Scuola di sopravvivenza I professori dell'autoriforma di Francesca Barbiero Il Sole 24 Ore, 16.4.2012 Se fosse ancora qui, con noi, Pier Paolo Pasolini avrebbe compiuto 90 anni il 5 marzo scorso. Sui giornali ho letto poco, a Casarsa, in Friuli, "luogo assoluto dell'universo", piccolo paese contadino della madre, dove Pasolini trascorse l'anno del 43, il più bello della sua vita come ebbe a dire, e dove insegnò poco lontano, a Versuta, hanno organizzato una festa, un "evento" come si chiamano oggi. Letture a voce alta delle sue poesie, discorsi delle autorità, analisi degli esperti. Non credo che a lui - così anticonvenzionale, barbarico per usare un aggettivo che gli era familiare - l'evento sarebbe piaciuto. Lo ricordo invece ripubblicando un suo articolo che è un pugno allo stomaco dei benpensanti, un attacco feroce ai luogi comuni, che Pasolini scrisse per il Corriere della sera lanciando una provocazione "swiftiana": abolire la scuola media dell'obbligo. Vi riporto un passaggio, ma se avete tempo rileggetelo tutto. E' una boccata d'ossigeno intellettuale, una terapia balsamica per il cervello, un rovesciamento dei topos culturali cui ci siamo adattati. "La scuola d'obbligo è una scuola di iniziazione alla qualità di vita piccolo borghese: vi si insegnano delle cose inutili, stupide, false, moralistiche, anche nei casi migliori (cioè quando si invita adulatoriamente ad applicare la falsa democraticità dell'autogestione, del decentramento ecc.: tutto un imbroglio). Inoltre una nozione è dinamica solo se include la propria espansione e approfondimento: imparare un po' di storia ha senso solo se si proietta nel futuro la possibilità di una reale cultura storica. Altrimenti, le nozioni marciscono: nascono morte, non avendo futuro, e la loro funzione dunque altro non è che creare, col loro insieme, un piccolo borghese schiavo al posto di un proletario o di un sottoproletario libero". Poi, in articoli successivi, Pasolini corresse il tiro, aggiustò il bersaglio e chiarì che in realtà la scuola bisognava sospenderla, in attesa della riforma. Perchè l'autentico, radicale teorico della descolarizzazione fu in realtà Ivan Illich, filosofo, antropologo, sociologo di cui è uscita una biografia recensita recentemente da Vittorio Giacopini sulla Domenica del Sole 24 Ore: "L'obiettivo di Illich era descolarizzare la società, arrestando quel processo che stava trasformando il mondo in un'aula universale. Illich non criticava tanto la scuola quanto la liturgia sociale che ci porta a pensare l'educazione come un rito obbligatorio". |