La lettera 2
Il lavoro di noi prof?
Rossana Bruzzone Maria Antonia Capizzi C'era una volta la scuola della mattina. Quella delle insegnanti part-time, che dopo il lavoro hanno tempo per sé. C'era, una volta, la scuola delle vacanze. Delle prof mamme che partono a giugno coi pupi e a settembre ritornano, si ricomincia. C'era ancora, una volta, la scuola dei ruoli. Dove il maestro è maestro, l'alunno è l'alunno, e il genitore è la mamma, o il papà. C'era. Oggi non più. Oggi, la scuola è complessa. E non per i compiti da correggere, o le lezioni da preparare: quelli c'erano anche «una volta». Oggi, a scuola, si creano i progetti, tanti progetti. Oggi, alle medie, sei a scuola tutto giugno, e dal primo settembre. Tante vacanze? Sì, ma lavori di più. Quando? I sabati e le domeniche, per esempio. Tuo marito ti guarda basito, e solo allora capisce. Protesta, ma dài usciamo. No, non si può: sono un'insegnante... se lunedì non riporto i temi, poi chi li sente? Vai a prendere i figli all'asilo? La paghi la sera: è mezzanotte, e lavori ancora. Lui, tuo marito, a chiamarti non ci prova più. Ma possibile? Le persone normali, a quest'ora... Già. Le persone normali. Il punto è che noi, normali, non siamo. Diversamente anomali. Trattati come liberi professionisti, pagati come operai. Educatori o, all'occorrenza, baby-sitter. Mamme, papà, zii o anche nonni, se la famiglia manca. Burocrati, vigili, segretari. Psicologi, tuttologi, ignoranti. Secondo i punti di vista. Che vanno sempre bene, perché la scuola è uno di quegli argomenti di cui pochi sanno, ma tutti parlano. Come il calcio. E allora, quasi quasi, ne parliamo anche noi. Ci siamo presi la libertà di scrivere qualche numero. Abbiamo calcolato... quanto lavora un prof
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