Chiamata diretta,”scuola bosina” e trote

da l'Unità, 7.4.2012

L’arte e la scienza sono libere e libero ne è l’insegnamento.

La Repubblica detta le norme generali sull’istruzione ed istituisce scuole statali per tutti gli ordini e gradi.

Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato.


Accade in quel di Lombardia.

Da un lato il milione di euro letteralmente rubato dal finanziamento pubblico (cioè soldi anche miei, che sono di Palermo e non mi do pace) alla Lega per sovvenzionare la “scuola bosina” della signora Manuela Bossi, giusto per dar conto a quel “senza oneri per lo Stato”, che dovrebbe riguardare, come da mandato costituzionale, le scuole private.

Dall’altra la chiamata diretta dei docenti nelle scuole da parte dei presidi, testè approvata dal governatore Formigoni, anch’egli lombardo, anche qua, giusto per dar conto a un altro mandato “libero ne è l’insegnamento”.

Siccome siamo durante le vacanze un po’ di ripasso di Costituzione non fa mai male, a proposito di compiti a casa, per inciso secondo me indispensabili per digerire, metabolizzare e mandare in circolo, nel sangue, con le piastrine, un po’ di conoscenza in più. I fatti di cui sopra ce ne confermano la necessità.

Il signor Qualunque, da chiacchierone qual è, mi obietta: “Meglio! se un preside può scegliersi da solo i docenti sceglierà i migliori e la scuola finalmente funzionerà!”. Poi magari glielo spieghiamo che “il funzionamento” di una scuola dipende in buona percentuale anche dalle capacità del preside. Ci aguriamo che sia bravo, ma quando non lo è (e accade molto più spesso di quanto si pensi), immaginatevi come arranca la navicella in tempesta di una scuola. Se poi il preside in questione ha via libera nello scegliersi i docenti è la fine. Mia nonna diceva: sulle cose importanti è meglio decidere in tanti.

Si sfrega le mani Riccardino Bossi, poco male per gli incidenti di percorso di cui è stato vittima sfortunata, parrebbe che dal prossimo anno mammà sua lo nominerà docente di “italiano quello vero con declinazione lombarda” nel liceo classico padano della suddetta scuola bosina. Del resto: libera è la scuola e libero ne è l’insegnamento. In casa nostra noi facciamo quello che ci pare e siamo liberi. Loro. Coi soldi nostri. Del resto, però, a pensarci bene, nelle scuole private il preside se lo sceglie già il docente che gli piace..e dunque..con la nuova legge…quasi quasi..siccome il signor camicia hawaiana è molto intimo di papà, magari Riccardino potrebbe arrivare dritto dritto senza passar né da concorso né da abilitazione a insegnare Storia e Geografia al Beccaria. E mò chi era sto Beccaria?

Spera che tale meraviglia di provvedimento si estenda anche al sud il signor X, preside di un istituto pluriprofessionale sito in una zona non meglio identificata tra la Campania, la Sicilia e la Calabria. Ha da piazzare una serie di rampolli di varie generazioni e di provenienza “familiare”, di tipo politico, o di tipo “antropologicosociale” , diciamo così, ma sempre di appartenenze si tratta. In fondo il lavoro al sud va promosso. COme al centro e al nord. E la scuola si sa, è un “grande ammortizzatore sociale”. Al sud potrebbe capitarci come prof di educazione civica uno che di cognome fa Contorno e al nord uno a scelta tra Bossi, Minetti o la cugina della Brambilla. Attenzione: fosse per giusta causa nessuno ci metterebbe il becco. Nulla osterebbe al preside di scegliersi il novello Quasimodo come docente.

Il dubbio ahimè è d’obbligo. Perchè è proprio il valore discrezionale del metodo a presentare le falle maggiori.

C’è chi denuncia (gli insegnanti, sempre loro, sempre a star lì a lamentarsi) come «questa sperimentazione limiterà fortemente la costituzionale libertà d’insegnamento dei docenti asservendoli ai desiderata dei dirigenti scolastici dei singoli istituti». Ma va?

C’è chi invece la loda (l’associazione dei genitori delle scuole cattoliche. Essì, esiste anche questa) «Il reclutamento diretto degli insegnanti è un segnale di vero cambiamento per il sistema scolastico». Punto interrogativo. Enorme.

Che il cambiamento ci sia è indubbio, che sia vero cambiamento anche. Ma se dovete farci dire se siamo d’accordo: no, non siamo d’accordo. Anzi per nulla. Ma proprio per niente. E vogliamo ripeterlo e scriverlo per un migliaio di righe. No, no no. Signor Qualunque: no.

Secondo me i compiti sono necessari. E mò che c’entra? Non tantissimi da vanificarli, ma il giusto. Il fondamento della vita e del paese va studiato, ripassato e ripetuto, per tutta la vita e non solo in “età scolare”, non solo in quelle sparute ore in classe che la Gelmini ci ha concesso. Life long learning si chiama. E mi sa che la Costituzione una ripassatina approfondita la necessita. Eccome. Capito signora Manuela Bossi, signor Formigoni, signora Aprea, cari Riccardino e Renzo? Noi non vogliam “lamentarci per non cambiar mai nulla”. Vogliamo solo riportare le cose nelle caselline esatte.

E cioè: se si ruba si è ladri. Su questo non ci piove, giusto? E si deve essere puniti non omaggiati giusto? Un milione di euro rubati a noi e dati alla scuola privata della signora Manuela Bossi è una vergogna inammissibile. Sarebbe difficilmente digeribile persino se non fossero stati rubati ma concessi a norma di legge.

Secondo: la legge si osserva. Siamo d’accordo tutti? Se non lo siamo tutti (come parrebbe dimostrare la storia italiana degli ultimi anni) compiti a casa e ripasso. La Costituzione va osservata ancor di più. Se non ci piace o non ci convince in alcune parti , prima la si cambia e col parere di tutti e poi eventualmente si agisce in modo diverso. Si chiama democrazia costituzionale la nostra. Posto che quell’articolo è così perfetto da essere avanti coi tempi persino oggi.

E dunque il provvedimento di cui sopra: la chiamata diretta dei docenti non se po’ fa perché va contro l’art.33 della Costituzione Italiana.

Oltre che andar contro il buon senso, la logica ed altre tante belle cose. La scusa “così scegliamo i migliori” non regge, perché equivale ed apre la via anche al “ci scegliamo i peggiori”, che in Italia andrebbe per la maggiore, visto che da anni vanno di moda i peggiori e non i migliori, apre la via al “ci scegliamo chi dico io”, al “hai i capelli con le meches e dunque non puoi entrare in classe”, al “hai un accento calabrese e dunque non ti prendo”, al “tu ne sai più di me e potresti contraddirmi” etc..etc..etc..chi più ne ha più ne metta, l’idiozia di certe menti abbiamo capito può non avere limiti.

La cosa più urgente da cambiare, e in questo si deve cambiare quanto prima, è la percezione dei valori di “onestà”,e di “rettitudine” e di “rispetto delle leggi e delle istituzioni” in coloro che acquistano una qualunque carica governativa in Italia, dal consigliere di circoscrizione al presidente del consiglio. Anche se poi ci chiediamo sempre e rimaniamo esterefatti: ma come hanno fatto a votare uno come a Renzo Bossi? E persino Umberto. Uno che è capace di stracciare bandiere, di alzare diti medi, di mandare a quel paese ogni istituzione italiana e straniera figurarsi se non è capace di far altro. O no? Un intero pezzo di paese lo ha osannato per anni e ancora lo osanna.

Compiti a casa. Decisamente.