A scuola un confine tra lecito e illecito

di Mario Pirani la Repubblica, 2.4.2012

Molto apprezzate dai lettori dell'ultima rubrica le osservazioni sul saggio di Marcello Dei, Ragazzi, si copia. A lezione d'imbroglio nelle scuole italiane (ed. Il Mulino). Eppur tuttavia se la lesione etica inferta dal copiare è biasimata, vigile è l'avvertenza di trovarsi in presenza di un clima di tolleranza e di minimizzazione del fenomeno che indebolisce l' autorità della scuola, svuota di senso la cittadinanza e il rispetto della legalità.... «Poiché è a scuola che l'individuo deve compiere il suo apprendistato di cittadino imparando a rispettare le regole e a far suo il senso della legalità, occorre rivedere con occhio critico il significato di quei comportamenti comuni nella vita quotidiana delle classi che appaiono tollerabili, "normali" e interromperne l'accettazione. Occorre mostrare agli studenti che tra ciò che è lecito e ciò che è illecito, esiste un confine netto».

Vaste programme avrebbe esclamato De Gaulle, e tale risulta il suggerimento pedagogico di Dei, accompagnato da esempi pratici nel corso dei quali « l'insegnante, sfidando gli sbadigli degli alunni, potrebbe riflettere con loro sulla contraddizione tra il breve termine a cui è confinata l'efficacia dell'imbroglio e il lungo periodo necessario alle attività rivolte agli interessi dell'individuo e della società.... Una inversione di marcia è impensabile nell'immediato perché implicherebbe una volontà politica e un fermento culturale di cui non c'è traccia e un rinnovamento radicale del meccanismo di formazione degli insegnanti e dei dirigenti scolastici che non è alle viste. Ma un cambiamento di rotta è tuttavia possibile?». Con un ottimismo volontaristico, Marcello Dei, insegnante di Sociologia dell' Educazione ad Urbino, traccia una tabella di marcia ambiziosa da avviarsi con la presa d'atto del ministero della Pubblica istruzione «che dovrebbe acclarare di fronte all' opinione pubblica che la misura è colma. Mettere al bando la consuetudine dei raggiri e degli imbrogli scolastici senza lanciare anatemi, senza colpevolizzare gli insegnanti e gli studenti, ma chiamando in causa gli uni e gli altri. Contestualmente dovrebbe affidare all'Invalsi il compito di promuovere indagini e di monitorare la situazione in modo sistematico.... La pars costruens dovrebbe consistere nella somministrazione nelle scuole di ogni ordine e grado di forti dosi di educazione civica. Esplicita, come quella che caratterizzava a suo tempo la scuola elementare. Un'educazione civica da impartire nel presupposto che gli studenti non sappiano nulla dei diritti e dei doveri, né dell'onestà, della responsabilità e della cittadinanza. Come se fossero marziani ignari delle norme della convivenza civile e privi della nozione di bene comune. Le lezioni didatticamente sobrie nel ricorso a miti edificanti dovrebbero fare più affidamento sulla conoscenza che sulle esortazioni. E per essere efficaci dovrebbero prendere l'avvio presto, già nella scuola primaria, con una manovra congiunta di coinvolgimento delle famiglie».

Il progetto è ambiziosissimo, quasi impossibile da immaginare senza un incrocio proclamato apertamente tra una didattica incentrata sull'educazione civica e una ricostruzione della formazione etica degli italiani, una nuova pedagogia dei partiti e delle istituzioni. Non basterebbe un ritorno dell'etica delle antiche classi elementari. Anche lo studio dovrebbe tornare, il dettato, le poesie da mandare a memoria, le operazioni senza computer, la grammatica e la sintassi, la scelta di nuovi testi di lettura, la storia con le sue date. La posta in gioco sta nel risolvere il mistero assai poco gaudioso che affligge tanta parte delle nuove generazioni: perché i più non riescono a compilare una frase? A dare un senso comune a ciò che leggono, a raccogliere le idee e sistemarle in un ordine logico? Perché ignorano nozioni, fatti, parole, eventi che i loro padri, purtuttavia, padroneggiavano? La risposta si è persa e va ritrovata. Altrimenti l'Italia si perderà in un mar morto di ignoranza crescente.