Fioroni: Tfa, non basta un appello intervista a Giuseppe Fioroni il Sussidiario 17.8.2012 Una lettera, sottoscritta da 27 illustri esponenti della cultura umanistica, e inviata al capo dello Stato Giorgio Napolitano, attacca i test preselettivi di ammissione al Tirocinio formativo attivo (Tfa). Luciano Canfora, tra i firmatari, parla di “quiz degradanti, buoni per cretini”. La lettera-appello è stata diffusa ieri dall’agenzia Adnkronos e vuole difendere “modalità di valutazione davvero consone alla professione di insegnante” dal caos che si è prodotto in sede di preselezione, dove i candidati hanno dovuto affrontare 60 domande a risposta mutlipla finite quasi subito sotto accusa a motivo del loro essere astruse, nozionistiche, equivoche nella formulazione e nelle soluzioni. Com’è noto, il Miur ha cercato di correre ai ripari insediando una commissione che ha depurato i test delle domande sbagliate e assegnato nuovi punteggi (e in alcuni casi incrementando, e di molto, il numero degli ammessi). Ma il problema non sta tanto nei quiz errati, dicono i firmatari, bensì nel tipo di metodo proposto per la selezione dei candidati, che dimostrerebbe “un generale depauperamento della nozione di cultura”.
“Credo che il tema
posto sia estremamente rilevante” dice a IlSussidiario.net l’on.
Giuseppe Fioroni, Pd, ex ministro dell’Istruzione ai tempi del
governo Prodi, “non è solo una dotta disquisizione umanistica, e per
questo va affrontato alla radice”. Con una precisazione: “La
procedura attuale è avviata e deve andare avanti. Ma...”.
Auspico che il Miur
faccia un’indagine amministrativa su quel che è accaduto nella
commissione di esperti che ha prodotto una percentuale statistica di
errori tali che avrebbe negato a chiunque non solo il titolo di
“esperto”, ma l’essere docente nella scuola italiana. Detto questo,
siamo in una fase ormai avviata, quella del Tfa transitorio, che va
conclusa senza indugio.
Le condivido nel senso
che ritengo, da sempre, che i quiz non vadano molto d’accordo con il
merito. Anzi mi ritengo un loro nemico visto che ho fatto una legge
per le facoltà a numero chiuso che obbliga a tener conto del voto di
diploma e a far sì che i test siano basati sui programmi fatti dai
ragazzi nelle scuole medie superiori per l’area incidente
sull’università. Questo non per consentire a chi prendeva 100 e lode
di entrare di sicuro, ma per consentire a chi aveva quel voto di non
essere escluso semplicemente perché non aveva la raccomandazione in
tasca.
Appunto. L’appello è un
sasso nello stagno utile. Quello che va fatto però è articolare una
proposta organica che va messa in cantiere adesso.
Faccio una premessa. La
nostra scuola ha avuto un’intenzione felice più nelle parole che nei
fatti, quella che si fa il docente per scelta e non perché si
fallisce altrove. A questo scopo si sono avviate la laurea triennale
e, a seguire, quella specialistica. La prima senza limitazione, la
seconda a numero chiuso. Non sono contro il numero chiuso in sé: lo
impone, e giustamente, una direttiva europea. Ma l’anomalia da
risolvere sta nel fatto che coloro che prendono la laurea triennale
e superano lo stop del numero chiuso alla magistrale, debbono poi
sostenere al termine del quinto anno un ulteriore esame per essere
ammessi al tirocinio. Occorrono sette anni per fare il docente,
senza avere neanche la garanzia che questo lungo percorso abbia una
relazione con la titolarità a poter accedere ai concorsi. Di fronte
a questa complessità ci sono tre cose da fare.
La prima è
regolamentare gli accessi con il numero chiuso, perché si deve
andare a insegnare per scelta. Ma se si fanno delle facoltà ad
accesso limitato, dobbiamo prendere atto che questa è già una
selezione che determina una relazione tra coloro che si iscrivono e
la necessità di quella professione. Non si capisce come può uno
studente ricevere una preparazione specialistica all’insegnamento −
ed essersi magari laureato con lode − ed esser poi ritenuto inidoneo
al tirocinio per non aver risposto bene a un quiz.
Sì, e questa è la
seconda cosa da fare. Dobbiamo chiederci se il Tfa vada strutturato
così com’è adesso, oppure non possiamo ipotizzare che all’interno
dei due anni di laurea specialistica siano comprese le parti
teoriche di Tfa più una parte delle ore effettive di tirocinio,
senza lasciare la valutazione di quest’ultimo all’esterno del corso
di laurea. Il voto di laurea comprenda dunque una doppia
valutazione, quella prettamente tecnico-teorica e quella
sull’idoneità a fare il docente.
Facciamo l’accesso a
numero chiuso in modo che garantisca sia la qualità della scelta sia
una logica di concorrenza sul mercato per tutte le lauree. Profumo
dice di voler incentivare il merito e di voler premiare quelli che
prendono 100 e lode alla maturità, il problema è che questi 100 non
hanno alcuna certezza di poter entrare nelle facoltà a numero
chiuso. Non possiamo permetterci che ne rimangano fuori perché non
sanno quando Totti ha segnato al 90esimo di uno spareggio Roma-Lazio.
Sì. Il decreto che
avevo fatto con Fabio Mussi (decreto cosiddetto dei 25 punti, per
l’accesso alle facoltà a numero chiuso, ndr) andava in questa
direzione. Ma è stato stoppato dalle potenti lobbies di turno. Penso che la vicenda dei quiz sia scandalosa, e che prima ancora del nozionismo ci sia da domandarsi come si fa una commissione di esperti. Poiché il numero chiuso ce lo chiede l’Europa, allora lo Stato cosa fa?, ricorre a formalismi che possano darci la garanzia di essere immuni dalle tentazioni o dalle storture che tante volte abbiamo visto realizzarsi. Ma le selezioni serie non si ottengono con i formalismi, bensì con un cambiamento culturale che porta al rispetto del merito. |