Scuole sicure e tecnologiche, di L.F. La Tecnica della Scuola, 4.12.2012 Nel tempo dello spread, in cui basta poco per fare salire alle stelle il differenziale tra i Btp italiani e i Bund tedeschi, trovare risorse economiche per rinnovare contratti collettivi o sbloccare scatti di anzianità è una cosa molto difficile, tanto da spingere il governo a proporre aumenti di produttività a parità di stipendio Il problema degli scatti di anzianità del personale scolastico, che li ha maturati nel 2001, è stato risolto prendendo i fondi dal fondo d’istituto e quindi svuotando le casse delle scuole di un buon 30%. Come recuperare le risorse finanziarie saccheggiate per le attività extra curriculari? L’ideona governativa è quella arcinota di aumentare la produttività, che per il settore della conoscenza equivale a dire ad un aumento dell’orario di servizio a parità di salario stipendiale ed un risparmio su quello accessorio. Un altro tema di fondamentale importanza per l’incolumità dei nostri giovani studenti, ma di tutto il personale scolastico, è quello della sicurezza degli edifici scolastici. Il problema è veramente allarmante e, sarà trattato, con un interessantissimo reportage, dalla trasmissione di “Report” domenica prossima su Rai tre.
Dall’anteprima di Report, che a distanza di due settimane torna a
parlare di scuola, apprendiamo che quasi la metà delle 42 mila
scuole italiane è ad alto rischio sismico. Il rischio è spiegabile
per il fatto che si trovano nelle zone 1 e 2 della mappa della
pericolosità dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia,
oltre al fatto che le costruzioni sono fatiscenti e non a norma.
Report ricorda che la mappa di rischio sismico è stata aggiornata
subito dopo il terremoto molisano che ha prodotto il “crollo
mortale” della scuola elementare di San Giuliano di Puglia avvenuta
il 31 ottobre 2002. Si tratta di uno scambio commerciale tra il Comune, che non ha risorse economiche per costruire o ristrutturare scuole sicure e tecnologiche, ma possiede invece un ingente patrimonio immobiliare che in molti casi è inutilizzato e può essere quindi dismesso, e gli imprenditori che invece potrebbero prendere in carico questi immobili, riqualificandoli e rimettendoli sul mercato, a uso abitativo o commerciale. Una parte dei guadagni ricavati, con questa operazione commerciale , da questi imprenditori sarebbero utilizzati dagli stessi per realizzare scuole sicure, ecosostenibili e tecnologicamente avanzate. Un protocollo d’intesa che se funzionasse e fosse rispettato, con responsabilità e senso civico, dovrebbe essere esportabile a tutto il resto d’Italia, risolvendo il gravoso problema del rischio sismico delle scuole. Se questo progetto pilota funzionasse, sarebbe anche una risposta alla crisi del mercato degli immobili, che troverebbe un nobile motivo per riprendere la sua corsa. Infatti , secondo i promotori del progetto pilota, è proprio puntando sulla riqualificazione, la messa a norma, l’adozione di nuovi criteri di costruzione, tecnologie antisismiche e di classe A per il risparmio e recupero energetico, che si può far ripartire il mercato. Il problema di fondo è comunque uno solo, ed è cioè quello di non rimandare, per semplici problemi economici, la messa in sicurezza delle scuole ad alto rischio sismico, in quanto non esiste crisi economica che non debba tenere in conto del valore della vita umana. |