La lenzuolata di Bersani
e le paillettes di Renzi

di Pippo Frisone ScuolaOggi 5.12.2012

“Basta schiaffoni alla scuola! L’istruzione torni ad essere ascensore sociale, luogo di formazione del senso civico dei cittadini” .

Bersani con la sua lenzuolata sulla scuola nel confronto alle primarie ha cercato di recuperare alcune parole d’ordine del movimento sindacale e del movimento degli studenti che in questi anni si sono opposti alle politiche del centrodestra e alle cosiddette riforme epocali dell’ex ministro Gelmini.

No al maestro unico, difesa del tempo pieno, moduli a 30 ore e mantenimento delle compresenze nella primaria .

Organici funzionali triennali , stabili in tutti gli ordini di scuola.

Sviluppo degli asili nido e copertura per almeno il 33% come l’Europa ci chiede.

Lotta alla dispersione scolastica e all’abbandono

Piano straordinario per l’edilizia scolastica

Sviluppo della formazione professionale e dell’istruzione tecnica.

 

Renzi col suo programma sulla scuola, ha tentato di fare il maquillage alle riforme del centro-destra.

In particolare, in una scuola dove” s’impara davvero”, secondo il “rottamatore” c’è bisogno di :

-valutazione degli istituti scolastici, basata su Invalsi e Indire, sul modello anglosassone

-incentivi ai dirigenti scolastici in base alla performance raggiunta da ogni singola scuola

-formazione in servizio obbligatoria

-valutazione del merito e premi annuali ai docenti più bravi, scelti all’interno di ogni scuola, da un comitato composto dal dirigente scolastico, da due docenti e un genitore, eletti dalle rispettive componenti.

- forti investimenti sulla scuola da destinare alla formazione,incentivi ai docenti,edilizia scolastica e nuove tecnologie .

Messe a confronto, le due proposte sulla scuola hanno pochissimi punti di contatto.

Quella di Bersani tenta qualche timida rottura dell’esistente, quella di Renzi sembra addirittura cavalcare in continuità alcuni cavalli di battaglia, cari alla Gelmini e al centrodestra.

Molti sono i non detto nell’una e nell’altra proposta, mentre si è voluto concentrare l’attenzione su alcuni punti, oscurandone volutamente altri.

Una sorta di decalogo delle priorità nell’uno e nell’altro campo.

Quello che però non appare e non viene esplicitato , stante l’attuale situazione economica in cui versa il Paese e i vincoli imposti dall’Europa, è dove andare a prendere le risorse che servono.

Dire organici funzionali triennali , significa trovare risorse aggiuntive da dare alle scuole.

Dare incentivi e premialità ai docenti più bravi, vuol dire dove trovare le risorse per il contratto.

Dire più tempo pieno e moduli a 30 ore vuol dire dare più posti alle scuole.

Il discorso non cambia quando si dice più formazione obbligatoria, interventi sull’edilizia scolastica o lotta alla dispersione.

Occorre trovare risorse fresche aggiuntive e non la solita minestra riscaldata delle partite di giro, come è successo con gli scatti d’anzianità, che stanno impoverendo sempre più l’ offerta formativa delle scuole.

Nessuno dei due candidati alle primarie e non è un caso, ha affrontato la questione della stabilizzazione dei precari della scuola.

Nessuno dei due candidati ha rimesso in discussione i tagli agli organici e le cosiddette riforme epocali del sistema scolastico, voluti dal due Tremonti-Gelmini.

Nessuno dei due candidati ha parlato di come innalzare gli stipendi degli insegnanti che sono tra i più bassi d’Europa .

Sono stati questi i punti che mancavano nelle due proposte che si sono confrontate alle primarie.

E se non c’erano ci sarà stato pure un motivo.

L’assenza di risorse ovvero la evidente difficoltà a trovarne di nuove .

Per questo la lenzuolata sulla scuola di Bersani non ci ha convinto fino in fondo mentre ancor meno ci hanno convinto le paillettes di Renzi .

Se le risorse saranno trovate ancora una volta, tagliando solo all’interno del bilancio dell’istruzione, come si è fatto finora, non si farà molta strada e della differenza tra la proposta di Renzi e quella di Bersani nessuno se ne ricorderà più e tutto andrà avanti come prima.

Occorre,invece, una discontinuità, una vera e propria inversione di marcia sulla scuola.

O tutto finirà di male in peggio.