Sicurezza a scuola, per Legambiente
ci sono troppi edifici vecchi

A.G. La Tecnica della Scuola, 20.10.2011

Presentato a Bologna un rapporto nazionale davvero poco rassicurante: più del 60% degli istituti risale a prima del 1974 e solo l'8% è stato costruito negli ultimi vent'anni. Con il risultato che una scuola su tre necessita di manutenzione urgente. Si rischia meno al Nord: il top è Trento.

Sono passate poche settimane dall’inizio dell’anno scolastico e siamo già alla terza denuncia nazionale, l’ultima dei geologi, sui pericoli sempre maggiori che corrono quotidianamente molti dei frequentatori dei nostri istituti a causa della scarsa sicurezza delle strutture. Stavolta il rapporto, realizzato da Legambiente e presentato a Bologna, si sofferma su un dato inequivocabile: il patrimonio immobiliare scolastico è e rimane vecchio: più del 60% degli edifici risale infatti a prima del 1974 e solo l'8% è stato costruito negli ultimi vent'anni. Il risultato è che una scuola su quattro non ha impianti elettrici a norma, una su due non dispone di scale di sicurezza, circa un terzo degli edifici non è in possesso del certificato di agibilità igienico-sanitaria ed il 36% degli edifici necessità di manutenzione urgente.

E ciò sebbene da alcuni anni sia aumentato il numero delle scuole impegnate periodicamente a svolgere le prove di evacuazione (oltre il 93% degli istituti) e a mettere in campo azioni per eliminare le barriere architettoniche.

Nell'indagine di Legambiente è Trento la città che si aggiudica il primo posto nella classifica, grazie ai buoni risultati conseguiti da parte di tutti gli edifici scolastici che sono in possesso dei certificati di collaudo statico, agibilità, agibilità igienico-sanitaria, impianti elettrici a norma, porte antipanico e requisiti di accessibilità.

Oltre che per la buona manutenzione delle strutture, la città trentina supera brillantemente anche il test per i servizi e le buone pratiche a favore delle scuole: il 30% degli edifici è servito da pedibus; il 74% dispone di piste ciclabili nelle vie circostanti; la raccolta differenziata viene praticata in tutte le scuole; tutte le mense scolastiche sono dotate di cucina interna e utilizzano posate riutilizzabili; nel 19% degli edifici sono installati impianti di energia rinnovabile.

La fotografia di Legambiente, però, mette ancora una volta in evidenza la distanza tra le città del sud e delle isole da quelle del nord e del centro. Su 91 comuni, oltre al primo posto di Trento si piazzano nella top ten Verbania, Prato, Reggio Emilia, Pordenone, Asti, Parma, Biella, Piacenza e Terni. Spostandosi al Sud, Benevento si piazza al 21esimo posto, Lecce al 22esimo; Olbia è al posto 32 della classifica.

Secondo Vanessa Pallucchi, responsabile Legambiente Scuola e formazione, è un dato di fatto che non si riesca "ad uscire dall'emergenza: gli enti locali, strozzati dal patto di stabilità e il mancato trasferimento di fondi dallo stato, non riescono più a stanziare sufficienti finanziamenti per la manutenzione delle scuole e il livello di qualità dei servizi scolastici".

Quanto alla manutenzione, Pallucchi,ha spiegato che "il primo stralcio di 358 milioni di euro del miliardo dei fondi Cipe per l'edilizia scolastica pare non essere arrivato ancora a destinazione. Il nodo aperto - ha aggiunto - rimane l'aumento dei finanziamenti previsti per la messa in sicurezza delle scuole, associato a una programmazione che individui le priorità da affrontare. Ma per far questo è necessario l'accesso ai dari dell'anagrafe scolastica che malgrado gli annunci non sono ancora noti".

Dallo studio di Legambiente ci sono, infine, anche altri dati interessanti: cresce il numero di Comuni italiani che nel 2010 ha realizzato il monitoraggio sulla presenza di amianto all'interno delle scuole (oltre 92%), ma calano le azioni di bonifica. Secondo l’associazione invece continua ad essere sottovalutata la presenza del radon (solo il 29,8% fa monitoraggio). Un segnale positivo arriva dai monitoraggi delle fonti esterne d'inquinamento ambientale: i controlli degli elettrodi e delle emittenti radiotelevisive (13,3% e 11,5%) crescono rispetto l'anno precedente; decresce purtroppo quello sulle antenne cellulari (34%).