Il caso Presidi divisi sulle circolari per il decoro nelle classi

Scontro sulle mini «Scuola, no
ai divieti Meglio il dialogo»

Majorino: le scelte imposte non servono

Federica Cavadini Il Corriere della Sera, 12.4.2012

La circolare che vieta minigonne, bermuda e scollature agli studenti di alcune scuole superiori è arrivata fino a Palazzo Marino. Mentre i presidi si dividono su linee più o meno morbide e interventi più o meno burocratici per convincere i ragazzi ad arrivare in classe con «abbigliamento consono», interviene l' assessore alle Politiche sociali, Pierfrancesco Majorino. «Nel massimo rispetto dell' autonomia scolastica trovo una scelta bizzarra quella della circolare sull' abbigliamento degli studenti, e controproducente. È la relazione con i ragazzi che può produrre effetti positivi, non le scelte imposte dall' alto. Confido in un clima di dialogo che punti sulla responsabilizzazione degli studenti».

Le circolari recapitate in questi giorni nelle classi del Vespucci e dell' Einstein hanno aperto un dibattito che si ripresenta ogni anno con l' arrivo delle bella stagione. Il dirigente dello scientifico Einstein ha redarguito le studentesse che «fanno un uso disinvolto di camicette con vistose scollature» e ha ritenuto di dover ricordare in una nota ufficiale che la sua scuola «non è né una palestra di aerobica né un lido marino». La collega del Vespucci ha comunicato misure e modelli autorizzati («da evitare i pantaloni corti, di qualsiasi lunghezza, microgonne e canottiere»), pena la sospensione dalle lezioni.

Secondo il presidente dell' Associazione nazionale presidi, Giorgio Rembado: «Il richiamo alla sobrietà è giustificato, perché a scuola servono regole di convivenza, anche sull' abbigliamento. Ma va sempre garantito il diritto di istruzione». I presidi milanesi comunque affrontano la questione (anche) estetica con metodi diversi. Sposa la linea Majorino - meno circolari e più dialogo - anche la dirigente del Caterina da Siena. Per Clara Magistrelli «il problema esiste in tutte le scuole e certamente in un istituto come il nostro di moda e pubblicità. Ed è vero che dobbiamo formare adulti responsabili. Noi però lo affrontiamo per classi, anzi per gruppi. Il confronto con i ragazzi e con le loro famiglie è sempre la strada da privilegiare».