DALLA SCUOLA AL LAVORO, di Francesco Pastore La Voce.info, 13.9.2011 La durata della transizione scuola-lavoro varia da paese a paese. Un confronto sul rapporto fra tasso di disoccupazione dei giovani e degli adulti mostra che i risultati migliori si registrano nei paesi anglosassoni, che hanno il mercato del lavoro più flessibile. Al loro fianco, Germania e Giappone, dove funziona bene il collegamento fra sistema di istruzione e mondo del lavoro. Con la crisi, però, la disoccupazione giovanile è aumentata ovunque. Ma i paesi ex-socialisti e quelli mediterranei hanno migliorato le loro posizioni. Interrogarsi sulle differenze fra paesi nella durata delle transizioni dalla scuola al lavoro aiuta a riflettere sui fattori di successo e di insuccesso. In questa nota, ci si concentra sul rapporto fra tasso di disoccupazione dei giovani e degli adulti.
SVANTAGGIO GIOVANILE ASSOLUTO E RELATIVO
Il tasso di
disoccupazione giovanile è
l’indicatore più comunemente adottato per misurare lo svantaggio
assoluto dei giovani nel mercato del lavoro. Altri indicatori sono,
ad esempio, il tasso di occupazione o di inattività. Lo svantaggio
assoluto dipende dalle condizioni macroeconomiche e per ridurlo
occorrono politiche di tipo espansivo nel breve periodo e politiche
volte ad accrescere la capacità produttiva nel lungo periodo.
UN CONFRONTO FRA PAESI NEL 2000 Gli indicatori di svantaggio non devono necessariamente andare nella stessa direzione. Per rendersene conto si consideri la figura 1.1. Sull’asse orizzontale è riportato il tasso di disoccupazione degli adulti, mentre sull’asse verticale è riportato il tasso di disoccupazione dei giovani nel 2000. Le linee tratteggiate rappresentano le medie Ocse. Le quattro rette inclinate positivamente indicano i casi di pari svantaggio, di svantaggio doppio, triplo e quadruplo dei giovani rispetto agli adulti.
Figura 1.1 Tasso di disoccupazione dei giovani e degli adulti in un campione di paesi Ocse (2000)
Nota: I dati di Estonia e Slovenia si
riferiscono al 2002.
L'anno 2000 è in una fase espansiva del ciclo economico e, infatti, il tasso di disoccupazione medio è relativamente basso. Si evidenzia che: 1) in nessun paese lo svantaggio relativo è a favore dei giovani; 2) solo in pochi paesi (Germania e Austria) tende a 1 o, come in Danimarca e Irlanda, è inferiore a 2; 3) molti paesi hanno un rapporto fra 2 e 3; 4) alcuni paesi dell’area europea mediterranea ed ex-socialisti sperimentano alta disoccupazione; 5) in pochi paesi, fra cui l’Italia, i giovani hanno una difficoltà superiore di tre volte rispetto agli adulti. La Germania riesce comunque a detenere un primato in questa speciale classifica nonostante la difficile situazione economica dei länders orientali della Germania ex-socialista.
IL CONFRONTO FRA PAESI DOPO LA CRISI FINANZIARIA In che modo hanno influito le crisi del 2001 e del 2008? Per una prima risposta, si consideri la figura 1.2 relativa al 2009, l'ultimo anno per il quale sono disponibili i dati Ocse. Si nota subito che il tasso di disoccupazione medio è più alto che nel 2000. Si evidenziano fattori di continuità e di rottura: 1) le differenze fra paesi sono persistenti; 2) nel 2009, solo Giappone e Germania presentano un rapporto minore di due; 3) i paesi ex-socialisti, ma anche alcuni paesi europei mediterranei, quali Italia e Grecia e con l'eccezione della Spagna, hanno visto in genere migliorare la loro posizione; 4) l'Irlanda ha subito di più gli effetti della crisi finanziaria; 5) in genere tutti i paesi anglosassoni, la cui economia è più orientata al mercato, vedono peggiorare la condizione dei giovani. Il caso del Giappone è particolarmente interessante. Il paese aveva sperimentato una crisi finanziaria durata quasi tutti gli anni Novanta, ciò che spiega la performance non eccellente del 2000. Tuttavia, passata la crisi, il paese riguadagna una posizione di primato che detiene da decenni assieme alla Germania.
Figura 1.2. Tasso di disoccupazione giovanile e degli adulti fra i paesi Ocse (2009)
Nota: I dati di Israele e Russia si riferiscono al 2008. Fonte: mia elaborazione su dati Ocse.
ISTRUZIONE E LAVORO Può essere interessante, in conclusione, ritornare sulle cause. Naturalmente, il tema è troppo complesso per essere affrontato qui in modo esaustivo, ma si può dire che i paesi che raggiungono i risultati migliori sono quelli con il mercato del lavoro più flessibile, vale a dire i paesi anglosassoni, e quelli il cui sistema di istruzione è meglio collegato al mondo del lavoro, come Germania e Giappone. La Germania raggiunge l’obiettivo attraverso l’apprendistato, che è il fulcro del sistema duale, così detto poiché prevede che la formazione professionale sia fornita già durante la fase della formazione generale, anziché dopo, come nei sistemi sequenziali. Attraverso il sistema Jisseki Kankei, il Giappone offre occasioni lavorative a un terzo dei giovani già alla conclusione della scuola secondaria superiore. Anche i paesi anglosassoni hanno sistemi sempre più efficienti di job placement. Tuttavia, hanno subito in misura più marcata gli effetti della crisi. I paesi dove è stata di recente aumentata la flessibilità con le riforme ai due livelli hanno migliorato la situazione rispetto al 2000, ma la crisi li ha riportati in parte verso posizioni pre-riforma.
(1) Le osservazioni seguenti sono una sintesi del libro: Pastore, F. (2011), Fuori dal tunnel. Le difficili transizioni dalla scuola al lavoro dei giovani in Italia e nel mondo, Giappichelli, Torino. Il sito web del libro è: http://www.giappichelli.it/home/978-88-348-1835-0,3481835.asp1 |