Gelmini: «Bene il concorso per i docenti.
L’ex ministro dell’Istruzione sulle misure portate
avanti da Profumo: Chiara Rizzo da Tempi.it, 27.8.2012
Dopo più di 13 anni, nel 2013 si terrà un nuovo concorso per mettere
in ruolo 11 mila 892 docenti: È questa la più attesa delle misure a
cui sta lavorando il ministero dell’Istruzione guidato da Francesco
Profumo. Intanto, già da questo settembre, in ruolo entreranno 21
mila insegnanti, il 50 per cento provenienti dalle graduatorie ad
esaurimento per le supplenze, l’altro 50 per cento dalle graduatorie
dei vecchi concorsi. L’anno prossimo, oltre agli 11 mila vincitori
del concorso, verranno messi in ruolo i rimanenti iscritti alle
graduatorie ad esaurimento, per un totale complessivo di 21 mila
docenti di ruolo. Di questa misura, e delle altre relative alla
scuola e università, con tempi.it parla il predecessore di Profumo
al ministero, Mariastella Gelmini (Pdl).
Per il momento sono notizie un po’ sommarie. Penso che di per sé la
selezione tramite concorso sia un fatto positivo, ma la mia
preoccupazione va ai giovani, che non dovranno essere penalizzati.
Questo rischio lo si corre perché al concorso non potranno
partecipare coloro che non hanno ancora conseguito il Tfa (Tirocinio
formativo attivo), cioè proprio i più giovani. Forse, allora,
sarebbe valsa la pena aspettare che si concludesse il ciclo del Tfa.
Poi bisogna capire le regole di reclutamento di questo concorso.
Sì tutto può accadere, anche questo. Anche se, per la precisione, la
Cgil chiede chiarezza in riferimento ai giovani che sono nelle
graduatorie, mentre io penso più ai giovani del tfa che chissà
quanto dovranno aspettare. Ma con un concorso i criteri di
reclutamento dovranno essere meritocratici e premiare i migliori:
ecco perché lo saluto positivamente, purché vengano salvaguardate
queste accortezze.
Il problema dei costi elevati è un dato su cui sono d’accordo anche
io. Per quanto riguarda la qualità della scrematura in accesso,
purtroppo sono cose che capitano: è un errore che va corretto, ma
dal passato si può imparare. Rispetto la posizione di Israel
sull’apertura delle abilitazioni a prescindere dal numero di posti
disponibili per gli insegnanti, credo, tuttavia, che ci debba essere
una proporzione tra il fabbisogno effettivo di nuovi docenti e le
persone, o almeno che si lasci una percentuale di poco superiore di
docenti abilitati, tipo del 30 per cento in più rispetto ai posti
disponibili. Altrimenti si rischia di lasciare troppe persone
disoccupate. Sono d’accordo che ci siano dunque posti in più
nell’abilitazione, con attenzione alle proporzioni.
Questo è un fatto assolutamente positivo. L’investimento per gli
istituti di formazione secondaria è in linea con la necessità di
abbassare il tasso di abbandono scolastico giovanile. Quindi puntare
non solo sull’istruzione tecnica, ma sull’istruzione tecnica
superiore la cui sperimentazione è stata avviata proprio da me,
conferma la bontà della nostra intuizione.
Per quanto riguarda l’università è già positiva l’attuazione piena
della riforma portata avanti dal ministro Profumo: consentirà un
ricambio generazionale negli atenei, darà un aiuto nel reclutamento
dei giovani. Inoltre è stata positiva la distribuzione delle risorse
non più a pioggia ma effettuata in base ai risultati. Così come
positivo è il sistema di valutazione: bisogna dare quanto prima al
paese la possibilità di un sistema di valutazione avanzato. Credo
che il nostro modello di università non debba appoggiarsi solo sui
fondi pubblici e da questi dipendere, ma aprirsi anche alle realtà
produttive. Nelle aziende, l’università trova un mondo a cui
aprirsi, mentre le imprese possono rilanciare la propria
competitività attraverso gli investimenti nella ricerca; questo, a
mio avviso, è un binomio vincente. Il sistema di valutazione da noi introdotto e attuato da Profumo è un sistema su cui investire. Mi auguro che non ci si fermi alla valutazione dell’apprendimento ma si punti anche alla valutazione dell’insegnamento. Il nostro paese, infatti, ha bisogno di rilanciare la qualità dell’insegnamento e in questo senso per la valutazione del docente non andrebbe considerata solo la carriera: non si può cioè pensare che l’avanzamento professionale sia collegato solo all’anzianità, ma andrebbe valutata anche la passione educativa di ciascuno. Questo è un altro punto su cui si dovrà concentrare il prossimo governo che verrà. |