dalla parte del cittadino
Regione
Via libera alla nuova legge per reclutare
Professori scelti dalle scuole Il governatore: picchiano la testa contro il muro R. Cro. Il Corriere della Sera, 5.4.2012 Via libera alla legge cresci Lombardia. Ieri, il Consiglio regionale ha approvato la delibera per lo sviluppo e la crescita. Dire che sia stata una passeggiata è un eufemismo. La delibera riguarda diversi aspetti: dall' introduzione di una maggiore flessibilità sui posti di lavoro alla valorizzazione del patrimonio degli enti pubblici. Ma la vera battaglia è scoppiata sulla chiamata diretta da parte delle scuole per il reclutamento dei docenti. Nel testo dell'articolo, che è stato interamente sostituito da un emendamento del relatore Mario Sala (Pdl), viene specificato che questa sperimentazione durerà «per un triennio a partire dall' anno scolastico successivo alla stipula» di un accordo con il ministero dell' Istruzione. Accordo che non dovrebbe tardare ad arrivare, visto che la maggioranza pensa di poter far partire la sperimentazione già dal prossimo anno scolastico (2012/13). La maggioranza vota compatta con 41 sì. Contrarie le opposizioni (Pd, Idv, Sel e Udc). «Al fine di realizzare l'incrocio diretto tra domanda delle istituzioni scolastiche autonome e l'offerta professionale dei docenti - si legge nel testo dell' articolo 8 - le istituzioni scolastiche statali possono organizzare concorsi differenziati a seconda del ciclo di studi per reclutare il personale docente con incarico annuale». «Una forzatura poco rispettosa dell' ordinamento attuale, e una legge rischiosa e pasticciata - attacca il consigliere del Pd, Fabio Pizzul -. Si sperimenti pure, ma non in questo modo. Cioè un modo che ha costretto il presidente Formigoni e il ministro Profumo a precisazioni reciproche. E comunque, non è attraverso questo articolo che si può cambiare la scuola in Lombardia». Interviene la Cgil: «È una norma anticostituzionale - attacca Mimmo Pantaleo, segretario generale della Flc-Cgil - il ministro Profumo si esprima senza ambiguità su questa legge». I precari storici sono sul piede di guerra e annunciano una manifestazione per il 21 aprile prossimo. «Come lavoratori della scuola, che da anni insegnano nelle scuole statali della Regione Lombardia - spiegano dal coordinamento 3 ottobre di Milano - troviamo una simile sperimentazione assolutamente inaccettabile e lesiva dei diritti nostri e degli studenti dato che mette fortemente a rischio la qualità dell' insegnamento». Replica il governatore, Roberto Formigoni: «Il mondo della scuola esprime a maggioranza il consenso su questa nostra proposta, è l'opposizione che sta picchiando la testa contro il muro. Non c'è un muro contro muro ma c' è una testa, quella dell' opposizione, che si sta sfasciando contro un muro. La maggioranza è coesa: le singole scuole potranno chiamare gli insegnanti più coerenti con le particolarità di quell' istituto, e questa è una misura di modernità». Soddisfatto il direttore scolastico regionale, Giuseppe Colosio: «È una sperimentazione interessante. Il fatto che le istituzioni scolastiche possano avere voce in capitolo nell'utilizzo delle risorse è importante, naturalmente all'interno di regole chiare e condivise. In Lombardia abbiamo 100 mila insegnanti, la gestione diretta è una soluzione importante per tutti, e consentirà la valorizzazione dei docenti». Incalza il neoassessore Valentina Aprea: «È l'inizio di un'autonomia responsabile pur nel rispetto delle norme generali. Siamo molto soddisfatti. E voglio rassicurare tutti: terremo conto dei diritti acquisiti dei precari. I tempi? Speriamo di concludere l'accordo con lo stato a giugno per partire a settembre». E contenti sono pure i genitori dell' Agesc, l'associazione delle scuole cattoliche: «Segnale di vero cambiamento». Non ci sta Chiara Cremonesi di Sel: «Ora che la legge è approvata, ci appelliamo al ministro Profumo e al governo affinché procedano con un'impugnativa del provvedimento per incostituzionalità. La competenza a legiferare in materia è dello Stato. E questa norma, che affossa i principi della democrazia nella scuola, non è accettabile». |