Ecco perché Gelmini non vuole
che si insegni la Costituzione

Il pollo di Trilussa e le classi-pollaio

Franco Labella l'Unità, 22.9.2011

Il pollo di Trilussa e le classi-pollaio.

La statistica, si sa, non dà un’immagine precisa della realtà. E’ la storia del famoso pollo di Trilussa. Certo che poi, quando si sente la giovane scrittrice di favole dire che il numero delle classi-pollaio (quelle con un numero di alunni superiori a quello consentito dalle norme sulla sicurezza e dal buonsenso pedagogico) è statisticamente inferiore all’1% del totale delle classi in tutta Italia, qualche ulteriore dubbio viene. “Non si può dare la rappresentazione di una scuola nella quale la norma sia costituita da classi con oltre 30 alunni” è la dichiarazione ANSA del giovane Ministro. L’anno scorso avevo due prime di 32 alunni con un portatore di handicap. Quest’anno ho una prima di 26 con un portatore di handicap ed anche una seconda con 32 studenti frutto della fusione di due prime. Ho fatto poi una piccola indagine, limitata a dove vivo, solo tra colleghi, parenti e conoscenti e il numero delle classi che superano il limite consentito è decisamente superiore a questo famoso 1%. Vuoi vedere che il pollo si mangia solo a Napoli?

Mele e pere.

Con le statistiche ed i confronti numerici la giovane scrittrice di favole ed il MIUR non hanno vita facile. I colleghi di Storia dell’Arte segnalano all’opinione pubblica la riduzione delle ore di lezione in seguito al riordino gelminiano delle scuole superiori. Qualche mese fa una interrogazione di deputati del PD Mele e pere.
Con le statistiche ed i confronti numerici la giovane scrittrice di favole ed il MIUR non hanno vita facile. I colleghi di Storia dell’Arte segnalano all’opinione pubblica la riduzione delle ore di lezione in seguito al riordino gelminiano delle scuole superiori. Qualche mese fa una interrogazione di deputati del PD aveva segnalato la stessa questione a proposito delle ore di Diritto ed Economia . In entrambi i casi le risposte del Ministero sono state che non c’era alcuna riduzione. Perché, secondo il loro metro, bisognava confrontare i tagli attuali solo con le “mele” (gli indirizzi di ordinamento) e non anche con le “pere” (le numerose sperimentazioni come le Brocca tutte eliminate dal riordino). Finisce che la scuola deve restare alla frutta….

Educarli da piccirilli.

La giovane scrittrice di favole non ritiene necessario che la Costituzione venga studiata a scuola. E’ per questo che non attiva l’insegnamento di “Cittadinanza e Costituzione” anche se ad ogni intervista o quando va al Quirinale continua a parlare della “disciplina che non c’è” nelle pagelle degli studenti italiani. Come non segnalare allora che, grazie ai loro insegnanti ed a chi ha finanziato il dono, ad ognuno dei 720 alunni di un circolo didattico di Ponticelli, periferia difficile napoletana, nei giorni scorsi è stata donata una copia della Costituzione? Poche favole e tanta Costituzione. I piccirilli ringraziano.

Il cronometro.

Aprono le scuole e continuano i tagli. Come si reagisce? Uno pensa con l’informazione alle famiglie, coinvolgendo l’opinione pubblica, facendo intervenire il noto intellettuale o prof. universitario a sostegno della causa ma anche con gli scioperi, le azioni di protesta, i flash mob e i gazebo davanti alle scuole. Roba “comunista” insomma. Nel Belpaese qualcuno, però, non rinuncia all’inventiva e alla creatività ma, soprattutto, evita la roba “comunista”. Ci sono Dirigenti scolastici di scuole che, in presenza dei tagli alle risorse, invece di premere per avere quello che serve per le supplenze, si inventano l’ora di lezione di 59 minuti. A che servirà mai questa trovata? Serve a far accumulare ai docenti riottosi preziosi minuti da recuperare nelle supplenze. Così si trova il modo di far fare gratis quello che dovrebbe essere pagato. Certo l’ora di 59 minuti richiede alte professionalità. Mica puoi sbagliare e farla di 58 o 57. Per cui al prossimo concorso per Dirigenti scolastici invece del quizzone, pure infarcito di errori, magari sarà il caso di farci venire la FIN o la FIDAL. Nel nuoto e nell’atletica i cronometri li sanno far funzionare. Abituiamo a questo pure le scuole. In fondo, come si dice, l’importante non è vincere la sfida educativa. Basta partecipare. E se lo diceva De Coubertin avrà avuto ragione pure lui.

La settimana corta.
Troppa scuola fa male.

Parola della giovane scrittrice di favole che, su questo assunto, ha costruito il riordino delle superiori. Ventisette ore per i bienni sono più che sufficienti a fronte delle trenta ore della media inferiore e alle precedenti trentatré delle sperimentazioni bocciate in blocco. Se il messaggio è questo come si fa ad impedire la moda della settimana corta? Ormai le scuole fanno a gara. Vuoi mettere la famiglia che si riunisce di sabato e sopperisce alle mancanze delle scuole con una bella visita ai musei o con la gita nelle città d’arte. Ma veramente la nostra platea non è fatta di liberi professionisti che non lavorano di sabato. Ma veramente la scuola dovrebbe essere un presidio in quella realtà difficile di Palermo, Napoli e perfino Milano. Ma veramente con la settimana corta il problema alle famiglie glielo creiamo. Troppa scuola fa male. Ce lo chiede l’Europa. E poi risparmiamo anche sulla carta igienica……

Zeitgeist.

Lo spirito del tempo pervade, ahimè, anche le scuole. Autonome fino al punto da non riuscire a impedire che le poche risorse vengano pure impiegate per qualche stranezza, diciamo così. Nei giorni scorsi abbiamo appreso dai giornali di una piacevole alleanza tra un Dirigente scolastico ed il suo DSGA di Piazza Armerina. Virtuosi nell’amministrare i fondi? Alleati nel far quadrare i conti nonostante i tagli? Pronti a far pagare alle famiglie i contributi “volontari” senza i quali le scuole ormai non vanno avanti? Insomma, non esageriamo. Pronti a servire lo Stato o meglio a servirsi dello Stato con qualche piccola distrazione di fondi. Ma per una buona causa. La loro. E se una volta con le malversazioni ci si pagava, magari, le rate del mutuo o l’auto di lusso, oggi bisogna essere “moderni” e seguire modelli illustri. Con i soldi i due si pagavano i viaggi. Dal Belpaese del bunga bunga fino alla lontana Romania. Alla riscoperta della Dacia romana? Per testare le mete dei viaggi delle scolaresche? No alla scoperta delle escort. Rumene. Ma per via dell’Impero, non per altro.