Israel: I compiti a casa fanno bene Criticato Profumo per la posizione a favore della linea francese Tuttoscuola, 2.4.2012 Dopo la Francia, anche da noi sta diventando sempre più vivace e appassionato il dibattito intorno alla questione dei compiti a casa. Grazie alla "provocazione" del ministro Profumo che, in qualche modo, ha sposato la tesi dei genitori francesi contrari, sono scesi in campo in Italia associazioni delle famiglie ed esponenti del mondo culturale e accademico. Per dissentire dal ministro e schierarsi a favore dei compiti a casa. Ultimo in ordine di tempo, il prof. Israel dalle pagine del Messaggero ha contestualizzata la problematica in discussione con il particolare momento del nostro Paese, chiamato oggi ad un rinnovato senso di responsabilità e ad una capacità di fare sacrifici. “Per mettere in campo una simile energia di riscossa – ha detto Israel – non è necessario soltanto che si diffondano atteggiamenti eticamente e socialmente corretti, ma anche una passione per il lavoro, la capacità di applicarvisi sopportando le fatiche che comporta…” Secondo l’accademico “la scuola ha sempre avuto la funzione di fornire tale allenamento, che è rappresentato non soltanto dalle ore passate con l’insegnante e i compagni di classe, ma dal lavoro a casa, in cui ci si confronta individualmente, faccia a faccia, con se stessi, con il risultato del lavoro fatto”. Per Israel tutto questo stimola il senso di responsabilità ed è la via maestra della capacità del “saper fare” e di applicare le nozioni apprese: una capacità che non si stimola e non si verifica nelle attività collettive. Da qui la necessità dei compiti a casa e la contrarietà “ad una certa pedagogica secondo cui lo studio va ridotto a un’attività ludica”. Dopo tanta premessa non poteva mancare l’affondo nei confronti del ministro Profumo che Israel critica per aver dichiarato che la scuola deve insegnare ai ragazzi a far gruppo invece di chiudersi nella loro cameretta. Dichiarazioni che, a suo dire, avrebebro “creato sconcerto e avvilimento in moltissime famiglie che si battono quotidianamente per educare i figli al senso di responsabilità (che è anche stimolato dall’obbligo di fare i compiti)”. “Quando pensiamo all’allenamento di un atleta – osserva il prof. Israel – troviamo naturale che egli passi ore ed ore a concentrarsi faticosamente sulla tecnica innaturale del salto in alto dorsale; e ammiriamo nel suo sguardo la concentrazione spasmodica su sé stesso (nella propria “cameretta”) quando tenta di superare la prova. Troveremmo ridicoli degli atleti che si addestrino salterellando su un prato, tutti insieme, e senza metodo. E invece per lo studio sembra naturale pensare il contrario”.
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