Care pillole

di Marina Boscaino e Marco Guastavigna da MicroMega, 2.12.2012

La puntata di Report La banca degli amici” del 18 novembre 2012 ha portato alle luce il presunto spreco di denaro pubblico operato all’interno del MIIUR per acquistare da ABC, azienda di Ilaria Sbressa, moglie di Ambrogetti, direttore delle relazioni istituzionali di Mediaset e presidente dell’associazione del digitale terrestre, le “Pillole del sapere”, brevi filmati destinati alla “didattica multimediale”. Si parla di una spesa di 730 mila euro, con un costo unitario medio di 38.000, l’equivalente – come afferma durante la puntata la conduttrice – di quello di mezz’ora di Report stesso.

Il Capodipartimento per la programmazione e la gestione delle risorse umane, finanziarie e strumentali, Biondi, chiamato in causa e intervistato in proposito dal giornalista autore del servizio, in prima battuta dichiara di aver soltanto svolto compiti formali, che la procedura ha seguito le regole dell’acquisto via Consip e che la responsabilità scientifica è dell’ANSAS (ora Indire, dopo la soppressione dell’ente dal 1 settembre 2012), di cui è stato per altro a lungo direttore e commissario straordinario nel recentissimo periodo di vacanza degli organismi dirigenti. Successivamente, in un’intervista a Tecnica della Scuola, aggiunge che coloro che hanno fatto parte delle commissioni “Sono un gruppo di persone, di esperti tecnici, i cui nominativi erano stati scelti dal dottor Zennaro. Ovviamente prima che lui lasciasse il Miur, lo scorso 7 gennaio” e che i filmati in discussione non durano 3 minuti, come quelli citati nella trasmissione, ma 13. Massimo Zennaro è noto per il comunicato ministeriale sul tunnel dei neutrini, che ha suscitato l’ilarità dell’opinione pubblica circa un anno fa; con una lettera a Tecnica della Scuola del 21 novembre smentisce le affermazioni di Biondi.

L’Indire, per suo conto, con un comunicato stampa del 22 novembre afferma quanto segue: “A seguito della trasmissione “Report” dello scorso 18 novembre, e anche in risposta alle richieste pervenute, anticipiamo, a solo titolo esemplificativo, la pubblicazione di uno dei prodotti acquistati su CONSIP sulla base delle tematiche individuate dal gruppo di lavoro costituito dal MIUR. Sarà così possibile verificare che si tratta di materiale originale realizzato sulla base di una sceneggiatura pensata per rispondere sia ad esigenze di natura informativa/divulgativa sia di carattere didattico/formativo sui temi di Educazione ambientale, Educazione alimentare/salute ed Educazione stradale. Nel filmato è contenuta anche l’animazione grafica che ha lo scopo di riproporre un promemoria riepilogativo sui concetti chiave del tema trattato. A ogni filmato è correlato un Laboratorio di proposte didattiche adeguate rispetto al livello scolastico di riferimento. Il materiale sopradescritto, insieme a quello frutto delle esperienze didattiche su tali tematiche sviluppato dalle scuole stesse, per un totale di 50 prodotti audiovisivi e/o multimediali, sarà inserito in una Libreria Digitale online disponibile entro l’anno.” Lì per lì sono disponibili in linea alcuni titoli a scopo esemplificativo, ma scompaiono subito, forse perché qualcuno si rende conto che i preziosi manufatti culturali – costo unitario medio 14.600 euro! – non sono protetti dallo scaricamento selvaggio.

Insomma: tutti (presunti) colpevoli, nessun (presunto) colpevole. E la vicenda scivola sempre più nel grottesco tipico delle “commedie (istituzionali) all’italiana”. Non sappiamo come andrà a finire e non facciamo alcuna previsione. Resta il fatto però, che – anche grazie al fatto che l’anteprima dell’intervista di Report a Biondi aveva cominciato a circolare con qualche giorno di anticipo sulla trasmissione – il caso ha suscitato grande indignazione. Come conciliare sul piano economico – ma soprattutto etico – questi sprechi con i trattamenti riservati al personale precario? E che ai colleghi impegnati nei vari progetti legati al demagogico Piano nazionale per la scuola digitale (quello dei continui annunci di innovazione metodologica e strutturale, i cui risultati effettivi non vengono mai verificati) sono richieste intensificazioni dei carichi di lavoro, tra cui proprio la produzione di materiali multimediali per la didattica, senza alcun tipo di riconoscimento salariale e nemmeno professionale?

