Caro Francesco 2… e 3!

di Maurizio Tiriticco ScuolaOggi 13.8.2012

Anche Stefano Bartezzaghi oggi su “la Repubblica” prende posizione contro i test all‘italiana, e anche lui, che di enigmistica si intende, ravvisa nei nostri test italici più giochi di parole – e ricorda anche gli astrusi test che la motorizzazione somministra agli aspiranti automobilisti – che prove di verifica di date conoscenze (non dico né abilità né competenze, perché fanno parte di altri mondi!). L’articolo è gradevole e accattivante, ma… non centra il problema! In effetti, anche Bartezzaghi è… “fuori di test” quando afferma: “Quantificare una valutazione significa sforzarsi di conferire il massimo dell’oggettività a una materia che è impregnata di soggettività”. La gradevolezza dell’articolo è alta, ma la questione test non è centrata! Che cosa è l’oggettività? Che cosa è la soggettività? Sono due aree assolutamente distinte: e, se riteniamo che una materia è impregnata di soggettività, siamo assolutamente fuori strada, qualora su questa volessimo proporre e somministrare un test.

Ma, andiamo con ordine. Sono dati oggettivi tutti quelli che universalmente riconosciamo tali, in quanto il consenso, purché in relazione a un dato contesto, è condiviso. Non si tratta quindi di una Verità con la A maiuscola, ma semplicemente di una realtà condivisa. E condivisa in quanto afferisce a un dato e predeterminato contesto accettato come Vero. Pertanto, l’infinito mondo delle proposizioni o item (parte nominale e parte verbale) solo in parte rientra nel criterio Vero/Falso. Proposizioni come “l’area di un triangolo si ottiene moltiplicando la base per l’altezza e dividendo il prodotto per due” oppure “la capitale della Francia è Parigi” oppure “la Costituzione della Repubblica italiana è entrata in vigore il primo gennaio 1948” sono Vere, in quanto risultano tali nei/dai contesti di riferimento. Qualsiasi modifica si proponga nella parte verbale rende falsa la proposizione, o item. “L’area di un triangolo si ottiene moltiplicando la base per l’altezza”; “la capitale della Francia è Berlino”; “La Costituzione italiana è entrata in vigore il 27 dicembre 1947”. Di questo passo, potrei costruire milioni di proposizioni/item Falsi a fronte di uno solo Vero. Di qui si deduce che il mondo delle proposizioni Vere è estremamente piccolo a fronte dell’infinito mondo delle proposizioni False.

Ma vi è poi un secondo infinito mondo! Quelle delle proposizioni che non sono né Vere né False e che riflettono soltanto opinioni, punti di vista, preferenze e quant’altro! Quello del “mi piace/non mi piace”, o dell’”Ok/Non Ok”. E nelle nostre conversazioni abituali sono proprio i punti di vista che occupano l’area maggiore. Il tifo per una squadra di calcio non ha nulla di Vero/Falso, anche se in quella data e in quella partita il risultato “oggettivo” è stato quello e non un altro! Se poi il giocatore x abbia giocato bene o male, rientra nelle diatribe del lunedì e qualunque proposizione, pro o contro, non avrà mai il crisma della oggettività. Discorso analogo vale per il voto dato a un partito! La mia convinzione per il partito x si scontrerà sempre contro la convinzione del mio avversario che vota per il partito y! Per non dire dei talk show televisivi in cui l’Ok/Non Ok la fa pressoché da assoluto padrone! Le uniche Verità sono che Tizio è del partito x, Caio del quotidiano y e via dicendo… il resto è spettacolo! Seducente o noioso che sia!

Da quanto detto, si deduce che, a proposito di una data disciplina di studio – o di più discipline, se si sceglie l’area della pluridisciplinarità – l’attenzione massima va data solo a quelle proposizioni assolutamente incontestabili. Ovviamente la prova può essere resa facile o difficile a seconda della scelta che l’esperto testista disci-o pluridisciplinare adotta: ovviamente, io non dantista posso far cadere anche il più esperto dantista, andando a scovare e a rappresentare come item informazioni e dati scarsamente significativi ai fini di accertare una reale padronanza su Dante e la sua opera. E debbo anche assolutamente fare attenzione a non rappresentare come Vero/Falso opinioni e giudizi che appartengono all’area dell’OK/Non Ok. A meno che non si intenda rappresentare date opinioni, quelle di Croce, ad esempio, contenute nel suo noto “La poesia di Dante”.

Un’attenzione particolare va data ai test di comprensione della lettura. In un racconto, ad esempio, è estremamente facile cadere nell’errore di indicare come oggettivo quello che oggettivo non è: occorre che il testista – ed anche per certi versi linguista ed educatore linguistico (non mi piace l’espressione di sempre di insegnante di lettere) – abbia netta consapevolezza delle differenza che corre tra i valori intenzionale, autonomo, esplicito e comunicativo di in passo, tra fabula e intreccio, significante e significato, connotato e denotato, tra un enunciato locutivo e uno perlocutivo, e via dicendo! La lettura/comprensione di un testo è piena di insidie, e proporre un test di comprensione della lettura è impresa ardua. E non è un caso che è proprio su questi test che certi “esperti” scivolano… agevolmente!

Insomma, se il “Fuori test” di Bartezzaghi ci aiuta ulteriormente a riflettere sulla natura e la fattura di un test, ben venga, ma è indubbio che non ci dà la chiave risolutiva! Rifletti Francesco! F. Scrima, ovviamente, ma anche… perché no? Francesco Profumo! E ora, Buon Ferragosto! Anche ai testisti improvvisati… e perdonati dal Ministro… perché qualche peccatuccio veniale si perdona sempre!