Invalsi, come un dirigente scolastico il Sussidiario 2.8.2012 Il rapporto nazionale sui risultati INVALSI e i risultati di scuola Nei giorni scorsi è stato presentato a Roma il rapporto nazionale sui risultati INVALSI relativi al campione nazionale a cui questo giornale ha dato ampio spazio ad articolo di Roberto Ricci e Daniela Notarbartolo che illustra i risultati in Italiano e Matematica sia del SNV (II e V primaria, I secondaria di I grado, II secondaria di secondo grado) sia della Prova nazionale all’esame di stato (III secondaria di primo grado). Questi risultati servono sicuramente ai decisori politici a tutti i livelli dal ministero agli uffici territoriali e sono un importante punto di riferimento per le scuole del paese. Il passo successivo è rappresentato dall’invio alle scuole del paese dei risultati della singola scuola, ed è importante ricordare che questi dati appartengono esclusivamente alla scuola che nella sua autonomia ha il compito di leggerli e interpretarli alla luce delle caratteristiche specifiche del contesto nel quale ogni istituzione scolastica si trova ad operare. I risultati delle singole scuole quest’anno dovrebbero essere disponibili entro il mese di settembre per consentire ai collegi docenti di mettere in campo piani di miglioramento da inserire nel Piano dell’Offerta Formativa e di avviare un percorso di autovalutazione che solo la singola scuola può fare. Lo scorso anno purtroppo i risultati sono arrivati nelle scuole in ritardo (tra novembre e dicembre) a causa di difficoltà tecniche nella lettura ottica dei fogli risposte e a volte a causa di ritardi delle scuole nell’invio all’INVALSI dei fogli risposta.
Tuttavia, anche se in
un momento denso di impegni per la scuola, hanno fornito elementi
importanti di analisi dei livelli di apprendimento degli studenti e
una fotografia interessante che ha reso possibile letture a diversi
livelli. In un istituto comprensivo inoltre, la lettura dei
risultati è particolarmente interessante perché risultano coinvolte
quattro classi (II e V elementare e I e III media), di fatto
l’ingresso e l’uscita della scuola primaria e della secondaria di I
grado. Naturalmente in questa lettura è necessario il coinvolgimento
diretto del dirigente scolastico e del collegio dei docenti nelle
sue articolazioni. I risultati INVALSI, per come vengono restituiti alle scuole, si prestano almeno a due diversi livelli di lettura. Il primo livello riguarda la scuola come sistema nel suo insieme: confronto con i risultati medi della regione di appartenenza e dell’Italia, distribuzione dei risultati in base all’origine degli alunni (che assume un peso significativo quando la percentuale di studenti immigrati si discosta dalla media regionale), al genere e alla regolarità nei percorsi scolastici (particolarmente interessante quando la percentuale dei ripetenti in una scuola supera il livello di guardia), varianza tra le classi che mette in luce la funzionalità dei criteri di formazione delle classi. Questa analisi, a mio avviso, spetta al dirigente scolastico e al referente per la valutazione, figura che comincia ad essere presente in tutti gli istituti scolastici. Il secondo livello di lettura è più prettamente didattico in quanto entra nel merito degli apprendimenti in Italiano e Matematica e fornisce elementi specifici di analisi legati ai Quadri di riferimento: quali sono gli ambiti della disciplina più critici; quali processi implicati nelle domande presentano maggiori difficoltà. Un ulteriore elemento di analisi didattica è dato dalle percentuali di risposta ai singoli distrattori nelle domande a scelta multipla, in modo che gli insegnanti possano analizzare le tipologie di errore dei loro studenti anche utilizzando gli strumenti che l’INVALSI fornisce alle scuole (Guide alla lettura delle prove, Quaderni di analisi dei risultati).
Questo livello di
lettura compete ai docenti, ai gruppi disciplinari e, quando
possibile, è utile farlo in continuità fra gradi scolastici diversi.
