Il caso

Tfa, sbagliata una domanda su 5
"Risposte ambigue saranno ok"

Il ministero certifica un incredibile numero di errori nei test per l'ammissione ai tirocini: un problema che riguarda ventimila futuri insegnanti

di Salvo Intravaia la Repubblica, 17.8.2012

ROMA - Gli esperti nominati dalla Gelmini sbagliano a formulare una domanda su 5 dei test per l'ammissione ai Tfa: i Tirocini formativi attivi che assegneranno l'abilitazione all'insegnamento a ventimila laureati. E l'accesso a numero chiuso alla carriera di insegnante si trasforma in una lotteria. Nei giorni scorsi, per placare le ire dei giovani alle prese con domande mal formulate, ambigue e con più - o nessuna - risposte corrette, il ministro dell'Istruzione Francesco Profumo era intervenuto con una nota che annunciava la nomina di una commissione di accademici per dare un'occhiata ai 38 test - uno per ogni classe o gruppo di classi di insegnamento - che selezioneranno i nuovi insegnanti.

Nel farlo, "al fine di restituire certezza e serenità alla comunità di candidati che nei giorni scorsi ha affrontato la prova preselettiva" aveva promesso tempi rapidi ma si tirava fuori dalle responsabilità politiche dell'ennesima figuraccia ministeriale riguardante i test di ammissione, scusandosi con gli interessati per "l'inconveniente". " I test somministrati ai candidati - si legge nella nota dello scorso 5 agosto - sono stati elaborati da commissioni nominate dal ministro il 5 agosto 2011 e secretati, per ovvie ragioni di sicurezza". In quella data, a viale Trastevere sedeva ancora Mariastella Gelmini e il suo staff.

Il Tfa è stato introdotto dalla riforma Gelmini sulla formazione iniziale dei docenti. Da quest'anno, per insegnare alla media e al superiore occorre iscriversi ad un corso universitario a numero programmato di durata quinquennale per poi frequentare un anno di Tirocinio formativo attivo, prima di ottenere l'abilitazione. Ma prima si laureino gli aspiranti prof, il ministero ha ammesso alla frequenza del solo tirocinio coloro che sono in possesso della laurea vecchia maniera. Una selezione a numero chiuso che prevede un test di ammissione, due scritti e un colloquio. Ma la prima uscita dei Tfa è stata un disastro.

Al gruppo di esperti nominati da Profumo è bastato poco tempo infatti per rendersi conto del pasticcio fatto dai "colleghi" nominati dalla Gelmini. E appena 5 giorni dopo l'annuncio di Profumo, in internet si potevano già trovare le nuove liste degli ammessi, con la seguante precisazione: "A seguito della verifica effettuata dalla commissione ministeriale sono stati aggiornati i risultati" e a questo punto "la valutazione deve ritenersi definitiva". Per danneggiare il meno possibile i candidati, tutte le domande ambigue o errate sono state considerate comunque corrette per arrivare ai fatidici 21 punti che servivano per essere ammessi agli scritti.

E da giorni i circa 170 mila laureati, giovani e meno giovani, che lo scorso mese di luglio hanno partecipato alla selezione per diventare insegnanti del terzo millennio si pongono un semplice, ma ossessivo, quesito: "Chi sono questi geni che hanno formulato le domande dei test?". Già, perché ogni test di 60 domande che dà l'accesso alla carriera di prof di scuola media e superiore è stato seguito da una raffica di polemiche, cui davano sfogo gli interessati soprattutto nei blog e nei social network. I giovani laureati, con ancora le materie fresche di studio, si sono resi subito conto che qualcosa non funzionava in quei test.

E la conclusione degli esperti ministeriali è in effetti clamorosa: da 18 dei 38 test somministrati sono state espunte dal 10 al 20 per cento di domande. In altri 12 quizzoni gli esperti sono stati costretti ad "annullare" un numero di domande che va dal 20 al 40 per cento del totale. E in due clamorosi casi (per insegnare Elettrotecnica - A035 - e Scienze naturali - A060) sono state individuate ben 25 domande su 60 mal formulate. "A cosa serve una selezione con tutte queste domande errate nel test?", si chiedono in tanti. In tutto, le domande "incriminate" dagli esperti della commissione sono 419: il 18,4 per cento del totale. Considerandole tutte corrette, il numero degli ammessi agli scritti si è dilatato e i pochi che ce l'avevano fatta con le proprie forze promettono battaglia a suon di carte bollate.

E un gruppo di 27 tra esperti ed esponenti del mondo della cultura umanistica italiana - da Guido Baldassarri, presidente dell'Associazione degli Italianisti (Adi) a Gabriele Burzacchini, presidente della Consulta Universitaria del Greco (Cug) fino a Rita Librandi, presidente dell'Associazione per la Storia della Lingua Italiana (Asli) - è sceso in campo contro le prove di accesso al Tirocinio Formativo Attivo inviando una lettera al Presidente della repubblica, Giorgio Napolitano, pubblicata da Adnkronos, per sollecitare "modalità di valutazione davvero consone alla professione di insegnante". Per Luciano Canfora si è trattato di "quiz degradanti, buoni per i cretini" e per Nuccio Ordine di semplice "nozionismo di bassa lega e quiz avvilenti".