Lettere al Corriere Il sale sulla coda Inglese a scuola ma senza servilismo Curiamo poco l' italiano, sarebbe bene investire su una migliore conoscenza Dacia Maraini Il Corriere della Sera, 24.4.2012 «L'Italia può crescere solo se attrae intelligenze, visto che non può contare sulle materie prime», sostiene il rettore Giovanni Azzone del Politecnico di Milano, che si pone come obiettivo quello di «formare capitale umano di qualità in un contesto internazionale per rispondere sia alle esigenze delle imprese sia a quelle degli studenti che vogliono essere "spendibili" sul mercato del lavoro mondiale». Certo, risponderei al rettore Azzone, se parlassimo tutti l' inglese invece che l' italiano, il nostro Paese sarebbe mille volte piu «spendibile» sul mercato del lavoro. Diventeremmo una piccola provincia anglosassone. Pensi il mercato internazionale che avrebbe a disposizione uno scrittore italiano di lingua inglese, tanto per restare nel mio campo! E invece, guarda caso, io mi sento italiana perché parlo e scrivo in italiano. Penso che la mia identità si trovi proprio nella lingua in cui sogno e racconto. E penso che sia la storia creativa, artistica, scientifica e progettuale di questo spinoso e contraddittorio Paese a farmi sentire orgogliosa di essere italiana. Si è mai chiesto il rettore Azzone cos' è che spinge tanti giovani stranieri a studiare l'italiano? Le scuole di italiano nel mondo sono in aumento, queste sono le statistiche. E noi, anziché esserne orgogliosi e investire in questa eccellenza, ci appiattiamo su un idioma straniero, che per quanto prestigioso e agile, non ci appartiene e non ci rappresenta. Lo dice una che conosce bene l'inglese e quando è necessario, tiene conferenze in inglese. Per chiarire che non sono contraria all'apprendimento approfondito delle lingue straniere, ma non vorrei che il nostro parlato e la nostra scrittura diventassero più servili di quanto già sono. Non facciamo un uso spropositato del gergo della tecnologia? Non ci riempiamo la bocca di parole come location, welfare, business, marketing, ecc? Non usiamo addirittura la S plurale senza tenere conto che noi abbiamo l' articolo determinativo? Per fortuna ho sentito che molti non sono d' accordo. Fra questi Tullio De Mauro che ha contestato l'operazione, sia per il fatto che «coinvolge un'intera facoltà», sia perché si tratta di una decisione che «riguarda una università pubblica e non privata». Come scrive con saggezza un certo Remo su Internet: «Gli studenti stranieri in Italia non vengono, non tanto per la barriera linguistica, ma perché le nostre università sono in genere agli ultimi posti nelle classifiche internazionali. La famosa "fuga dei cervelli" sarà ulteriormente facilitata una volta che li abbiamo formati conoscendo meglio l'inglese della loro lingua madre.. Il numero di studenti italiani che arriverà alla laurea magistrale si ridurrà fortemente e già adesso siamo agli ultimi posti in Europa come numeri assoluti di studenti laureati». Grazie Remo! Il nostro è un Paese che ama e cura poco la propria lingua. Lo si capisce dalla scarsa propensione alla lettura, dalla prontezza con cui la calpestiamo sotto i piedi, la denigriamo e la imbastardiamo. Cerchiamo di investire su una migliore conoscenza e pratica dell' italiano. Da lì ci verrà la forza per affrontare e imparare le lingue straniere, fuori da ogni servilismo linguistico. |