Riorganizzazione Miur/1. da TuttoscuolaNews, n. 564 10.12.2012 La spending review prevista dalla legge n.135/2012 opera su ambiti precisi e con finalità determinate: politiche del personale, riorganizzazione delle amministrazioni, riduzione della spesa per beni e servizi. In questa visione rientrano l’uso appropriato delle risorse pubbliche, la valorizzazione della qualità dei servizi , la semplificazione burocratica e dei livelli di governo. La concretizzazione di questi obiettivi postula un processo attuativo graduale ma irreversibile verso il cambiamento affinché la previsione normativa possa produrre i risultati voluti. Lo schema di DPCM di riorganizzazione del Miur in corso di perfezionamento non sembra però orientato al recupero dell’efficacia ed efficienza dell’azione di gestione amministrativa, che imporrebbe un’organizzazione più semplice e chiara. La riorganizzazione del Miur avrebbe dovuto porsi l’obiettivo di costruire un centro di governo in grado di assicurare l’unitarietà e la coerenza del sistema d’istruzione, riservandosi le funzioni di indirizzo e di programmazione, di valutazione del sistema scolastico, di determinazione degli organici del personale. In questa prospettiva l’Accordo Quadro di attuazione del Titolo V, per il settore istruzione, avrebbe posto le premesse per la definizione qualitativa della spesa inerente al complesso delle attività erogate per garantire il diritto all’istruzione. Ma l’intesa tecnica sui contenuti dell’Accordo tra tutti i soggetti istituzionali coinvolti definita nel lontano 20110, non è stata mai portata nella sede politica della Conferenza Unificata: da anni la burocrazia l’ha bloccata. Perché? Semplice: riorganizzare il quadro delle competenze significa perdere il potere che deriva dall’amministrare risorse pubbliche. Questo è il costo che si chiede quando si vuole cambiare. Ma i vertici del Miur non hanno voluto sostenere il “costo”, valutato eccessivamente oneroso. |