Concorso. Si farà?
Indicazioni di un ispettore

di Vito Piazza ScuolaOggi 28.8.2012

Parlo di quanto e cosa si sa adesso, 26 agosto. Il futuro riposa sulle ginocchia di Giove. Scrivo per essere utile(spero) a quanti vogliono uscire dalle secche del precariato in questo disgraziato paese( Italia, non Partanna!). Anche nel prossimo concorso la prova selettiva sarà fatta con i test. I test. Da sempre motivo di disputa. Un tempo la quèrelle aveva però una sua dignità scientifica. Da qualche tempo il loro uso viene spacciato come innovazione nel reclutamento.

Nei quattro decreti presidenziali in tema di pubblica istruzione resi noti il 24 agosto del 2012 si afferma addirittura: “ la procedura concorsuale avverrà secondo modalità innovative per favorire l’ingresso nella scuola di insegnanti giovani, capaci e meritevoli. Visto l’elevato numero di potenziali candidati, vi sarà una prova selettiva da svolgersi alla fine di ottobre, su una batteria di test uguale per tutte le classi di concorso….”

E già i soloni ministeriali partiranno col piede sbagliato: la logica di un test è quella di trovare l’uomo giusto per il posto giusto. Qui invece siamo nel negativo: si tratta di ELIMINARE il maggior numero possibile di potenziali candidati: come se la precarietà o la mancanza di lavoro fosse una colpa. La quantità è una colpa.

Non è la qualità a costituire un MERITO, ma la quantità a costituire un nemico.

Una logica seria farebbe dire: più candidati, più vasta e qualificata la scelta dei migliori. Come se non bastasse ci sono gli esperti( coloro che dovrebbero saper maneggiare i test con competenza) che hanno dato prove miserrime nel recente passato. Migliaia di errori nei 5.000 test dati in pasto alle belve assatanate che volevano salire sulla cadrega del Dirigente. Molti errori nelle prove EFFETTIVAMENTE scelte. Quali garanzie si possono richiedere? Una sola, minima: che vengano scelti veri esperti e non raccomandati o legati al carro di questo o quell’amico. Abbiamo un governo di tecnici: questo dovrebbe farci ben sperare: i tecnici sapranno scegliere i tecnici dei test?

E’ qui sta uno dei punti cogenti. Da chi effettivamente saranno elaborati i test?

INVALSI, INDIRE, ANSAS? Ciascuno per i fatti propri o tutti insieme appassionatamente? Dai “nuovi” che il futuro DPR(sempre annunciato nello stesso documento) comporranno il “nuovo” Sistema Nazionale di valutazione? Abbiamo qualche dubbio. E visto che a furia di denunciare gli incompetenti dell’IRRSAE abbiamo contribuito a mandare a scuola gli “orsacchiotti” raccomandati e meritevoli, dovremmo poter sperare che il sistema preannunciato sia veramente nuovo. Ma le premesse dicono che tale non è. Così il documento: “Il sistema di valutazione si basa sull’attività di tre istituzioni: l’Invalsi( Istituto nazionale per la valutazione del sistema di istruzione e formazione); l’indire( ist. Naz. Di documentazione, innovazione e ricerca educativa); gli ispettori, che collaborano nella fase di valutazione esterna delle scuole.

Gli ispettori- quelli che hanno vinto un sudato e difficilissimo concorso con 7000 partecipanti e 57 posti) sono tutti in pensione, qualcuno riposa nel bot hills, quella collina dove li canta Fabrizio De Andrè: dormono dormono sulla collina…

I reduci? Nominati sul campo dal Cavaliere.

Proviamo a identificare questi “costruttori” di sapienza.

