e i risultati del lavoro svolto hanno costituito gli indirizzi di studio sperimentali che la maggior parte delle scuole secondarie hanno adottato.

Il progetto Brocca costituiva un concreto passo in avanti verso il rinnovamento, sia strutturale che programmatico, che da molti anni si auspicava per la scuola secondaria superiore in vista della libera circolazione in Europa dei titoli di studio e delle competenze previste dalla CEE già a partire dal 1993. Poiché alla data del 1991 non erano state ancora ritenute valide ai fini normativi le numerose proposte sperimentali offerte dalla scuole e/o promosse su larga scala dalla stessa Amministrazione, il Ministero offrì a tutte le scuole, sia statali che non statali, l’opportunità di accostarsi al progetto Brocca per valutarlo e sperimentarlo gradualmente al fine di verificarne la coerenza con la domanda formativa. La sperimentazione prese dunque il via nel 1991/92 ad opera del Ministero su di un campione nazionale rappresentativo dei vari indirizzi e delle diverse realtà territoriali. In tale sperimentazione furono coinvolte, ai sensi del DPR 419/74, sia scuole in cui era già in atto una sperimentazione, sia scuole non sperimentali.(la sottoscritta ha partecipato ai lavori della Commissione Brocca nel Gruppo disciplinare della Biologia),

Il progetto Brocca, senza dubbio, ha rappresentato e rappresenta ancora oggi un punto di riferimento importante per la riforma della scuola secondaria di II grado. E questo perché, innanzitutto, si può considerare un lavoro che per qualità, organicità, sistematicità e concretezza non ha precedenti di confronto nella storia trentennale della riforma. E anche perché fonda il cambiamento di ordinamento e di programmi su un nuovo progetto culturale ed educativo da cui discendono, coerentemente, due scelte di carattere strutturale che modificano sostanzialmente l’attuale assetto della scuola secondaria superiore. Le due scelte riguardano l’integralità dei piani di studio (non più piani di studio sezionati ma piani di studio integrali) e l’unitarietà del sistema secondario superiore (unitario ma non unico perché, parlare di unificazione, vorrebbe significare il ridurre la secondaria ad un curricolo unico). Rendere unitario il sistema secondario superiore significa eliminare, in primo luogo, la doppia natura dei percorsi: esclusivamente preaccademici da un lato (i licei) e terminali dall’altro ( gli istituti tecnici). In sostanza, sia ai licei che agli istituti tecnici, viene riconosciuta una identica funzione che sia contemporaneamente di formazione generale e di preparazione professionale di base. Si possono anche chiamare licei tutte le scuole quinquennali, purchè non si dia al termine il significato di una generale licealizzazione nel senso tradizionale del termine (anche il “vecchio liceo” si trasforma e si arricchisce).

In altri termini, nel progetto Brocca l’educazione e l’istruzione vengono ad essere considerate come un bene in sé, come una dotazione culturale necessaria ad ogni uomo in quanto persona e non più solo come necessario e definitivo lasciapassare per il mondo del lavoro.

 

IV─Obbligo di Istruzione a 16 anni e Riforma del licei

Nella nota di indirizzo inviata a tutte le scuole il 31 agosto 2006 per l’avvio del nuovo anno scolastico, il Ministro Fioroni intese precisare che, per quanto riguarda la scuola secondaria di II grado, riteneva opportuno sospendere il decreto ministeriale concernente le iniziative di “innovazione” perché, riferendosi al nuovo assetto della scuola secondaria superiore, vincolava l’esercizio dell’autonomia progettuale delle scuole alla mera “anticipazione” di un modello organizzativo e didattico rigido e predefinito.

Per quanto riguarda poi il progetto Brocca, i diversi indirizzi risultano adottati in via sperimentale nella maggior parte delle scuole del II ciclo di istruzione e, pertanto, anche nell’ Istituto Magistrale “Regina Margherita”.

A partire dall’anno 2007/2008, che viene considerato un “anno-ponte, anno laboratorio”, ha preso il via sia la sperimentazione biennale delle nuove Indicazioni per il curricolo” relative al primo ciclo di istruzione introdotte con il DM 31 agosto 2007, sia la fase di prima attuazione del nuovo obbligo di istruzione fino a 16 anni varato con il DPR 22 agosto 2007 n.139 , cui hanno fatto seguito in pari data le relative “ Linee guida”.

Parte integrante del Regolamento sull’obbligo scolastico è rappresentata da un Documento tecnico costituito da due allegati. Nel primo allegato sono esplicitati i saperi e le competenze, articolati in conoscenze e abilità, con l’indicazione degli assi culturali di riferimento, mentre nel secondo allegato sono riportate le Otto competenze chiave di cittadinanza da acquisire al termine dell’istruzione obbligatoria. Le predette competenze, che sono considerate essenziali per favorire il successo formativo e prevenire e contrastare la dispersione scolastica, sono le seguenti: 1) Imparare ad imparare; 2) Progettare; 3) Comunicare; 4)Collaborare e partecipare; 5) Agire in modo autonomo e responsabile; 6) Risolvere problemi; 7) Individuare collegamenti e relazioni; 8) Acquisire ed interpretare l’informazione). La cornice delle Competenze-chiave per l’apprendimento permanente, che sono state indicate dalla Raccomandazione del Parlamento europeo e del Consiglio del 18 dicembre 2006, stanno a rappresentare la soglia culturale comune per preparare i giovani alla vita adulta e offrire loro un metodo per continuare ad apprendere per tutto il corso della loro vita.

Come accennato prima, il Ministro della Pubblica Istruzione non ha inteso applicare cambiamenti ai programmi scolastici del biennio della scuola secondaria di II grado previsti dal Decreto del 22 Agosto 2007, ma piuttosto ha inteso fornire indicazioni importanti per i Piani dell’Offerta formativa delle scuole superiori. Al riguardo, si avvertiva la necessità di soffermarsi adeguatamente sulla programmazione didattica dei singoli insegnanti e dei consigli di classe e, soprattutto, di avviare una intensa e meditata sperimentazione riguardante la programmazione degli obiettivi specifici di apprendimento relativi alle competenze di base fissate nel predetto decreto. Successivamente, con il Regolamento D.P.R. n. 89 del 15 Marzo 2010, disciplinato dal Decreto legislativo del 17 Ottobre 2005, n.226 e successive modificazioni, e dal Regolamento del piano programmatico di interventi di cui alla Legge 6 Agosto n.133, finalmente hanno visto la luce i nuovi programmi dei licei di durata quinquennale. Tali programmi prescrivono che, a conclusione del secondo ciclo del sistema educativo di istruzione e di formazione di cui all’allegato A, adottano il profilo educativo, culturale e professionale dello studente e conseguono un diploma di istruzione. secondaria superiore.

Nell’Art.2 comma 2 del predetto D.P.R. n.89 del 15 Marzo 2010 si legge:

“I percorsi liceali forniscono allo studente gli strumenti culturali e metodologici per una comprensione approfondita della realtà, affinché egli si ponga, con atteggiamento razionale, creativo, progettuale e critico, di fronte alle situazioni, ai fenomeni e ai problemi, ed acquisisca conoscenze, abilità e competenze coerenti con le capacità e le scelte personali e adeguate al proseguimento degli studi di ordine superiore, all’inserimento nella vita sociale e nel mondo del lavoro”.