Valore legale della laurea,
La prima, delle assemblee nazionali Università bene comune Tuttoscuola, 17.4.2012 Al via controsondaggio sul valore legale della laurea aperto a tutti i cittadini. L’iniziativa è stata promossa dalle assemblee nazionali Università bene comune e Scuola bene comune “per smascherare gli espedienti ingannevoli sottesi al questionario proposto dal ministro Profumo sul sito del Miur“. Sottolineando che il questionario promosso dal ministero è “organizzato in modo tale che appare realizzato pregiudizialmente al fine di ottenere un risultato scontato“, l’Assemblea nazionale per un’Università-bene-comune e la Convenzione nazionale della Scuola-bene-comune, spiegano, “hanno deciso di proporre un loro questionario che risulti viceversa trasparente e senza secondi fini, esponendo esplicitamente gli argomenti sia di chi è favore sia di chi è contrario all’abolizione“. Attraverso l’iniziativa, proseguono gli organizzatori, “si vuole offrire ad ogni cittadina/o della Repubblica la possibilità di esprimersi in modo diretto su un tema che riguarda il futuro del nostro paese e la qualità della nostra democrazia: garantire o non garantire uguaglianza di opportunità nella formazione scolastica e universitaria alle nuove generazioni?“. Da parte loro le Assemblee organizzatrici “si sono già espresse negativamente rispetto all’abolizione del valore legale del titolo di studio“. La mossa del Miur, sostengono le Assemblee nazionali Università bene comune e Scuola bene comune “appare infatti rientrare nei piani del processo di privatizzazione dell’istruzione pubblica già in atto, come emerge dal complessivo definanziamento di scuola e università; dall’adozione di sistemi di valutazione punitivi; dal sostanziale azzeramento del fondo per il diritto allo studio; dal blocco del turn-over; dalla chiamata diretta degli insegnanti, dai contributi “volontari” delle famiglie per l’ordinario funzionamento delle scuole, e dall’aumento vertiginoso delle tasse universitarie“. “Il risultato della cancellazione del valore legale del titolo di studio, in un paese come l’Italia – sostengono gli organizzatori – porterebbe inoltre in pochi anni a classificare i diplomati e i laureati solo in base alla scuola o all’ateneo di provenienza, e non alle reali qualità individuali. Verrebbe a realizzarsi così una divisione fra chi potrà permettersi scuole e università di serie A e chi non potrà per ragioni economiche, un ritorno a un passato che pensavamo ormai superato, quando i figli dei dottori facevano i dottori e i figli degli operai gli operai“. L’iniziativa in qualche modo si sovrappone all’interrogazione dell’Italia dei Valori al ministro dell’Istruzione, Francesco Profumo, nella quale si invita il governo a valutare “di ritirare la consultazione pubblica lanciata sul proprio sito web per sondare l’opinione dei cittadini sul valore legale della laurea“. Nel testo, che ha come prima firma Antonio Di Pietro, si ricorda come “in tutto il mondo sono previste forme di riconoscimento delle università che possono rilasciare titoli per le professioni“. L’Idv ricorda un’indagine conoscitiva in Senato sull’argomento il cui documento conclusivo rilevava “la presenza di ‘vari cospicui aspetti negativi’ nel caso di un’eventuale abolizione del valore legale del titolo di studio“. Il sondaggio, quindi, per l’Idv “non presenta alcun valore di carattere statistico e demoscopico e fallisce nel suo obiettivo principale, quello di avvicinare istituzioni e cittadini, interpellandoli su un argomento complesso e fornendo loro una spiegazione insufficiente sul tema in esame“. L’IdV critica poi nel metodo il sondaggio che così com’è “produrrà un’analisi dei dati opinabile”, e “non presenta alcun sistema di protezione informatica verso eventuali forzature“. “Il ministro Profumo – chiede l’Italia dei Valori – valuti dunque l’opportunità di ritirare la consultazione e soprattutto di chiarire quale uso voglia farne. Inoltre, spieghi in quale rapporto saranno posti i dati raccolti rispetto alla documentazione già esistente al riguardo“.
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