Già: timeo danaos et dona ferentes. Ma prima un tuffo nella poesia perché la vision del vostro percorso sia colorata se non di rosa, almeno di speranza. Chi si accinge- dopo 13 anni di illegittimità berlusconiana- a concorrere, si mette innanzitutto in gioco. Ci mette la faccia, non il passato né il curriculum, né le chiappe: finora non solo le donne sono state sedute sulla loro fortuna che si chiamava caso, leggina, concessione. E non solo la faccia, ma anche la volontà, lo sforzo, il sacrificio, la preparazione, i piedi e le gambe. Già, le estremità inferiori come si leggeva nei rapporti dei carabinieri. Si intraprende un viaggio. Il viaggio è moderno e antico. E’ l’archetipo del passaggio fondamentale dell’evoluzione della nostra specie, la specie umana: l’uomo infatti nasce nomade, cortei e processioni, nonché pellegrinaggi e vagabondaggi, viaggi di nozze e “ultimi viaggi” ne sono una forma che oggi rimane ritualizzata. Claudio Widmann ci ricorda( Claudio Widmann, Il viaggio come metafora dell’esistenza, Roma 1999) che ciascuno di noi è assolutamente mobile, che il viaggio si propone come elemento consustanziale alla nostra esistenza collocandosi ambiguamente tra reale e immaginario, fra concretezza e proiezione, fra reale e immaginario. Si viaggia in maniera fisica per lavoro, per divertimento, per avventura, si viaggia in maniera virtuale immergendosi nella lettura, vagando tra i canali della televisione, navigando in internet e rimbalzando in tempo reale da un punto all’altro del pianeta: ma si viaggia anche PER studio o CON lo studio.

Non conosco scorciatoie per superare il concorso: si tratta di un viaggio fatto di fatica, ma anche della gioia stessa non tanto dell’arrivo, quanto dello stesso camminare.

Dissociamo i test dalla pesantezza semantica che si portano dietro e inseriamoli nel nostro percorso verso il superamento del concorso. Concorso deriva da cum currere, correre insieme agli altri(concorrenti). A voi basterà camminare avendo in mente questi versi di Machado:

 


 

 


 

Caminante son tus huellas
el camino y nada más;
caminante, no hay camino
se hace camino al andar.

Al andar se hace camino
y al volver la vista atrás
se ve la senda que nunca
se ha de volver a pisar.

Caminante no hay camino
sino estelas en la mar...

Viandante sono le tue impronte
la via e nulla più:
Viandante non c'e un cammino
si fa il cammino camminando.

Camminando si fa il cammino
e voltando indietro lo sguardo
si vede il sentiero che mai
si tornerà a calcare.

Viandante non c'è una via
ma scia sul mare ...


 

 

Il test è uno strumento di indagine finalizzato a rilevare dati oggettivi, quindi, in effetti sono strumenti “poveri” rispetto ad altri strumenti di rilevazione degli apprendimenti: i reattivi, ad esempio, o certe tipologie di questionari, o conversazione mirate o elaborati scritti, i cui esiti sono tutti diversi gli uni dagli altri e richiedono criteri valutativi assolutamente diversi rispetto a quelli dei test: chiedere quanto fa due più due è un quesito test (la risposta è solo una); chiedere di riferire sull’etica nicomachea o sull’ultimo film di Almodòvar o sul 150° anniversario dell’Unità nazionale, con tutti gli argomenti pro e contro che sono oggi sotto gli occhi di tutti, non sono quesiti test . Appare chiaro che se il concorso si svolgesse solo sulla base dei test la valutazione esercitata dai commissari sarebbe più che incompleta, falsa e per niente predittiva. I test Invalsi hanno una finalità limitata e precisa: verificare se finalità, obiettivi, competenze, se si vuole, di cui alle Indicazioni nazionali e alla Linee guida che il Miur ha pubblicato per i diversi ordini di scuola, in quanto deputato dalla stessa Costituzione ad emanare le “norme generali sull’istruzione”, sono di volta in volta raggiunti o meno e in quale misura. In questo caso l’ìINvalsi- che finora ha esperienza limitata e non sempre condivisibile, eserciterebbe un’invasione di campo. Alle singole istituzioni scolastiche spetta di valutare gli apprendimenti, giorno dopo giorno, periodicamente, annualmente; all’Invalsi – o comunque a qualsiasi ente terzo valutativo – spetta di valutare la tenuta e l’andamento del sistema. Né era previsto che l’INVALSI si ponesse in un campo valutativo- quello relativo al Concorso- che non gli era stato assegnato. Si tratta di ambiti di indagine diversi e complementari.

