Esami inglesi, quante differenze Roberta Damiani* Il Fatto Quotidiano, 9.4.2012 Si avvicina la fine dell’anno accademico e, pur essendo al primo anno di università a Londra, mi sento come se dovessi affrontare di nuovo gli esami di maturità. Il sistema universitario inglese è infatti del tutto diverso da quello italiano. Quando in Italia qualcuno mi chiede “Allora, come vanno gli esami?” e io replico “Non ho ancora fatto nessun vero esame” ricevo in risposta uno sguardo sbigottito. Comprensibile in realtà: le differenze tra i due sistemi di valutazione sono notevoli. In Inghilterra è tutto in stile scuola superiore. In ogni facoltà, uno studente segue diversi moduli che possono durare uno o due terms (trimestri). Durante questi terms non si viene valutati interamente per i moduli che si stanno studiando, ma si accumulano voti che arrivano a pesare tra il 10% e 30% (nel secondo e terzo anno anche di più) di quello che sarà il voto finale. Il tipo di prova dipende sia dai professori sia dalla facoltà. Io forse sono un caso ancora più particolare agli occhi degl’italiani, dal momento che sto studiando “Economics and Politics”: sono a metà tra le facoltà di Economia e di Politica, e frequento due moduli a term per facoltà. Di conseguenza, le prove sono molto diverse tra loro. Per quanto riguarda Economics, si va dalle verifiche di matematica ai test a crocette fino alle presentazioni di gruppo. Politics invece valuta degli essays (saggi) sui quali si lavora indipendentemente e che vengono consegnati entro una scadenza prestabilita. Compiti a casa, insomma. La restante percentuale del voto dipende dai finals: i temutissimi esami scritti che si svolgono nell’ultimo term e che coprono il contenuto dell’intero modulo e, disgraziatamente, tutti i moduli. Per quanto adori studiare a Londra, riconosco che questo sistema ha i suoi lati negativi. Il peggiore è di gran lunga l’enorme carico di lavoro alla fine dell’anno: insieme all’ansia per gli esami cresce anche la pila di libri da rileggere e che non tocco dal primo term. Questo è lo standard alla mia università. Preciso, tuttavia, che in alcune università i finals dei moduli che durano solo un term si tengono alla fine delterm stesso e non alla fine dell’anno. Beato chi ha questa fortuna. Il sistema inglese offre però un incredibile vantaggio: l’anonimato nella maggior parte delle prove. Allo studente viene quasi sempre chiesto di non scrivere il proprio nome ma solo il numero di matricola; aifinals, invece, gli esaminatori sono esterni per garantire imparzialità. Questo impedisce all’insegnante di dare voti in base a simpatie personali come, stando a racconti di amici italiani, succede spesso in Italia.
Un sistema non perfetto,
quello inglese, ma a cui ci si può abituare. Ora non resta altro da
fare che ripassare, ripassare e ripassare ancora, e sperare che i
finals ci diano il giusto riconoscimento per i nostri sforzi. In
bocca al lupo a tutti i miei colleghi studenti! |