Monitoraggio sulle Indicazioni: Tuttoscuola, 4.4.2012 La legge n. 111 di questa estate ha lanciato in grande stile la generalizzazione degli istituti comprensivi nel primo ciclo d’istruzione, disponendo contestualmente la soppressione dei circoli didattici e degli istituti principali di scuola media. Le istituzioni scolastiche, dunque, si verticalizzano comprendendo scuole dell’infanzia, elementari e medie sotto un’unica dirigenza e con una sola amministrazione. Ma una volta verticalizzata la struttura sarà verticalizzato anche il curricolo? E le scuole vivranno in continuità didattica e operativa tra di loro? Il monitoraggio sulle Indicazioni pubblicato dal Miur ha cercato di dare una risposta a queste e ad altre domande in una specifica sezione dedicata alla continuità (tra scuola dell’infanzia e scuola primaria; tra scuola primaria e scuola secondaria di I grado). Nel primo rapporto di continuità (infanzia-primaria) nel report si osserva che “La continuità sembra essere attuata nelle modalità progettuali e di organizzazione piuttosto che come pratica didattica”. Infatti operano commissione per la continuità (56% delle istituzioni scolastiche), vi è progettazione di attività comuni (42%), incontri tra docenti (35%) per confrontarsi, progettare e conoscersi, ma soltanto nel 18% vi sono incontri sistematici tra sezioni e classi (18%). Nonostante sia prevista, dunque, in più della metà delle istituzioni scolastiche una commissione continuità, solo due scuole su dieci prevedono gli incontri tra i bambini di scuola dell’infanzia e gli alunni della scuola primaria. Insomma una continuità più dichiarata o progettata che praticata. Nel rapporto tra scuola primaria e scuola secondaria di I grado viene messa in evidenza una situazione simile: alta percentuale di istituzioni scolastiche che hanno una commissione per la continuità (64%), progettano attività comuni (41%), svolgono sull’argomento incontri tra docenti (36%), ma, quanto a incontri sistematici tra le classi, si fermano all’11%. Anche qui la continuità è progettata e discussa, ma poco praticata, dal Sud al Nord e nella statale come nella paritaria. I nuovi istituti comprensivi riusciranno nell’arduo compito di realizzare la continuità?
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