Il nuovo organico
e il coraggio dei numeri

 Tuttoscuola, 2.4.2012

Nei giorni scorsi Tuttoscuola.com, nel commentare i dati ufficiosi degli organici del personale docente per il prossimo anno scolastico, parlava di “coraggio dei numeri”.

Ora che quei dati, confermati completamente, sono diventati definitivi con la pubblicazione della circolare n. 25/2012 sugli organici per il 2012-13, quell’affermazione va meglio esplicitata e argomentata, anche perché tra poco nei confronti di chi ha avuto quel coraggio si abbatterà quasi certamente un uragano di critiche portato da un vento impetuoso del sud.

Per diversi anni – come Tuttoscuola da sempre ha evidenziato e documentato spesso in modo solitario – il Miur ha seguito una politica degli organici di sostegno nei confronti delle scuole meridionali travolte strutturalmente da un pesante e costante calo demografico.

A fronte di questo decremento, la riduzione del numero delle classi è risultata frenata, non proporzionale all’andamento demografico. Il “salvataggio” delle classi ha comportato di conseguenza una minore riduzione di organico del personale docente.

Quella politica degli organici ha avuto una funzione di compensazione sociale, ma ha provocato squilibri in altri territori (al Nord in particolare) dove, al contrario, l’incremento della popolazione scolastica avrebbe dovuto comportare un proporzionale aumento del numero delle classi (e dei docenti); aumento corrisposto invece con il contagocce, tanto che il numero medio di alunni per classe in quei territori è salito notevolmente (come testimoniato con tutti i dettagli per provincia, regione e area geografica nel 2° Rapporto sulla qualità nella scuola di Tuttoscuola, ora disponibile in versione digitale http://www.tuttoscuola.com/cgi-local/disp.cgi?ID=25688 ).

Ultimamente, però, il Miur ha invertito la tendenza dei suoi interventi e, soprattutto quest’anno, ha avuto il coraggio di adeguare gli organici il più possibile all’effettiva consistenza della popolazione scolastica, a invarianza complessiva di organico.

Gli effetti si sono visti immediatamente: la Sicilia dovrà cedere complessivamente 349 posti, la Puglia 289, la Calabria 277, la Campania 214, e così via calando. Al contrario l’Emilia Romagna avrà 392 posti in più, la Toscana 226, la Lombardia 218, il Piemonte 182 e il Veneto 173.

L’impatto sociale di questa compensazione degli organici tra i territori avrà certamente ripercussioni in sede politica e, forse, sindacale. Sarà interessante ora vedere come alcuni partiti di maggioranza saranno capaci di tenere una linea politica nazionale sulla questione oppure daranno il via libera a singoli parlamentari pronti a scendere in campo contro il “sopruso” ministeriale.