In un decalogo i vantaggi
della scuola multiculturale
da
Tuttoscuola,
30.9.2011
Un decalogo che spiega i vantaggi della scuola multiculturale. A
presentarlo è Vinicio Ongini, autore di saggi e libri per bambini,
maestro per vent'anni e attualmente all'ufficio integrazione alunni
stranieri del ministero dell'Istruzione. Si tratta di una specie di
documento suddiviso in dieci parole, ognuna delle quali spiega
perché la scuola multiculturale è più virtuosa.
1. La prima parola è 'Qualità':
"La presenza di alunni stranieri nelle scuole - si spiega - migliora
il livello di istruzione". Per rafforzare questa tesi viene portato
l'esempio di Torino: "Secondo l'indagine di Tuttoscuola sul sistema
di istruzione nazionale, maggio 2011, un'indagine composta da 96
indicatori, Torino (dove la presenza di stranieri è molto alta) è la
prima tra le grandi città per la qualità della scuola. E la sua
posizione è migliorata, così come quella del Piemonte in generale,
rispetto agli esiti dell'indagine sulla qualità della scuola di
quattro anni fa".
2. Al secondo punto ci sono 'Le chiavi di
casa', slogan secondo il quale "le famiglie degli
immigrati e i loro figli portano nelle nostre classi idee diverse di
infanzia". A tal proposito si citano le parole di alcune maestre
delle scuole della Val Maira e della Valle Po, nel cuneese, riferite
agli studenti stranieri: "Alcuni di questi ragazzini hanno più
rispetto per la scuola. Sono i primi a lavare i banchi quando
facciamo laboratorio e, se lo chiediamo, fanno pulizia senza tante
storie... A volte li vediamo occuparsi dei fratelli più piccoli, o
buttar via la spazzatura, in generale sono più autonomi. Alcuni
hanno le chiavi di casa, come noi ai nostri tempi...".
3. Terzo parola è 'Matematica',
secondo cui "gli studenti asiatici delle nostre scuole eccellono in
matematica e nelle materie scientifiche".
4. Quarta parola 'Impegno', in
cui sono riportate le parole di una professoressa di lettere delle
medie, in provincia di Cremona: "Gli alunni stranieri ci tengono di
più alla scuola, si impegnano di più, per loro è ancora importante
la scuola... C'è il problema della lingua, soprattutto per chi è
appena arrivato, ma alcuni ce la mettono propria tutta e
recuperano".
5. Quinto punto 'Le lingue',
secondo cui gli studenti stranieri sono più predisposte a imparare
le lingue. Dicono due maestre della scuola di Dronero, in Val Maira,
nel cuneese: "I bambini della Costa D'Avorio, nelle nostre classi,
parlano anche il francese, la loro lingua nazionale, e notano subito
le somiglianze con l'occitano, la nostra lingua di minoranza. Sono
più predisposti, sono abituati a muovesi tra più lingue. Quando
entra la dirigente scolastica dicono: 'Bonjour madame!'".
6. Al sesto punto troviamo 'Lo scambio'.
"Scambiando si impara", è lo slogan delle scuole toscane che fanno
periodicamente, da dieci anni, visite e scambi di studenti, presidi,
professori, con lo Zhejiang, la regione della Cina da cui viene la
gran parte dei cinesi in Italia. Uno dei protagonisti di questa
relazione diplomatico-didattica è un insegnante di italiano e storia
dell'Istituto professionale di Prato, una scuola con molti allievi
cinesi. Lui ha imparato la lingua cinese da autodidatta e ha degli
amici cinesi, in fondo è anche lui un immigrato in Toscana, i
genitori sono di Avellino. Racconta : "La nostra prospettiva è
quella di dare e ricevere... per imparare a conoscersi ci vogliono
sofferenze e scontri ma la scuola nel suo piccolo è un luogo
privilegiato".
7. 'Internazionale' è la parola del settimo
punto e spiega che "nelle classifiche internazionali
delle Università, per esempio quella del Times Higher Education, la
percentuale degli studenti stranieri sul totale degli iscritti è uno
degli indicatori della qualità e del prestigio dell'Istituto".
8. 'Il merito' è l'ottavo punto
e spiega che gli alunni stranieri, rispetto agli italiani,
"ricorrono meno alle raccomandazioni, un vizio nazionale figlio di
un familismo ancora persistente, ostacolo, questo sì, per la
conquista di una piena cittadinanza".
9. Il nono punto è 'L'evidenziatore':
"gli studenti stranieri nelle nostre scuole sono un evidenziatore
dei nostri modelli, delle nostre pratiche e dei nostri stili
educativi. Essere visti e quindi valutati da stranieri è anche fonte
di malintesi e di incomprensioni ma può essere un vantaggio.
Possiamo capire di più che cosa noi stiamo facendo e ridare
significato al nostro fare scuola. Possiamo guadagnare dallo sguardo
degli altri".
10. Decimo e ultimo punto è 'L'occasione',
perché "i sindaci di due piccoli comuni hanno riaperto la scuola che
stava per chiudere perché sono arrivati nuovi alunni indiani nelle
campagne lombarde, lungo le sponde del fiume Oglio, e piccoli
rifugiati del Kurdistan e dell'Afghanistan sull'Appennino
calabrese". Ecco perché "conviene guardare con più curiosità ed
empatia quello che succede dentro questa nostra scuola. Nel suo
piccolo è il laboratorio dell'Italia di domani".