“Un boom informatico rivoluziona la scuola” di Mario Pirani la Repubblica, 24.12.2012 È quanto meno singolare che, dopo più di un decennio di assenza di concorsi per accedere all’insegnamento scolastico (per la precisione 13 anni), invece di accoglierlo con fuochi d’artificio e plausi generali, l’atteso evento sia stato salutato da raffiche di protesta perché qualche quesito, tra le migliaia d’altri, appariva troppo ostico o per la difficoltà complessiva che non avrebbe consentito, specie a una parte dei precari, di mettersi troppo facilmente in tasca l’agognata abilitazione. Forse sarebbe bene che l’opinione pubblica, almeno quella ancora interessata all’insegnamento, si rendesse conto della qualità e delle dimensioni che la gigantesca immissione dell’informatica sta introducendo nelle fin qui vetuste pareti scolastiche italiane, senza lasciarsi incantare dalle vanità e bischeraggini di chi, storcendo il naso di fronte al computer, si finge cultore di accademici studi, in realtà percorsi solo alla lontana. Chi ama rimettersi, invece, alla memoria dei fatti, ricorderà come fastidio burocratico assai recente l’iter di ogni tipo di concorso, anche di piccola taglia e ancor più quelli più specifici e corposi.
Per legge, lo Stato doveva impegnare se stesso, sovrintendendo a un
complesso sistema di imbustamenti per raccomandata, previo deposito
degli elenchi, verifica delle qualifiche e loro invio, effettuati
sotto la sorveglianza di pattuglie di carabinieri che, malgrado i
simboli dell’Arma, non riuscivano sempre ad evitare imbrogli e
sotterfugi. Dopo di che la procedura concorsuale si prolungava per
tre o quattro anni. Qualche domanda, tra le migliaia immesse in rete, è stata giudicata impropria o troppo impervia. Può essere. Le selezioni d’altra parte vengono effettuate da banche dati, professionalmente attrezzate come supporto ad ogni tipo di concorso. Non è detto che non incorrano in qualche imprecisione. Piccoli incidenti che non inficiano il concorso, come comprovato da una evidenza statistica: nel diagramma, quasi del tutto allineato e parallelo, tra le prime province in classifica dell’attuale concorso per insegnanti e la più recente classifica PISA per studenti, le province in testa con i migliori studenti e quelle con i migliori insegnanti combaciano, a riprova ultima della validità dei test. Quindi la prova va valutata nella sua organicità: conoscere la materia e sapere insegnare saranno le due fasi successive. Rispetto ai concorsi dominati dalle raccomandazioni, questa prima parte è risultata un esame di assoluta trasparenza, in cui nessuno poteva copiare perché il computer generava ogni volta un set di domande nuove, non prevedibile da alcun candidato. L’efficienza e l’organizzazione sono state verificate dal completamento e dalla consegna dei risultati ai 320.000 candidati in soli due giorni. I concorrenti sono stati messi tutti nella stessa condizione di partenza. Sono stati scaricati 8 milioni di moduli di 50 domande che permettevano a tutti di esercitarsi. Nessuno ha avuto alcun quesito in anticipo rispetto agli altri. Non si ricorda un precedente simile a memoria d’uomo. Quando si parla di semplificazione e modernizzazione del Paese si intende esattamente questo tipo di snellimento burocratico che permette ai cittadini di ottenere risultati e risposte in tempi e modi adeguati e trasparenti, come in questo caso. Chissà se sarà possibile estendere questo metodo in tutti gli altri comparti della Pubblica amministrazione, come sarebbe logico? |