Il clamore suscitato dalla vicenda nel suo complesso spinge la presidente della Commissione cultura della Camera, Manuela Ghizzoni, a convocare il Ministro Profumo per un’audizione urgente, il 22 novembre. Dell’evento è disponibile la registrazione sul canale TV della Camera dei Deputati e sarà tra poco fornito anche il resoconto stenografico. Ecco quanto affermato dal ministro: “Per quanto riguarda il secondo tema, quello dell’acquisto delle c.d. “Pillole del Sapere”, ho avviato accertamenti amministrativi volti a verificare il procedimento relativo all’acquisizione dei citati contenuti multimediali didattici. Si tratta di una procedura che presenta un’architettura complessa che ha interessato, in fasi diverse, oltre alla struttura amministrativa del Ministero e a due istituti scolastici, anche altri organismi istituzionali e cioè l’Ansas – Agenzia Nazionale per l’Autonomia Scolastica (oggi, Indire) e la Consip S.p.A., società del Ministero dell’Economia e delle Finanze. Per quanto riguarda l’analisi delle procedure seguite, istituirò una Commissione indipendente composta da membri autorevoli appartenenti a diverse istituzioni, affinché la stessa possa operare un’accurata due diligence. Ho, inoltre, chiesto in data odierna al Presidente del Tribunale di Roma l’indicazione di un esperto che possa valutare il costo di produzione delle c.d. “Pillole del Sapere” e il loro valore commerciale. L’esperto così individuato sarà affiancato da altro esperto, anch’egli indipendente, da me designato e chiamato a valutarne i contenuti didattici”.

Insomma, se la questione non andrà in tribunale, sarà il tribunale ad andare in qualche modo verso la questione, mediante l’indicazione di un perito credibile e neutro rispetto alla rete di relazioni da cui – quali che siano state le intenzioni e quali che siano gli esiti degli accertamenti – il Ministero e i suoi enti strumentali faranno bene a purificarsi rapidamente. Questo processo di ricostruzione della credibilità è necessario all’interesse generale. Come può un ministero che si dichiara non in grado di valutare in modo sereno e indipendente il rapporto costi/benefici di prodotti editoriali realizzati – presumiamo – sulla base di uno schema di richiesta, pensare di poter mettere in piedi un sistema di valutazione di risultati, processi formativi, attività professionali, costituenti un insieme certamente più complicato e complesso?

Tra gli interventi dei deputati dopo le comunicazioni del ministro ci hanno colpito in particolare quelli del presidente e dell’onorevole Tocci: non tanto per la condivisibilissima opinione espressa da Manuela Ghizzoni sulla necessità che i parlamentari acquisiscano informazioni e pareri sugli effettivi risultati della Scuola Digitale, quanto perché entrambi hanno citato la necessità di ricostruire un rapporto fiduciario con il mondo della scuola. Concordiamo pienamente anche con questa affermazione: c’è bisogno di fiducia e questa fiducia deve essere reciproca. Fiducia istituzionale: i deputati nella loro totalità devono uscire dalle aule e dalle commissioni in cui si sono rinchiusi negli ultimi anni e riprendere a interagire con costanza con gli elettori e le forze sociali per dimostrare che la loro attività è rivolta al perseguimento dell’interesse generale e che a questo devono l’assenza di vincoli di mandato loro concessa dalla Costituzione. Fiducia politica: i deputati di matrice progressista devono dimostrare che il loro agire quotidiano è davvero fondato sui valori di solidarietà e inclusione, sul principio della centralità della scuola pubblica e del sistema scolastico nazionale, sulla dignità del lavoro e sul diritto allo studio e all’apprendimento. Solo così il mandato costituzionale, che ci impone di licenziare cittadini consapevoli, troverà nella società e nella politica dalla quale essa verrà orientata i luoghi che potranno confermare che il nostro sforzo non è vano e che il seme che stiamo gettando troverà un terreno fertile ed accogliente, favorevole e cooperativo, sul quale attecchire e poi germogliare.