Cagliari
«Anche se senti falsi o lontani i comunicati del Ministero, quello
che conta all'avvio di anno è rispondere agli alunni, è la relazione
educativa, il legame con chi impara, l'artigianato della didattica
riscoperto con i tuoi colleghi. Non è rassegnazione, siamo
indignati. Ma sentiamo la responsabilità civile. E anche un'altra
cosa: l'attaccamento al lavoro, la non rinuncia». Insegnante di
ruolo da 29 anni, esperta di didattiche attive del movimento di
cooperazione educativo, Luisanna è maestra in una scuola del centro
di Cagliari con 900 alunni. «Stiamo riprovando di fare le classi
aperte, come negli Anni Settanta, mettendo insieme 40 bambini per
poi fare gruppi, ricomporli, riorganizzarsi per difendere la scuola
attiva, quella che non incolla nei banchi ma crea azione,
entusiasmo, possibilità, favorendo le compresenze rese difficili dal
taglio delle ore. Non possiamo rinunciare al nostro saper fare
scuola, alle esperienze, ai risultati di tanti anni. Sarebbe un
rinnegare se stessi, una dignità».
Napoli
Il senso di queste parole lo conferma Paola Carretta. Ha insegnato
lettere nella difficilissima periferia orientale di Napoli. Poi è
stata dirigente nelle scuole difficili del centro storico e poi a
Piscinola, Pianura, Soccavo. La scuola Pirandello a ordinamento
musicale - che ha appena lasciato per andare in pensione - ha 700
alunni.
«È da anni che abbiamo imparato a fare le nozze coi fichi secchi,
senza che il dibattito pubblico del Paese se ne occupasse. Qui,
nella scuola di base, dove si crea cittadinanza, il progetto su
cittadinanza e Costituzione, che ha visto una partecipazione
entusiasta dei ragazzi deve cercare oggi i soldi nel pacchetto sulla
sicurezza. Scoviamo fondi sempre più scarni ovunque, con difficili
negoziazioni. Perché è da tempo che i soldi a sostegno
dell'autonomia delle scuole - legge 440 del 1997 - sono una chimera.
Qui, fino al 2013, c'è ancora qualcosa dal Fondo sociale europeo per
l'obiettivo dedicato al Mezzogiorno. Ma poi? Si fa fatica a fare
bene la musica, gli strumenti non possiamo comprarli più per i
ragazzini meno fortunati; è faticoso tenere in piedi il progetto
sportivo fondato sul canottaggio; bisogna letteralmente inventarsi
come curare le competenze cruciali in Italiano, matematica, lingue
straniere, quelle misurate dall'Ocse. Eppure a continuare a fare
queste cose ci si riesce. Ma solo grazie all'abnegazione dei
docenti, alla dedizione. Ce ne sono anche di meno bravi. Ma sono
un'esigua minoranza. La scuola tiene grazie a questo attaccamento».
Roma
Paolo Mazzoli, fisico, ha insegnato per 15 anni nella scuola
primaria dedicandosi alla sperimentazione della didattica in scienze
con i più piccoli. Poi è diventato dirigente e oggi guida la scuola
Angelo Mauri di Roma. Gli chiedo nel merito della finanziaria, legge
111 del 2011.
«La finanziaria ha l'articolo 19 dedicato alla scuola. Il comma 4
riunisce in istituti comprensivi, con minimo mille alunni, le scuole
primarie e medie. Oggi sono in atto ricorsi da almeno 3 regioni. Ma
ok: diciamo che, grazie all'abnegazione di chi fa scuola, può essere
anche un'occasione. Per costruire una scuola di base, come in
Danimarca, fondata sulla continuità dai 3 ai 14 anni. Ma questo si
fa solo se ci sono dirigenti per tutte le scuole, cosa che non è. E
poi il comma 6 vieta che ci siano docenti esonerati sotto le 55
classi. Ma come si fa a governare una sfida didattica e
un'organizzazione complessa senza un team di coordinamento? Mi
verrebbe di proporre di cassare il comma o di annullare qualche
migliaio di esoneri e darli alle scuole autonome, una misura a costo
zero. Intanto i docenti tengono, sì. Ma c'è bisogno di formazione. I
bambini e il mondo sono cambiati e pure le discipline. Perché non
estendiamo alle scuole medie e superiori le 2 ore pagate per
progettare e riflettere insieme, che è la base di ogni formazione:
da 20 a 22 ore; e alla scuola d'infanzia 23 ore di lezione +2 di
progettazione comune. Ma a patto che ci siano spazi contrattuali e
soldi anche per guidarla e poi sul sapere e su come si trasmette ci
vuole una formazione che alzi l'asticella per tutti».