Politiche educative

La lunga attesa è finita:
parte il Tirocinio Formativo Attivo

La macchinosità burocratica per attivare il TFA, i criteri di scelta delle ventimila abilitazioni, l’esclusione delle materie artistiche e musicali, il bisogno di concorsi snelli e veloci. Com’è composto il test nazionale? Il tirocinio attivo nella scuola e il ruolo del tutor.

di Walter Moro*, da Education 2.0, 27.4.2012

La complessa macchina che gestisce il Tirocinio Formativo Attivo (TFA) previsto dal Decreto Ministeriale n. 249 del 2010, finalizzato ad acquisire l’abilitazione per le classi di concorso della secondaria di I e di II grado, si è finalmente attivata con la pubblicazione da parte del MIUR di 20.067 posti abilitanti (di cui 4275 per la secondaria di primo grado e 15792 per la secondaria di secondo grado) e soprattutto ha preso concretamente avvio con l’emanazione del Decreto Ministeriale del 14 marzo in cui sono indicati i posti disponibili suddivisi per regioni, università e classi di concorso.

Ora che sono stati indicati anche modalità e tempi degli esami di ammissione al TFA, sorge spontaneo chiederci con quali criteri sono state scelte le classi di concorso. Perché nell’elenco pubblicato dal Ministero appaiono insegnamenti dei quali non esiste la relativa classe di concorso (come ad esempio per Cinese, Arabo, Giapponese), classi di concorso soppresse e altre addirittura non attivate come le abilitazione riferite alle discipline artistiche e musicali (sembra per mancanza di coordinamento tra le direzione ministeriali); riteniamo questa esclusione una cosa grave perché ancora una volta evidenzia, al di là dei proclami, l’insensibilità culturale verso queste discipline fondamentali per una piena formazione alla cittadinanza attiva, soprattutto in un Paese come il nostro ricco di beni culturali e ambientali.

Molti candidati si chiedono come sarà la prova di accesso al TFA.

Il percorso previsto dalla normativa ancora una volta dimostra la macchinosità burocratica delle procedure. Infatti per accedere al corso abilitante (della durata di un anno accademico pari a 950 ore di cui 475 di tirocinio in una scuola) il candidato dovrà superare ben tre prove: la prima è un test preliminare nazionale messo a punto dal MIUR; la seconda una prova scritta predisposta da ciascuna università; la terza una prova orale.

Solo dopo aver superato questi tre ostacoli il candidato potrà accedere al tirocinio formativo attivo.

Ci si chiede se questo sia il percorso più efficace per formare e reclutare i futuri docenti. Abbiamo rilevato molte perplessità, per esempio se vogliamo dare spazio a un personale docente giovane e motivato abbiamo bisogno di procedure snelle e trasparenti basate su percorsi di accesso alla professione brevi e non lunghi come quello proposto. E ancora: si può attendere così tanto per acquisire un’abilitazione? Quanto sarà il costo materiale, umano e professionale di questo percorso? Ci chiediamo, non è più produttivo ritornare a un reclutamento basato sul concorso che allo stesso tempo sia anche abilitante e poi mettere in atto un anno di prova e di formazione serio e di alta qualità?

Quando e come si svolgerà la prova preselettiva? La prima tornata delle prove, quella riferita al test di ammissione al TFA a carattere nazionale, si svolgerà, dopo gli esami di maturità, dal 6 al 31 luglio, presso le università sede di esame, mentre le altre due prove molto probabilmente saranno svolte a settembre/ottobre.

La stesura e la correzione dei 60 quesiti a risposta multipla di cui 10 di comprensione del testo (di italiano) e 50 specifici sulla disciplina relativa alla classe di concorso è stato affidato dal MIUR a un ente terzo (il consorzio interuniversitario CINECA). Va detto che a tutt’oggi non sono chiari i criteri su cui saranno costruiti i 50 quesiti riferiti alla disciplina.

Sorge un altro quesito: ci si chiede se saranno riferiti ai contenuti culturali della disciplina o agli aspetti epistemologici e didattici oppure saranno riferiti agli aspetti pedagogici e didattici in linea con gli impianti dei nuovi piani di studio incentrati sulle competenze, in vigore nel nostro sistema di istruzione. La scelta non è di poco conto perché si tratta di indirizzare su quali basi sarà costruito il profilo professionale dei futuri docenti.

Chi supera il test preliminare dovrà sostenere prima una prova scritta, superata questa, passa all’orale. La stesura di queste due prove è di competenza delle università. Il pericolo è che ogni ateneo attivi un proprio bando. Per questo riteniamo opportuno che ci sia una direttiva nazionale da parte del MIUR che indichi: a) la tipologia della prove scritte e orali; b) i contenuti su cui saranno sviluppati; c) i criteri di valutazione delle prove scritte e orali.

Altro aspetto centrale nel TFA è il tirocinio che sarà svolto nella scuola, si tratta del 50% dell’intero corso cioè 475 ore che saranno svolte direttamente e indirettamente nella classe. È nella scuola, e solo in essa, che i futuri docenti potranno imparare il mestiere dell’insegnante. Per questo è necessario pensare da subito a individuare le scuole e a formare dei tutor qualificati che avranno il compito di seguire i tirocinanti.

Anche qui è necessario strutturare il tirocinio su un percorso basato sull’osservazione, sulla progettazione e sulla realizzazione di attività come la lezione e il laboratorio, per tutti gli indirizzi scolastici. La valutazione finale dovrà basarsi su dati raccolti durante il percorso di formazione. Il tirocinio formativo può essere una grande occasione per rinsaldare un rapporto tra scuola e università su un terreno importante come quello della formazione dei docenti e della ricerca didattica.


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Il Decreto Direttoriale del 23 aprile 2012 n. 74: “Indicazioni operative per le prove di selezione di cui all'articolo 15 del decreto del Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca 10 settembre 2010, n. 249”.

 

* Walter Moro
Presidente del CIDI (Centro di Iniziativa Democratica degli Insegnanti) di Milano e Direttore tecnico scientifico del CISEM (Centro per l’Innovazione e Sperimentazione Educativa Milano). Esperto dei sistemi formativi, è autore di testi sulla didattica della comunicazione visiva.