IL CASO
"Asili e buoni scuola per i veneti doc" Primo via libera alla legge: priorità a chi risiede da 15 anni. Proteste anche nel Pdl Nicola Pellacani la Repubblica, 15.9.2011
VENEZIA - "Prima i veneti" è lo slogan che ha accompagnato Luca Zaia
in tutta la campagna elettorale, che l'ha incoronato governatore con
percentuali bulgare. Un motto che, nei mesi successivi, non ha mai
smesso di echeggiare nel Palazzo della Regione a guida leghista.
Tant'è che adesso lo slogan si sta trasformando in un progetto di
legge. Anzi tre progetti di legge, che hanno ricevuto il primo via
libera in Commissione affari istituzionali del consiglio regionale,
e prevedono la precedenza assoluta nelle graduatorie di accesso ad
asili e servizi per la prima infanzia, buoni scuola e case popolari
a chi risiede in Veneto da almeno 15 anni. Si tratta solo del primo
passo, ma ce n'è abbastanza per scatenare un mare di polemiche e
l'indignazione di tanta parte della popolazione veneta e non. Il pacchetto legislativo era quello presentato dalla Lega a inizio legislatura, che introduce una corsia preferenziale a coloro che risiedono o lavorano in Veneto da almeno 15 anni nell'accesso ai servizi sociali, nelle graduatorie per gli asili nido e i servizi per la prima infanzia, nelle agevolazioni per il diritto allo studio, nelle assegnazioni di alloggi pubblici e nei contributi per la prima casa. "Norme demenziali e razziste", ha protestato Laura Puppato, capogruppo del Pd. "Proposte di pura propaganda che discriminano bambini e famiglie", ha aggiunto Stefano Valdegamberi dell'Udc. Ma alle critiche dell'opposizione si è associato anche Laroni: "Odioso discriminare i bimbi. Mi rifiuto di votare queste proposte di legge. La Lega dovrebbe ritirarle". Non pare però che il Carroccio abbia intenzione di fare marcia indietro. "Queste proposte di legge - ha ricordato Federico Caner - fanno parte del programma elettorale con cui abbiamo vinto le elezioni. La proposta non è in contraddizione con la Costituzione poiché non parla di "esclusione", bensì introduce il criterio di priorità". Al massimo i leghisti sono disposti a fare un piccolo sconto sugli anni. "Per noi ciò che conta è l'affermazione del principio, soprattutto in tempi in cui le risorse sono limitate. Al massimo possiamo quindi rivedere il limite dei 15 anni", conclude Caner. La vicenda non è passata inosservata al mondo della Chiesa che attraverso Monsignor Fabio Longoni, delegato alla Pastorale Sociale, parla di incostituzionalità del testo legislativo "perché discrimina i cittadini nei diritti fondamentali garantiti dalla Costituzione". |