«Ma la scuola reale è tutta un´altra cosa»
Quadro utopistico quello della Gelmini. di Fabiana Cusimano la Discussione, 3.9.2011
La scuola pubblica italiana non sta così bene come sostiene il
ministro dell´Istruzione Mariastella Gelmini. Ne è convinto il
coordinatore nazionale della Gilda, sindacato degli insegnanti, Rino
Di Meglio. «È una scuola da conferenza stampa quella illustrata
dalla Gelmini - afferma - Ha già subito tagli pesantissimi. Voglio
ricordare che abbiamo perso 130mila posti: e questi sono solo i
tagli che ha subito la scuola in questi ultimi tre anni. In più, ci
sono delle riforme che, specialmente per quanto riguarda la scuola
primaria e quella di secondo grado, continueranno a imporre dei
tagli delle cattedre».
Innanzitutto, la scuola italiana soffre da sempre di carenze di
risorse. I tagli hanno dato vita a classi sovraffollate, le
cosiddette "classi pollaio" per intenderci, per cui si insegna poco
e male. Non ci sono risorse per l´integrazione degli alunni
stranieri: rispetto al fenomeno dell´immigrazione la risposta della
scuola, che dovrebbe essere lo strumento primario per coinvolgere
l´immigrato alla nostra cultura e al nostro linguaggio, è invece
molto debole perché non ci sono insegnanti disponibili. Sono poche,
poi, le risorse per gli alunni più svantaggiati a livello economico.
Voglio ricordare, inoltre, che negli ultimi anni abbiamo condotto e
vinto numerosissime cause insieme ai genitori per affermare il
diritto degli alunni disabili alle ore di sostegno. Per non parlare
poi della situazione strutturale: più della metà delle scuole
italiane fanno i conti con edifici fatiscenti, che non rispettano le
norme di sicurezza. È questo lo stato di salute reale della scuola
pubblica del Belpaese.
È un male. Perché dagli istituti professionali fuoriescono tecnici
molto richiesti dal mercato: odontotecnici, infermieri, cuochi, ecc.
Questi istituti hanno subito un calo perché c´è stata una campagna
terroristica sulla loro abolizione che ha potato, ovviamente, a una
fuga verso i licei.
Direi proprio di sì. Continueremo a essere un Paese pieno di medici,
avvocati, purtroppo disoccupati. Mentre invece continueranno a
mancare, ahinoi, tecnici di una certa specializzazione e formazione.
È davvero troppo tardi. Ogni anno ci rifilano la storia
dell´importanza delle nuove tecnologie, ma di concreto poi non si fa
nulla. Ricordo, ad esempio, come nella precedente campagna
elettorale si parlava delle tre "I", Inglese, impresa e informatica.
Tutti slogan elettorali che non hanno portato a nulla di reale.
Le direi, come prima cosa, che farebbe bene a fare meno propaganda e
più fatti. La cosa più deludente di questo ministro è infatti che
non ha mai difeso efficacemente la scuola all´interno del governo.
Questa è, secondo me, la cosa peggiore che rimarrà degli anni del
suo ministero.
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