L’attendibilità delle prove – I test Invalsi sono stati prodotti, e sono costantemente prodotti, nel corso degli anni sulla base di prove che in effetti provengono dalle stesse scuole. “Non c’è nulla di inventato negli uffici di Villa Falconier!” dice Maurizio Tiriticco. Per quanto riguarda i test che verranno proposti non sappiamo se verranno effettuati i relativi tryout, per cui la garanzia della loro adeguatezza, affidabilità e attendibilità non può essere molto elevata, dato il poco tempo a disposizione.

In campo scolastico l’esito dei test Invalsi non ha nulla a che vedere con la valutazione degli insegnanti. Gli esiti delle prove sono consegnati alle singole scuole e il liceo “Parini” di Milano non saprà nulla di quanto è avvenuto all’istituto Alberghiero di Erice. La valutazione degli insegnanti è altra cosa né le prove Invalsi possono costituirne un precedente, in quanto è la natura stessa della rilevazione che nulla ha a che vedere con la valutazione degli insegnanti, discorso tutto da impiantare e sul quale abbiamo, a tutt’oggi, ancora scarsi elementi, anche a livello di ricerca.

Per i partecipanti al concorso si tratta di un occasione unica. O meglio: si tratta dell’unica occasione concessa: la preselezione vi troverà o ammessi o bocciati. VOi non potete sbagliare- anche se sicuramente sarà previsto un margine di errore accettabile e consentito): non avrete occasione per “crescere”. Siete cresciuti come adulti e vi rimanderanno nell’adolescenza, l’età incerta per definizione. Perciò dobbiamo sperare che ad essere cresciuto e scientificamente corretto sia quel nuovo organismo in cui staranno tutti insieme(invalsi, indire, ispettori) appassionatamente. I test dovranno essere VALIDI e ATTENDIBILI.

 

Un test è sempre insidioso. E’ come un virus: vi attacca dove meno ve lo aspettate. Qui si indica una strategia anti-virus. La chiameremo A RIMBALZO, visto che Dewey l’aveva chiamata A SPIRALE.

Ha una base scientifica solida e si basa sulla complessità, vale a dire su quel paradigma che considera il mondo come un contesto di sistemi aperti in cui il contesto globale non può mai essere eluso né frammentato, ma va tenuto presente costantemente e sul fatto che i problemi essenziali non sono mai frammentari e che le conoscenze vanno inserite sia nei loro contesti particolari che in contesti più ampi.

Qui si attiva l’unica intelligenza possibile a comprendere (cum - pretendere, prendere dentro di sé) nel modo più ampio, planetario: un’intelligenza - dice Morin - incapace di considerare il contesto e il complesso planetario rende “ciechi, incoscienti e irresponsabili”. Occorre non solo una conoscenza pertinente (gli argomenti specifici e specificati del regolamento) ma anche una conoscenza più ampia in grado di collocare QUELLE conoscenze nel proprio contesto (LA SCUOLA) e se possibile in contesti sempre più ampi. In altri termini: dovete guardare le conoscenze NON SOLO dal vostro posto di osservazione, ma anche in un contesto più ampio, la cima del mondo: un mondo apolide che vi fa superare la vostra identità “vicina” e localizzata (cittadini di un paese, di una città) per farvi assumere quella identità che Morin (sempre lui!) chiama IDENTITA’ terrestre.

Questo si traduce in pratica nel fatto che la strategia proposta deve fare la spola tra le conoscenze teoriche (il sapere richiesto dal regolamento e poi, probabilmente da quello che sarà il bando) e l’escuzione dei test. In modo graduale e simmetrico si tratta semplicemente di procedere DANDO UN COLPO AL CERCHIO E UNO ALLA BOTTE e considerando non solo l’aspetto organico e lineare, ma anche l’aleatorietà, l’incertezza, l’imprevisto.

La prova del test si definisce oggettiva. Un lapsus freudiano di chi scrivendo si trova tanto perfetto da poter essere oggettivo laddove il massimo che si può ottenere è l’intersoggettività? Un atto mancato di chi crede di sapere tutto solo perché si trova al Ministero? Un contagio del virus ipergoico contagiato dal Presidente del Consiglio?

