Trasparenza tra l'abuso e il comico

da Tuttoscuola, 31.8.2012

Trasparenza. È indubbiamente un aspetto importante di una Amministrazione Pubblica che deve rendere conto del proprio operato e che vuole coniugare tutela dei cittadini e qualità del servizio.

Da un po’ di tempo “trasparenza” è, però, diventata anche una di quelle parole di moda utilizzate - non sempre a proposito – da ministri, sindacalisti e politici come sinonimo di efficienza e di qualità del servizio. Trasparenza come valore taumaturgico per risolvere tutti i problemi anche nella scuola.

E nel ricorso disinvolto di quel termine può capitare anche di farne un uso non pertinente con qualche involontario scivolone comico, come è successo, ad esempio, in un comunicato stampa della Cgil-scuola sul concorso per dirigenti scolastici della Lombardia stoppato da una sentenza del Consiglio di Stato.

Dopo aver denunciato, giustamente, l’estrema gravità del fatto con le possibili conseguenti ripercussioni negative sul servizio scolastico lombardo, il segretario Pantaleo addossa esplicitamente al Ministero la responsabilità di quanto accaduto, osservando che si è trattato di “Un'amara sorpresa che si sarebbe potuta evitare se il MIUR avesse gestito con trasparenza e con maggiore attenzione le procedure concorsuali”.

A dir la verità non si capisce proprio come il Ministero, con una gestione più trasparente (?), potesse evitare l’incidente.

Ma la caduta involontariamente comica sta nell’invocare più trasparenza in una vicenda dove proprio la “trasparenza” delle buste ha inguaiato il concorso. In questo caso sarebbe stato meglio, una volta tanto, avere minore trasparenza (delle buste).