Nelle righe successive si riporta un esempio di analisi del sistema
scuola dei risultati INVALSI relativi all’a.s. 2010-11 e riferiti
all’Istituto Comprensivo “R. Gasparini”di Novi di Modena. L’arrivo dei risultati lo scorso anno ci ha preoccupato, anche se ci aspettavamo risultati non eccelsi visto il contesto in cui opera l’Istituto: percentuale notevole di alunni immigrati (33% in media, a fronte di una media regionale del 15%), ricambio continuo di docenti, in particolare alla scuola primaria, anni di assenza di un dirigente scolastico titolare, contesto socio-economico difficile, ecc. Il grafico sottostante relativo ai risultati in Italiano, ma non è diverso per Matematica, dei diversi livelli scolari mostra una situazione preoccupante: (grafico 1) I risultati sono nettamente al di sotto della media nazionale (presa come riferimento a zero) e della media regionale. In particolare la seconda primaria, considerata la classe di ingresso, mostra che siamo piuttosto lontani dalla media regionale e nazionale; si osserva una caduta nel passaggio tra la scuola primaria e la secondaria di I grado, mentre i risultati della III media sono comparabili con i dati regionali. Questi risultati sono da inserire nel contesto scolastico e nel nostro caso particolare è importante analizzare quanto la presenza così massiccia di alunni immigrati in qualche modo abbia un peso in questi risultati. La percezione dei docenti, in particolare della primaria, è di grande fatica nel farsi carico di tutte le variabili presenti in classi con alunni con competenze, storie e vissuti così diversi. La percezione e preoccupazione di molti genitori è che la presenza di alunni immigrati in percentuali che in alcuni classi sono intorno al 50% sia un elemento di difficoltà: “il programma viene rallentato e chi ne fa le spese sono gli alunni italiani autoctoni”. Siamo sicuri che sia proprio così? La restituzione dei risultati disaggregati per origine degli studenti ci fornisce un quadro ben più complesso e interessante. I grafici qui sotto rappresentano i risultati delle due classi terminali del primo ciclo di istruzione ( V primaria e III secondaria di primo grado) disaggregati per origine degli studenti. (grafico 2) (grafico 3) Come si può osservare in entrambi i grafici gli studenti di origine italiana (I) hanno risultati del tutto simili ai loro compagni della regione (Emilia Romagna), della macro-area (Nord-Est) e dell’Italia; gli alunni stranieri di seconda generazione (S2) hanno risultati un po’ inferiori rispetto ai loro compagni, ma del tutto simili a quelli regionali che è bene ricordare che ha percentuali di alunni immigrati dimezzate rispetto al nostro istituto. Inoltre alla fine del primo ciclo di istruzione questi alunni hanno risultati superiori ai loro compagni italiani autoctoni e ai compagni della regione. A onor del vero questo potrebbe essere un dato non del tutto significativo perché il numero di alunni di 13-14 anni, nati in Italia da genitori immigrati è ancora piuttosto ridotto nelle nostre classi, tuttavia rappresenta un segnale positivo: la scuola ha consentito a questi studenti, in genere piuttosto motivati, di superare l’ostacolo dell’origine, in altre parole ha svolto il suo compito. Rimane ancora un’area di criticità per gli studenti immigrati di prima generazione che hanno risultati leggermente inferiori ai loro compagni della regione, e in questo caso la percentuale elevata di alunni di origine immigrata costituisce un ostacolo per questi stessi alunni. Infine il dato che risponde alle preoccupazioni delle famiglie degli alunni italiani è il fatto che questi alunni hanno risultati esattamente in linea con i loro compagni della regione, a riprova che la presenza di tanti alunni immigrati non “rallenta” necessariamente gli apprendimenti degli alunni italiani. Altri elementi di analisi che la fotografia INVALSI del nostro istituto ci ha fornito riguardano la varianza tra le classi, che nel nostro caso è molto al di sotto della media nazionale a conferma della bontà dei criteri di formazione delle classi che il Consiglio di Istituto e il Collegio dei docenti si è dato: le nostre classi sono eterogenee al loro interno, ma equivalenti fra di loro. Infine la restituzione dei dati per regolarità di percorso di studio (anticipatari e posticipatari) ci ha fornito elementi di riflessione sull’utilità o meno delle bocciature che nel nostro istituto sono in percentuale piuttosto elevata (circa 15% alla fine del primo ciclo di istruzione) che stiamo cercando di interpretare in relazione al nostro contesto. La massa di dati che l’INVALSI ci fornisce ci consente molte analisi e sarà sempre più interessante andare a vedere se i risultati di un certo anno vengono confermati l’anno successivo e soprattutto comincia essere possibile fare analisi diacroniche: ad esempio gli alunni che nel 2009-10 erano in I media sono gli stessi studenti che quest’anno hanno fatto la prova nazionale 2011-12 quindi il confronto fra le due rilevazioni ci permetterà di confermare o meno le nostre interpretazioni dei risultati o di aprire nuovi scenari. La comunicazione esterna dei risultati È un tema molto dibattuto e le posizioni tra gli addetti ai lavori molto diverse fra loro. Nel nostro caso abbiamo pensato che sicuramente era necessario un Collegio dei docenti dedicato ai risultati nel loro complesso e presentati dal referente per la valutazione su entrambi i livelli di lettura (sistema e didattico). Inoltre abbiamo ritenuto importante riportare le riflessioni sopra descritte al Consiglio di Istituto in particolare per quanto riguarda i risultati disaggregati per origine degli studenti, e questo ha aperto una discussione interessante fra le diverse componenti del Consiglio. Infine ci è sembrato doveroso comunicare questo dato attraverso una relazione di restituzione a chi ci supporta finanziariamente nei progetti di alfabetizzazione e integrazione. La Fondazione Cassa di Risparmio di Carpi finanzia circa il 60% del nostro budget dedicato a questi aspetti che ci consente di fare corsi di alfabetizzazione di I e II livello e di organizzare per gli studenti più grandi che arrivano in corso d’anno classi di accoglienza in modo da accompagnare l’ inserimento nelle classi. La stessa relazione è stata inviata all’assessore all’istruzione del nostro comune. Mi piace concludere osservando che se non avessimo avuto i dati della scuola queste analisi non sarebbero state possibili. La rilevazione sul solo campione nazionale, come da alcune parti richiesto, è sicuramente utile a livello nazionale come fotografia del paese, ma nulla ci dice di specifico di ogni singola scuola e non fornisce nessun elemento di riflessione che possa portare a una cultura di autovalutazione che spetta alla singola scuola che può interpretare i risultati alla luce delle proprie specificità. Nel nostro caso non avremmo avuto elementi certi per rispondere alle preoccupazioni delle famiglie né elementi esterni per valutare l’impatto dei progetti caratteristici del nostro istituto. |