Un errore? Inammissibile direbbe Oscar Wilde: è più che un delitto, un errore.

E allora tanto vale inserirlo all’interno della logica degli psicometristi secondo i quali tutti i test sono oggettivi per il semplice fatto che vengono somministrati a tutti nelle stesse condizioni che il linguaggio criptico di costoro chiama “in situazioni standardizzate”, vale a dire senza tener conto della storia e delle condizioni di partenza di ciascuno. O l’”oggettiva” può voler dire che i test risponderanno ai criteri classici di VALIDITA’ e ATTENDIBILITA’. La validità di un test si riferisce a ciò che viene misurato dallo stesso test e il grado di precisione con il quale riesce a misurare ciò che deve misurare. La validità del contenuto si riferisce sostanzialmente all’esame sistematico del contenuto del test per determinare se esso comprende un campione rappresentativo di ciò - una materia, una disciplina, un congegno e le sue parti - che si intende misurare. Questa procedura di valutazione viene normalmente usata per la valutazione dei test di profitto o di apprendimento. Questo tipo di test “è destinato a misurare in qual grado il soggetto sia riuscito ad acquistare padronanza in una determinata abilità oppure in una certa materia di studio. Potrebbe sembrare che per questo scopo, la semplice verifica del contenuto del test debba essere sufficiente per la determinazione della sua validità.” (Anne Anastasi, I test psicologici, Franco Angeli editore, Milano 1999). Ma non è così, a meno che non si tratti di un test che riguardi una conoscenza specifica, delimitata, circoscritta, ben definita. Esempi di questo genere sono le prove di moltiplicazione, di ortografia, di una conoscenza che riguardi il nostro Garibaldi. “Una difficoltà è rappresentata dalla campionatura del contenuto. L’area di contenuti che deve essere esaminata mediante il test deve essere analizzata sistematicamente, perché si abbia la certezza che tutti i principali aspetti siano compresi nelle prove del test nelle debite proporzioni. Per esempio può facilmente accadere che in un test vengano compresi in misura eccessiva quegli aspetti del settore in esame che si prestano più agevolmente all’elaborazione di prove obiettive. “ (Anne Anastase cit). Quale la campionatura del contenuto nel nostro caso? Il test del nostro concorso non può prevedere una preparazione molto formale e rigida, non può essere sottoposto a procedure di pretest. E a proposito delle prove INVALSI nelle scuole- come abbiamo accennato sopra- ammettiamo pure che i test siano sempre stati validi, allora perché una differenziazione così appariscente tra Sicilia( primi posti) e Lombardia( ultimi posti)? Perché è mancata l’attendibilità data dalle condizioni STANDARDIZZATE da usare: in Sicilia non c’erano gli ispettori a vigilare, in Lombardia sì. Per gli insegnanti siciliani gli allievi sono “pezzi ‘e core” e, si sa, qualche aiutino… Tanto: quis custodiet custodes? Senza contare la diffidenza antropologica che l’insegnante siciliano ha nei confronti di tutto quello che di nuovo viene proposto e che fa ruminare: e se il vero obiettivo non fosse la competenza degli allievi, ma la competenza degli insegnanti?

A sospettare si fa peccato diceva l’amico(degli amici?) Andreotti, ma ci si azzecca sempre.

In questo caso e dopo le disastrose prove passate- si potrebbe pensare che l’NVALSI possa correggere il tiro, equilibrare gli argomenti, ricorrere a diverse campionature, omogenee, equieterogenee, con il fondo di preparazione “presunto” che si ritiene di rilevare con il test. Non abbiamo ancora gli elementi contenutistici e regolatori del bando ufficiale.

