Il caso Hotel America Come vanno i miei nipotini a scuola Le pagelle negli Usa sembrano bilanci dello Stato: pagine di numeri per fotografare il mistero degli individui di Vittorio Zucconi la Repubblica, 19.8.2012 Guardo attonito le pagelle dei miei bambini sopravvissuti alla seconda elementare, perché il Signore ha inventato la regola che i nonni facciano regali inutili e in cambio rompano le palle. Frequentano entrambi scuole elementari pubbliche americane, uno nei sobborghi di Washington, l'altro di New York, essendo la scuola pubblica la migliore nel rapporto qualità-prezzo, purché in quartieri buoni dove le tasse sulle case (la vecchia Ici, avete presente?) finanziano quasi interamente l'istruzione. Non sono pagelle, sono bilanci dello Stato. Dozzine di voci coprono l'universo di questi omini e donnine, dall'apprendimento delle materie a varie manifestazioni del comportamento e del carattere, dalle quali si riassume che sono entrambi bravissimi con qualche riprovevole tendenza a fare un po' di casino in classe. Una cosa che rende molto orgoglioso il loro nonno. Se dovessi trarre qualche conclusione da quelle pagine e pagine di "repòrt" (l'accento va sulla "o", se proprio si deve usare una parola inglese) dovrei pensare che gli studenti e gli scolari delle scuole pubbliche Usa sono i migliori del mondo, perché pochi altri sono esaminati con un setaccio tanto fine. Non lo sono. I confronti internazionali compilati dall'Ocse collocano gli studenti americani al diciassettesimo posto nella graduatoria mondiale. L'Italia, se proprio volete soffrire, è ventinovesima, nella zona occupata da Spagna, Irlanda, Grecia e Portogallo, guarda caso - caso? - le nazioni più inguaiate nel calderone bollente di economia e finanza. La lettura delle mostruose pagelline - uno dei due nipoti ha portato a casa un papiro di otto facciate - offre un possibile indizio. Sta nella ossessione americana con la misurazione quantitativa degli studenti, quella che s'illude di poter calcolare quanto profitto ci sia in quel bambini, come un esame del sangue che misura quanti globuli rossi o bianchi, quanta percentuale di grassi o di zuccheri ci siano nel corpo. Ma noi umani non siamo numeri. I voti, i giudizi,i test, le percentuali per calcolare in quale fascia della popolazione scolastica quella cavia con il dito nel naso e una ignobile propensione a lanciare scoreggine per divertire i compagni e scandalizzare le bambine, vada incasellata, sono sempre approssimazioni arbitrarie che vengono prese come risultati scientifici. Sono foto istantanee di un uccello in volo, che nulla dicono da dove venga, dove andrà, o potrà andare, un istante dopo. Albert Einstein era notoriamente un mediocre studente, come lo erano Steve Jobs, Bill Gates o Mark Zukerberg. James Joyce, forse il più grande scrittore in lingua inglese ed eccellente liceale, si arrese agli studi di medicina per l'incapacità di superare gli esami. Anche inondare le classi dei più piccoli con tsunami di argomenti e materie disparate - biologia marina, economia, lingue straniere, musica, storia, zoologia, ecologia, anatomia sono soltanto alcune delle dozzine di infarinature che leggo sulle pagelle dei nipotini oltre le solite materia - non produce necessariamente piccoli Da Vinci. Il principio che mettendo incinta nove donne contemporaneamente il bambino nasca in un mese non sembra funzionare in biologia nè in pedagogia. Escono ottimi cittadini da pessime scuole e pessimi da ottime scuole. L' "Unabomber" che terrorizzò per anni l'America era laurerato a Harvard, e professore a Berkeley, con un dottorato in matematica. Uccise tre persone e ne ferì tredici La pletora di riforme che travolgono i sistemi scolastici in tutto il mondo sono la prova che nessuno possiede la formula magica. Tutto dipende da quell'individuo, dai suoi talenti, dalla voglia di investirli, dalla risposta agli stimoli esterni quando crescerà, dall'ambiente familiare dal quale proviene, dall'intelligenza e dalla umanità di chi lo segue. Ecco che cosa detesto dei test, scusate la cacofonia: sono disumani. Ho voluto anche io fare un piccolo esperimento. L'unica voce nella quale una delle mie cavie non aveva avuto ii massimo dei voti era Educazione Fisica, pur essendo lui uno sportivone fanatico senza un milligrammo di ciccia. Gliel'ho fatto notare con aria fintamente severa e mi ha fatto spallucce: "Perché l'insegnante è noioso e io lo prendo in giro". L'infame rideva. E io con lui. |