Tfa Speciali: Ecco il "pacco" di Natale
di Elena Heather In quale paese il vincitore di un concorso può essere superato, per svolgere a tempo determinato il lavoro per cui ha concorso, da qualcuno che ha perso o si è rifiutato di tentare tale concorso? Nello stesso paese in cui da più di quattro anni nessun giovane può completare la formazione per diventare insegnante.
Stiamo parlando del percorso abilitante
all'insegnamento nelle scuole secondarie, rigorosamente a numero
chiuso, che prevede un triplice test d'ingresso, quasi cinquecento
ore di tirocinio e un numero analogo di lezioni universitarie: dopo
un vergognoso vuoto normativo finalmente i più preparati e
selezionati degli ex studenti universitari potranno ultimare il loro
percorso, che darà accesso a un concorso per il ruolo e a una
graduatoria apposita per le supplenza, in coda agli attuali
abilitati. Di fatto, alcuni di questi laureati hanno accumulato nel tempo ANNI di docenza, poiché fino a quattro anni fa queste eccezioni erano alquanto frequenti. Ovviamente il taglio di più di 100000 posti di lavoro nella scuola ha cambiato drasticamente la situazione. Il problema è: a discapito di chi? La risposta più sensata dovrebbe essere, benché comunque tragica, ovvia: dei meno abili, meno competenti e meno preparati. Vedremo la risposta reale. Come è immaginabile, tali docenti, svolgendo da anni tale mestiere a pieno titolo, chiedono un diverso trattamento rispetto a chi non ha messo mai piede a scuola. Il nuovo percorso li ha accontentati: coloro che hanno insegnato almeno 360 giorni avranno un punteggio in ingresso, previo raggiungimento della sufficienza, proporzionale all'esperienza maturata e illimitato, finalizzato a creare una giusta sproporzione che valorizzi il servizio. Ovviamente è anche previsto un dimezzamento di ogni attività del corso e la possibilità di effettuare il poco tirocinio rimanente nella scuola in cui si lavora. Eppure questo non è bastato a costoro e si è chiesto di agire in tutt'altro campo: eliminare il test d'ingresso. Non si capisce perché un docente con anni di esperienza dovrebbe temere il confronto con un neolaureato, ma questo si è chiesto, come se l'esperienza non valutata GARANTISSE la preparazione. Peccato che alcuni di questi docenti abbiano accumulato tanti giorni da non abilitati proprio perché sul campo da lustri, in quanto bocciati a tutte le selezioni. Peccato che per raggiungere il numero "magico" di giorni-esperienza basti insegnare per due anni un giorno alla settimana due sole ore, quindi un lavoro effettivo di tre settimane di un operaio, per intenderci. Nella più malaugurata delle ipotesi persino aver fatto per 360 giorni come insegnante di asilo potrà garantire l'abilitazione a insegnare greco o chimica senza verifica delle conoscenze. Si è tentennato, si è svicolato, ma alla fine le pressioni politico-sindacali hanno prevalso. Avere 360 giorni vorrà dire poter saltare ogni verifica delle proprie conoscenze, ogni tirocinio: due lezioni pomeridiane e si è qualificati d’ufficio, a prescindere dalla propria qualità e da quanti docenti qualificati servano. Ma la beffa non finisce qui: siccome le graduatorie per le supplenze sono basate ESCLUSIVAMENTE sui giorni di servizio, gli abilitati senza test si ritroveranno davanti agli abilitati tri-testati, togliendo loro ogni chance di lavorare. La prossima volta che si parla di insegnanti precari che si accumulano in maniera esponenziale o della qualità scadente del sistema didattico, sappiate che l'Italia è anche questo. C'è chi rispetta le regole e si fa selezionare e chi aspetta i condoni. Chi paga i tagli, quindi? I (giovani) meritevoli, la didattica, la meritocrazia. Sempre che sia mai esistita, fuor di retorica. |