RETROSCENA

La gaffe ti fa colto

Zennaro diventa il consulente culturale di Barbara Berlusconi.

di Massimo Del Papa Lettera 43, 30.9.2011

Rimosso, promosso e premiato. Il responsabile della Comunicazione del ministro dell'Istruzione Mariastella Gelmini, Massimo Zennaro, dopo la figuraccia sul tunnel dei neutrini, è saltato. Saltato per modo di dire, visto che è diventato il consulente culturale di Barbara Berlusconi, senza peraltro lasciare la poltrona al Miur, il ministero dell'Istruzione superiore. Ma rimane sempre uno che non conosce la differenza fra una galleria per i camion e un condotto per la fisica nucleare.


DA GELMINA ALLA FIGLIA DEL CAV. Ora, non è chiaro, ed è una questione decisiva per le sorti della Repubblica, se la (Maria)stella di Zennaro brillerà solo e soltanto per la primogenita di Veronica Lario o per tutto l'orizzonte del Milan di cui Barbara è diventata consigliere del Consiglio d'amministrazione. Certo, lì di tunnel se ne fanno, è pane quotidiano, ma forse la faccenda è un po' più complicata di un bel dribbling di Pato.

C'è da tremare a pensare che una bella e sicuramente preparata ereditiera debba affidarsi non a un mentore, a un pigmalione dell'arte o della cultura, ma a un esperto d'immagine, tutto sommato un organizzatore di aperitivi, per coltivare la propria apparenza culturale. Quanto a dire che anche qui la forma è sostanza, e se la mangia.

 

Superconsulente per la cultura della già colta Barbara

Non siamo così ingenui, sappiamo benissimo che la cultura è, oggi più che mai, anche una faccenda da vendere, sia al pubblico sia al mercato delle lobby. Però un conto è vendere la cultura che c'è (se c'è); altro è venderne la pura immagine, il miraggio. Perché una giovane di buoni studi (Barbara è laureata in Filosofia con 110 e lode), di ottime prospettive, certamente intelligente, di possibilità pressoché illimitate, abbia bisogno di uno che le curi l'interfaccia, per accreditarla come colta, amante dell'arte e delle buone lettere, è un segno dei tempi, ma è anche una questione misteriosa, che non trova risposte apprezzabili.

L'altro aspetto che lascia leggermente basiti, è la singolare concezione della meritocrazia che hanno questi personaggi. Gente che dopo una topica lunga 732 chilometri non venga silurata, ma sparata ancora più in alto (altro che neutrini).


LA VITTORIA DEL PERDONISMO ITALICO. Alzi la mano chi è capace di individuare un altro Paese, non necessariamente emergente, dove il responsabile della Comunicazione di un ministro, dopo un errore così solenne come quello sul tunnel tra la Svizzera e l'Abruzzo, anziché terra bruciata intorno trovi pascoli ancora più verdi.
Sembra cosa da niente, ma niente non è: c'è dentro una intera filosofia di vita, anche politica e pubblica: Zennaro è difeso, ha i suoi sponsor ai quali evidentemente importa poco e niente di un'altra immagine: quella di serietà, di autorevolezza di un dicastero.
L'importante è durare, è galleggiare, dal perdonismo all'autoperdonismo. In fondo che avrà mai fatto Zennaro, a parte far ridere mezzo mondo prima con un comunicato infelice, poi con una gestione del disastro se possibile peggiore, ovvero, come dicono in Veneto, «pezo el tacon del buso»?
 

SEGATO, MA PROMOSSO. Qui si ribalta perfino l'aulica saggezza latina, da promoveatur ut amoveatur all'esatto contrario, sia rimosso perché venga promosso. A far che? A «organizzare uscite mediatiche per lanciare Barbara Berlusconi in campo». Culturale, ça va sans dire.

Ne deriva una sorta di pretesa a tutto, nel nome di una qualità autoreferenziale: io sono di qualità, garantisco per me e se non vi sta bene, peggio per voi. Più che un conflitto, un concerto d'interessi nel quale perfino le gaffe più vertiginose vengono spese come titoli di merito. C'è da stupirsi, poi, se il Paese rotola come va rotolando?

 

Le responsabilità di Gelmini sulla sparata del tunnel italo-elvetico

Ancora una cosa, piccola piccola, sempre a memoria di Zennaro. Forse, più che nel tunnel, lungo o corto che fosse, il guaio stava altrove. A cosa serviva sparare un comunicato pomposo e inutile in cui Gelmini plaudiva, appoggiava, sosteneva «con assoluta convinzione» e chiudeva ricordando che il governo aveva messo, non si capiva dove, 45 milioni di euro?

Davvero in questo momento un membro del governo non ha trovato nient'altro da fare che farsi bello delle scoperte altrui? E non si poteva comunque scegliere un tono più misurato, più sobrio, invece di dar la sensazione che 'il tunnel' l'avesse scavato Gelmini con le sue mani?
 

SMANIA DI PROTAGONISMO POLITICO. Ecco, forse la gaffe più profonda sta proprio qua. Nella smania di protagonismo dei politici (e nello zelo dei loro portavoce), che avrebbero tante ragioni per restare al loro posto e invece non perdono occasione per mettersi in processione al posto del santo. Così che, alla fine, ci scappa lo strafalcione.

Cara Gelmini, «tu ch'onori scienzia ed arte», dovresti pur conoscere che, qualche volta, «il tacere è bello». Speriamo lo impari almeno Barbara Berlusconi. A proposito, chi l'ha detto?