Torniamo a valorizzare Lucio Ficara, ScuolaOggi 23.4.2012 Cosa significa il riferimento alla tabella allegato D inserita nel Ccni sulla mobilità del 29 febbraio 2012, in cui al punto A della tabella “Titoli Generali” si parla di punti 3 per ogni promozione di merito distinto? Il concorso per merito distinto era la premialità dei docenti istituita nel 1958 e abolita in seguito alla nascita dei decreti delegati nel 1974. Il concorso di merito è tornato prepotentemente ad essere argomento di attuale discussione politica. Nella scuola italiana abbiamo come unico precedente di avanzamento di classe stipendiale per merito, proprio quello istituito nel 1958 con la Legge del 13 marzo n.165. Infatti dal 1958 al 1974 per avanzare di classe stipendiale e in graduatoria di merito, bisognava superare un concorso che richiedeva un punteggio minimo abbastanza alto. Il concorso si svolgeva con una prova scritta e una lezione simulata. La commissione giudicatrice del concorso, istituita dal provveditorato agli studi per le scuole elementari e dal ministero della pubblica istruzione per le scuole secondarie, aveva a disposizione 100 punti di cui 75 riservata alle prove d’esame e 25 ai titoli. Non era permesso ai concorrenti accedere alla fase della lezione simulata se non avevano superato la prova scritta con almeno sette decimi. Erano tempi in cui l’egualitarismo professionale e l’appiattimento di carriera che abbiamo oggi , non erano immaginabili. Essere bravi docenti di matematica e fisica in un liceo scientifico, non era, come è giusto che fosse, la stessa cosa di insegnare religione o educazione fisica nella stessa scuola. Oggi è del tutto evidente che le cose sono profondamente cambiate e qualcosa non funziona dal punto di vista del riconoscimento del valore professionale di ogni singolo docente. Potrei fare l’esempio di qualche paradosso: un giovane e preparato docente di matematica e fisica o di italiano e latino, impegnato con le complessità delle proprie discipline, che prevedono scritto e orale, prende uno stipendio inferiore rispetto all’anziano professore del suo stesso corso di educazione fisica o di religione. Non si tiene assolutamente conto dei carichi di lavoro che i docenti di alcune discipline hanno in più, come per esempio i compiti da preparare e correggere, le lezioni da preparare con cura e da porgere agli studenti con tutte le strategie didattiche possibili. Una forma di egualitarismo esasperato, che non giova alla scuola e mortifica le aspettative di valorizzazione professionale di alcuni docenti. E’ pur vero che tutte le discipline concorrono alla formazione culturale-educativa del discente, ma è altrettanto vero che non tutte le materie scolastiche hanno lo stesso peso specifico e lo stesso grado d’importanza didattica. Oggi è più che mai necessario tornare, per via contrattuale e con norme oggettive, alla valorizzazione professionale docente, istituendo una più moderna promozione di merito distinto. Bisognerebbe fare una rivisitazione aggiornata di quanto nella scuola è stato dal 1958 al 1974. La premialità dovrebbe tenere conto dell’importanza didattica della materia che si insegna, del tasso di assenteismo del docente, delle conoscenze e competenze informatiche possedute dal docente (oggi senza conoscenze e competenze digitali non si va da nessuna parte), dalla formazione e aggiornamento annuale del docente e il tutto dovrebbe rimanere propedeutico ad un doveroso test psico-attitudinale a cui i docenti, visto il delicato ruolo che ricoprono, dovrebbero sottoporsi. Le mie sono delle semplici idee, le prime che mi passano per la mente, visto che opero quotidianamente nella scuola e ne conosco i suoi mali. Di principale importanza è l’aspetto della valorizzazione professionale, che deve necessariamente passare da un serio patto di natura contrattuale, capace di rimotivare una categoria che è fortemente penalizzata, da anni di politiche vessatorie e diffamatorie che la hanno mortificata e privata del giusto rispetto sociale che merita. |