DIRITTO di CRONACA A scuola senza bidelli Flavia Amabile La Stampa, 13.9.2011 Ritorno a scuola per quasi otto milioni di studenti a partire da ieri. Il ministro dell’Istruzione ha augurato a tutti «in bocca al lupo» e ha provato a lanciare parole di rassicurazione ma sono servite a poco: l’anno si è aperto comunque tra proteste e novità non del tutto piacevoli. I bidelli, ad esempio. Sono stati 14.500 i posti tagliati solo quest’anno, alla fine di un triennio che ha portato ad un calo di quasi 2 bidelli su 10. Risultato? Interi edifici senza nessuno a pulire o vigilare, come denuncia la Flc-Cgil in un dossier. A Roma i ragazzi di una scuola media del centro saranno invitati a pulire i propri banchi se dovessero sporcarli, alla Carlo Levi di Bari i ragazzi potranno andare in bagno solo per due ore al giorno e alla Vittorio Alfieri già lo scorso anno i genitori vigilavano a turno l’ingresso. «Gli insegnanti di sostegno sono 94 mila, il picco più alto raggiunto nella scuola italiana», avverte il ministro. Ne mancano oltre 65mila rispetto alle esigenze, rispondono da «Tutti a scuola», associazione di bambini afflitti da deficit intellettivo e sensoriale che domani scenderanno in piazza a Roma per protestare. Il Codacons ha avvertito che è ancora alto il rischio di classi-pollaio, e gli esempi non mancano: a Roma si è evitata per poco una classe da 42 persone mentre in Umbria da 37 si è riusciti ad arrivare a 31 alunni in classe. Il ministro si difende ricordando che le classi sovraffollate sono «poco più di 2 mila su oltre 340 mila, sono lo 0,6% e non rappresentano l'immagine della scuola italiana». Nulla da fare. Impossibile fermare le mobilitazioni. Partito l’anno scolastico sono partite anche le proteste. L’appuntamento più importante è per il 7 ottobre con manifestazioni in tutt’Italia ma ieri a Roma in molti sono scesi in piazza. I ragazzi dell’Unione degli studenti hanno organizzato flash mob al Pincio e alla stazione Termini di Roma. Quindi, armati di pentole e coperchi, hanno protestato sotto la sede del ministero dell’Istruzione al grido: «Suoniamogliele! La musica deve cambiare». A contestare non sono soltanto gli studenti. I prof di latino e greco dei licei classici si sono dati appuntamento sempre davanti al ministero con striscioni e megafono per protestar econtro la riforma. Secondo i docenti l’unificazione degli insegnamenti di storia e geografia e la riduzione delle ore per l’italiano non solo fornirà una preparazione minore agli studenti ma ha creato squilibri nell’assegnazione delle cattedre. All’interno delle graduatorie ora entrano docenti di varie materie che concorrono tra loro. «Si crea così - spiegano - una guerra fra poveri per il lavoro che coinvolge nord e sud, docenti giovani e di ruolo, tutto a scapito di un settore da tempo alle prese con tagli e ridimensionamenti». La loro protesta è stata ascoltata. I prof di latino e greco hanno incontrato il direttore generale del ministero per il personale che ha ammesso lo squilibrio e promesso che il problema verrà sanato nel 2012. Anche la Regione Toscana ha espresso il suo malcontento facendo fatto ricorso alla Corte Costituzionale contro la norma, contenuta nella manovra finanziaria varata dal governo nel luglio scorso sull’accorpamento degli istituti comprensivi che rischia di coinvolgere tre quinti delle istituzioni scolastiche cioè circa 5.700 delle attuali 10.500 istituzioni esistenti, quasi tutte della primaria. Il taglio dei fondi alla scuola sarà di 48 milioni di euro rispetto allo scorso anno. Dunque le risorse per l’offerta formativa continuano a essere ridotte. La direttiva 2011 che sarà presentata in commissione Cultura alla Camera, prevede uno stanziamento di 78,7 milioni di euro, contro i 126,7 resi disponibili nel 2010. |