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Scuola & disabilità

Disabilità: Abolizione dei docenti di sostegno?
Ecco perché questa ipotesi è da criticare

In una ricerca di Fondazione Agnelli e Fondazione 3LLL si propone che la maggior parte dei docenti di sostegno vadano a fare i docenti curricolari e si crei un gruppo di consulenza con docenti selezionati. La Società italiana di pedagogia speciale critica questa ipotesi e segnala i casi di buona inclusione

di Salvatore Nocera*, Superabile 10.4.2012

ROMA - Nei mesi scorsi la Fondazione Agnelli e la Fondazione 3LLL hanno pubblicato una ricerca sull'inclusione scolastica in Italia. Nella ricerca era contenuta una proposta: mandare la maggior parte dei 90 mila insegnanti di sostegno a fare i docenti curricolari e selezionarne una piccola parte per creare gruppi di consulenza, incardinati presso dei Centri risorse per l'integrazione scolastica, dotati di propria autonomia amministrativa, contabile e didattica. Questi docenti, in base alla proposta, dovrebbero abbandonare l'insegnamento attivo per prestare consulenza alle singole scuole sulle specificità delle diverse tipologie di minorazione. Qualche giorno fa la Società italiana di pedagogia speciale (Sipes) ha pubblicato un documento di analisi della ricerca e delle proposte, in cui, dopo aver preso atto delle numerose critiche mosse dalle due fondazioni all'attuale situazione dell'inclusione scolastica in Italia, segnala i numerosi casi di buona inclusione e le punte di eccellenza.

Secondo la Sipes, creare gruppi di consulenti totalmente sganciati dall'insegnamento creerebbe una frattura fra questi e i docenti che li vedrebbero come controllori esterni. Inoltre, l'attuale carenza di preparazione dei docenti curricolari potrebbe essere superata dai nuovi programmi di formazione iniziale per i docenti curricolari delle scuole dell'infanzia e primari previsti dal decreto ministeriale 249/2010 (che hanno introdotto la formazione iniziale di questi docenti anche in tema di inclusione). Per i docenti curricolari della scuola secondaria si potrebbe supplire con ore di straordinario a docenti più preparati e per ciò che riguarda le specificità si potrebbe attivare una banca dati comprendente i nominativi di docenti curricolari particolarmente aggiornati su aspetti come la didattica per alunni ciechi, sordi, autistici, garantendo così anche una maggiore continuità nella stessa classe.

Nella ricerca sopracitata le Fondazioni proponevano di abbandonare le certificazioni sanitarie per sostituirle con diagnosi bio-psico-sociali realizzate mediante gli Icf (classificazione internazionale del funzionamento dell'organismo umano) dell'Organizzazione mondiale della sanità in cui si dà più peso alle valutazioni di tipo carattere psicologico e sociale che a quelle sanitarie. Sotto questo aspetto, la Sipes teme un'eccessiva deriva psicologica e ribadisce l'utilità di una valutazione dei bisogni educativi speciali derivanti dalle specifiche minorazioni. Nello stesso documento chiede però che le diagnosi funzionali, attualmente monopolio delle Ausl, vengano redatte congiuntamente anche dagli operatori scolastici con la collaborazione delle famiglie. I docenti si sentono rassicurati dai consigli dei sanitari, ma l'impostazione degli interventi didattici deve derivare da una valutazione complessiva dei bisogni educativi effettuata prevalentemente dai docenti di classe insieme a quelli di sostegno.

La Sipes analizza, inoltre, il rischio di conflitti che potrebbero verificarsi tra gli attuali centri istituzionali decisionali (Uffici scolatici provinciali e regionali e gruppi di lavoro interistituzionali provinciali per l'integrazione scolastica) e i nuovi centri di risorse per l'integrazione ipotizzati nella ricerca delle due fondazioni, data l'ampia autonomia di cui sarebbero dotati e l'indipendenza dagli enti locali che attualmente devono coordinare il progetto di vita delle persone con disabilità ai sensi della Legge 162/1998 e dell'articolo 14 della Legge 328/2000. Inoltre, dal momento che i centri avrebbero pure il compito di premiare con maggiori risorse economiche le scuole migliori, quelle più carenti che avrebbero bisogno di più interventi, sarebbero ulteriormente deprivate.

Una forte critica da parte della Sipes speciale è indirizzata al tema della valutazione che i centri dovrebbero fare sulle singole scuole. Ciò ridurrebbe molto l'autonomia delle istituzioni scolastiche che è invece esaltata da un recente disegno di legge approvato dal Senato. Già molte scuole effettuano spontaneamente tale valutazione e secondo il documento pubblicato dalla Sipes sarebbero opportuno impostare una sperimentazione nazionale sulle proposte delle fondazioni (che non sarebbero però immediatamente attuabili, dato che la sperimentazione richiederebbe comunque alcuni anni).

Personalmente condivido le osservazioni critiche del documento della Sipes ma non posso condividere l'idea di una sperimentazione immediata delle proposte delle fondazioni. Se oggi, sia pure in poche classi, si togliessero i docenti per il sostegno affidando ai soli docenti curricolari l'inclusione, andremmo incontro a un fallimento. Come potrebbero gli attuali docenti curricolari, che non hanno né una preparazione iniziale sulla didattica dell'inclusione né una formazione obbligatoria in servizio, fronteggiare le delicate situazioni di alunni con gravi difficoltà di apprendimento? Come potrebbero gli stessi docenti, sia pure con la consulenza itinerante dei centri risorse, seguire i singoli casi in classi numerosissime in cui, a volte, si trova più di un alunno con disabilità e altri con difficoltà di apprendimento diverse?

Nel caso si volesse fare una sperimentazione occorrerebbe prima formare i docenti curricolari e contestualmente rispettare la previsione normativa che fissa a 20 il numero massimo di alunni nelle classi frequentate da alunni con disabilità. Ritengo che, se venissero seriamente realizzate almeno queste due condizioni, si avrebbe una vera presa in carico del progetto di inclusione da parte dei docenti curricolari e si potrebbe anche ridurre il numero delle ore di sostegno assegnate a ciascun alunno, superando l'attuale delega ai soli docenti per il sostegno e migliorando la qualità dell'inclusione scolastica che dovrebbe essere autovalutata dalle singole scuole, dalle famiglie e pure da soggetti terzi. Le due fondazioni hanno avuto sicuramente il merito di rilanciare il dibattito sull'inclusione scolastica e sulla sua qualità ormai languente da troppo tempo nel nostro Paese. La Società italiana di pedagogia speciale ha fatto un'attenta analisi delle proposte ma bisogna fare attenzione alla proposta della sperimentazione: richiede una lunga preparazione che, forse, l'attuale crisi finanziaria potrebbe cavalcare a tutto danno del diritto allo studio degli alunni con disabilità. 

 

*  vicepresidente nazionale FISH