La valutazione è imperfetta di Ivana Summa Educazione & Scuola 20.8.2012 Parafrasando il titolo del famoso romanzo di Joseph Conrad, oggi la valutazione può diventare la linea d’ombra della scuola italiana: può diventare un non definito, personalissimo e al contempo universale, momento e processo di presa d’atto dell’impossibilità della perfezione e, insieme, del proprio essere soli quando si valuta. Chiavi di questo passaggio epocale sono il superamento della propria limitatezza e dell’apparentemente opposto sentimento di onnipotenza; superamento che avviene assieme all’accettazione piena della responsabilità professionale di essere soggetti che valutano, si valutano, vengono valutati. E’ questa la prima riflessione che abbiamo fatto dopo aver letto attentamente lo “Schema di regolamento sul sistema nazionale di valutazione in materia di istruzione e formazione“, la cui prima lettura è stata avviata nella riunione del Consiglio dei Ministri del 10 agosto: data molto significativa, perché ci impressiona il fatto che, tra tante questioni urgenti, la valutazione scolastica abbia trovato uno spazio. Certo, in altri tempi – e precisamente il 4 agosto 1977 – veniva addirittura approvata dal Parlamento la legge n. 517 riguardante, tra l’altro, la valutazione degli alunni del ciclo di base.Altri tempi, connotati da un ricco dibattito culturale e scientifico – ma anche politico e sociale - partecipato anche dalla “scuola militante” sulla questione valutativa proprio nella fase di passaggio dalla scuola di élite alla scuola di massa, tanto che la legge altro non era che la formalizzazione giuridica di una cultura valutativa che, con gli apporti di tanti studiosi e testimonial eccellenti (ci perdoni Don Milani!), si stava diffondendo nella scuole del nostro paese. Non possiamo fare la ricca storia normativa che ha segnato in modo contraddittorio e perfino confuso i destini della valutazione del e nel sistema scolastico, ma non possiamo prescindere dal fatto che sono passati ben 15 anni dalle disposizioni normative contenute nell’articolo 21 della Legge delega n. 59 del 15 marzo 1997 che già prevedeva “l’obbligo di adottare procedure e strumenti di verifica e valutazione della produttività scolastica e del raggiungimento degli obiettivi”. Per non parlare del dpr n. 275/1999 che dispone che la scuola individui “le modalità e i criteri di valutazione degli alunni” e, nell’ambito dell’autonomia di ricerca, sperimentazione e sviluppo, eserciti la “ricerca valutativa”, mentre al ministro spettano l’individuazione degli “standard della qualità del servizio”, l’istituzione “di un apposito organismo autonomo di valutazione”, “le rilevazioni per la verifica degli apprendimenti … finalizzate a sostenere le scuole per l’efficace raggiungimento degli obiettivi” . Inoltre, l’art. 25 del D.Legvo n. 165/2001 afferma che ” i dirigenti scolastici rispondono in ordine ai risultati…sulla base delle verifiche effettuate da un nucleo di valutazione…”. Nè possiamo tacere che in questi anni si sono fatti tanti passi soprattutto per mettere in piedi l’istituto di valutazione, INVALSI, mentre sugli altri versanti non sono mancate le sperimentazioni dalle sigle accattivanti – SIVADIS, VALES, VSQ, VALORIZZA – ma dagli esiti discutibili. L’apparizione di uno schema di regolamento sulla valutazione, previsto dalla legge n. 35/2012 e dalla legge n.11/2011, non può essere vista, dunque, come un’inaspettata accelerazione estiva per realizzare un colpo di mano su un tema che chiama in causa tante sensibilità, tante culture ed anche tanti interessi. Certo, l’ istituzione di un Servizio Nazionale di Valutazione obbliga tutti a fare i conti in modo profondo con noi stessi e con la nostra cultura professionale, per poter rimuovere inerzie intellettuali, fumi ideologici, routine didattiche ed organizzative che, come è noto, rappresentano i fondamenti dell’autoreferenzialità. Prima di dire se il regolamento vale un clic su “mi piace”, le scuole, anzi i docenti, dovrebbero provare a dare risposte alle seguenti domande, facendo i conti con le proprie pulsioni ed emozioni oltre che con gli schemi mentali che hanno solide radici nelle pratiche valutative strutturate su solidi “artefatti” come i registri, le pagelle, gli scrutini:
Le altre domande le lasciamo ai lettori, perché noi ne vorremmo fare qualcuna al Ministro:
A conclusione di questo discorso noi siamo disposti a cliccare “mi piace” sullo schema di regolamento per i alcuni semplici motivi, che possono suonare banali e pressapochisti a coloro che, dichiarandosi i veri ed unici esperti di valutazione, pensano che bisogna prima aggiornare i docenti su come si valuta e perchè, per poi passare all’azione. Questi i motivi a sostegno del “mi piace”:
La valutazione è scomoda, lo sappiamo; ma non ci possiamo più permettere di adagiarci sulla free evalutation! |