L'integrazione non si discute, «Nell'ormai pluridecennale storia dell'integrazione scolastica degli alunni con disabilità - scrive Dario Ianes -, nonostante il suo indiscutibile valore civile, i notevoli investimenti in risorse finanziarie e umane, gli sforzi e la buona volontà di tanti insegnanti e operatori e alcune ottime esperienze di buona integrazione, il sistema scuola nel suo complesso non è ancora riuscito a creare efficaci prassi che rispondano in modo equo e stabile ai diritti degli alunni con disabilità e delle loro famiglie». Un importante invito al dibattito, dopo la presentazione, qualche mese fa, del Rapporto "Gli alunni con disabilità nella scuola italiana: bilancio e proposte", che tanto ha già fatto discutere, in particolare sul nuovo ruolo che secondo tale documento dovrebbero assumere gli insegnanti di sostegno di Dario Ianes*, Superando 6.9.2011
A poco più di un mese dalla
presentazione ufficiale del Rapporto Gli alunni con disabilità nella
scuola italiana: bilancio e proposte dell'Associazione
TreeLLLe, della Caritas Italiana e della Fondazione Agnelli (Erickson,
2011), l'eco suscitata in particolare dal quinto capitolo dello
stesso ["Linee progettuali per un nuovo approccio all'integrazione
scolastica degli alunni con disabilità, N.d.R.] è stata davvero
notevole, sia nella stampa sia nei vari social network e blog, per
arrivare allo scambio di idee nelle associazioni professionali e
scientifiche.
Sentendo direttamente le prime
impressioni sul Rapporto, ho colto condivisione su alcune parti di
esso, accanto a varie perplessità, timori, paure e scetticismo.
Queste reazioni mi hanno spinto ad allargare ulteriormente la
conoscenza degli elementi fondamentali di questa proposta,
sottolineando che l'integrazione non è in discussione, ma la sua
realizzazione è spesso insoddisfacente.
Il punto del Rapporto che più di altri
ha fatto discutere è l'evoluzione dell'attuale figura
dell'insegnante di sostegno. L’ipotesi progettuale prevede infatti
il passaggio degli insegnanti di sostegno all'organico normale delle
scuole e contemporaneamente la creazione di un congruo numero di
insegnanti "specialisti" ad alta competenza, con un profilo
professionale ad hoc, formati al massimo livello e stabili nel loro
ruolo. Questi specialisti sono figure professionali a tempo pieno,
in grado di formare e supervisionare le varie componenti
scolastiche, fornendo loro competenze chiave per un'efficace
didattica dell'integrazione. Essi non hanno ore di lavoro didattico
diretto con gli alunni con disabilità, sono operativi su base
territoriale, prestando la loro opera itinerante in una serie di
scuole, e hanno sede nel Centro Risorse per l'Integrazione (CRI).
Queste dunque sono le linee
progettuali del nuovo modello, con i punti fermi da cui partono e
gli scenari che intendono realizzare. Troppo lontane dalla
situazione attuale? Troppo pericolose? Troppo destabilizzanti?
Troppo scomode per chi vuole vivere solo di rendita di posizione?
Alla fine di questo commento mi piacerebbe che, in tutta onestà
intellettuale, il Lettore riconoscesse alla proposta, anche se fosse
nel più completo disaccordo in merito ai suoi vari aspetti,
l'obiettivo positivo e costruttivo di realizzare compiutamente
un'integrazione scolastica di qualità, in nome dei diritti degli
alunni con disabilità e delle loro famiglie, attraverso un
cambiamento radicale che innovi concettualmente in modo profondo e
non si accontenti di resistere in trincea ai continui tagli della
politica scolastica governativa.
* Università di Bolzano. Componente della Direzione Scientifica dell'VIII Convegno Internazionale La Qualità dell'integrazione scolastica e sociale, Rimini, 18-20 novembre 2011.
Sulla materia trattata nel presente testo, suggeriamo anche la lettura - sempre nel nostro sito - di: Una proposta per il futuro dell'inclusione scolastica (di Salvatore Nocera, cliccare qui) e Salviamo i princìpi, ma miglioriamo la qualità dell'integrazione (di Flavio Fogarolo, cliccare qui). |