Confidiamo che i test proposti alla preselezione siano test ben costruiti che comprendano gli obiettivi cui tende la natura selettiva specifica (si tratta di selezionare insegnanti in grado di insegnare e non di piloti dell’Alitalia) e non soltanto gli argomenti studiati o memorizzati. Si tratterà di una questione di equilibrio che comunque non potrà sfuggire all’intrusione di quell’imponderabile fattore g (l’intelligenza generale) che rappresenta l’intelligenza generale che agisce nell’ombra in ogni campo che attiene

all’umano. E’ soprattutto per questo che le presenti note- a rimbalzo, a spirale, ripetitive o ridondanti o come diavolo volete chiamarle - non si limitano ad una arida elencazione di test, ma propone anche argomenti essenziali: sotto c’è l’idea di STRUTTURA, vale a dire quella serie coordinata di concetti che fanno di ogni concetto un’idea madre, vale a dire un’idea generatrice di altre idee. L’altro aspetto è che i test non saranno semplici domande, brevi, concise, mnemoniche: all’interno della domanda e PRIMA della sua finale formulazione vengono forniti concetti essenziali e informazioni pertinenti.

Ma approfondiamo- per quanto possibile l’aspetto dell’attendibilità. LO ripetiamo: un test può essere valido, ma non essere attendibile: il decametro è uno strumento valido se voglio misurare il perimetro di un’area piccola, ma se dimentico i vari punti in cui lo poggio e lo metto un palmo sempre più in là, lo strumento è valido, ma la misurazione non è attendibile.

Da qui l’esigenza dell’attendibilità. “ il termine attendibilità fa riferimento ala coerenza o fedeltà dei punteggi ottenuti da uno stesso soggetto quando questi venga sottoposto allo stesso test in occasione diverse, o in un insieme di prove equivalenti, o in diverse condizioni di somministrazione” (Anne Anastasi cit).

Come avete già capito questo concetto di attendibilità non riguarda il NOSTRO test, dato che il concetto di attendibilità abbraccia parecchi aspetti della coerenza dei punteggi. Concetti come varianza, coefficiente di correlazione, significatività statistica non ci riguardano. Non si tratta di misurare il vostro umore: in questo caso le variazioni quotidiane dei punteggi ad un test di euforia - depressione sarebbero importanti ai fini del test stesso. Qui l’ansia è un fattore che esiste ma è irrilevante ai fini dell’attendibilità del test. L’attendibilità viene determinata dall’accuratezza delle misurazioni , dall’anonimato, dalla professionalità degli esaminatori. Ma al di là di questo esame necessariamente di carattere generale, esistono dei metodi per esguire un test in maniera veloce e completa? Sì, esiste. Ma è impraticabile: si tratta di riempire la testa con tutte le nozioni che riguardano l’universo della pedagogia, della scuola e delle scienze dell’educazione. E allora, volendo rimanere sul concreto, si possono dare dei consigli desunti dall’esperienza. Chi scrive è un “esperto” solo nel senso etimologico della parola: ESPERTO è chi ha provato, chi ha esperito, chi ha fatto di tante esperienze una ESPERIENZA che si traduce in una mentalità utile, a meno di non considerare l’esperienza “ come il nome che ciascuno di noi dà ai propri errori” come scriveva Oscar Wilde.

La prima regola è il rilassamento. Ci sono mille modi per ottenerlo, i migliori sono utilizzati dalla terapia cognitivo-comportamentale. Qui si suggerisce il metodo della Desensibilizzazione sistematica di Wolpe. I fondamenti teorici della Desensibilizzazione Sistematica sono da ricercare nell’ambito del condizionamento classico. Secondo questo modello di apprendimento uno stimolo, precedentemente neutro, diventa condizionato quando, associato ad uno stimolo che evochi una reazione specifica, finisce con il produrre una risposta simile, ma differente finisce con il produrre la stessa risposta. Lo stimolo incondizionato e quello condizionato devono essere associati ripetutamente perché si stabilisca una connessione altrimenti si estingue. Fuori dagli schemi: se il test somministrato ha natura ansiogena non resta che ripetere il test( i vari tipi di test) in condizioni standardizzate e ripetute. L’ansia scenderà ad ogni nuova somministrazione. Ma questo purchè i test da noi proposti vengano eseguiti tutti, nelle condizioni(presumumibili e verosimili) in cui sarà somministrato il test all’esame vero e proprio. Quali le condizioni presumimibili della mattinata in cui andrete a fare il test?

Vi sveglierete con in mente la prima legge di Murhy: “Se la selezione può andarmi male, sicuramente mi andrà peggio.”

Non credeteci.