. turismo e scuole
Gli hotel assumono solo austriaci
Venezia e litorale, gli albergatori lanciano
l’allarme. di Alice D’Este e Mauro Zanutto da Il Corriere del Veneto, 24.10.2011 VENEZIA — Hanno dovuto cercarli in Austria: animatori, barman, bagnini. Un’intera stagione estiva alla rincorsa dei giovanissimi extra confine, per coprire i posti e le richieste di campeggi e hotel del litorale jesolano. A Jesolo, Cavallino, San Donà (e non solo) sono pochissimi i ragazzi che conoscono il tedesco. E per una ragione semplice: nelle scuole, anche in quelle linguistiche, gli idiomi studiati sono altri, soprattutto il francese e lo spagnolo. «Sono in molti a segnalarci il problema, quest’estate non ne parliamo— conferma Claudio Tessari, assessore all’Istruzione della Provincia di Venezia—ci chiamavano i proprietari dei camping, degli hotel, per chiedere aiuto. C’è un sacco di lavoro ma ai ragazzi di qui mancano le competenze linguistiche, ci dicevano. Per questo abbiamo deciso di mettere l’inglese come seconda lingua obbligatoria all’Istituto tecnico superiore per il turismo, appena nato. É assurdo, il mercato turistico del litorale da sempre è caratterizzato da questa esigenza, dovrebbero essere le famiglie stesse a chiedere classi di tedesco in più, sapendo che per i loro ragazzi d’estate sarebbe più facile trovare lavoro». Ma il sistema scolastico sembra non averlo capito. I numeri parlano chiaro. Negli ultimi cinque anni la lingua tedesca è letteralmente sparita da molti istituti della provincia. A partire dalle scuole medie fino ai licei (come nel caso del classico «Franchetti» di Mestre), in alcuni casi addirittura a indirizzo linguistico (come nel caso dello «Stefanini» di Mestre, del «Galilei » di Dolo e del «XXV Aprile» di Portogruaro) e nei professionali ad indirizzo turistico-commerciale. Una tabula rasa, insomma che preoccupa non poco gli addetti ai lavori. «Queste scelte scolastiche sono contro ogni logica economica—dicono gli albergatori del litorale— ai nostri dipendenti chiediamo prima di saper parlare tedesco poi l’inglese». «E’ impensabile non conoscere il tedesco, lavorando in ambito turistico — commenta Giampiero Zanolini, presidente degli albergatori di Caorle — non è solo richiesto sulla costa veneta ma anche nell’ambito tecnico-industriale di tutto il Triveneto. Ci auguriamo che le famiglie capiscano: fate studiare il tedesco ai vostri figli, perché può essere un’opportunità di lavoro». E in questi giorni, a denunciare il fenomeno inviando al ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini una petizione (firmata da 830 docenti veneti in poco più di un mese) è stato anche il coordinamento degli insegnanti di lingua tedesca di Mestre e Venezia. «Sarà la moda o forse il fatto che si pensa che lo spagnolo abbia un apprendimento più semplice, la realtà è che nessuno vuole più parlare il tedesco e visto che le classi di lingua si formano solo su richiesta, se nessuno le chiede spariscono —spiega Lucia Tracanzan, insegnante e attivista del coordinamento —. E’ un paradosso se si pensa che ora, più che mai, questa lingua è un investimento di valore. I dati commerciali ci mostrano che oltre mille aziende a capitale tedesco hanno sede in Italia, che la Germania è partner commerciale e rappresenta oltre il 55% del flusso turistico della nostra penisola». A cambiare, insomma, secondo gli insegnanti, dovrebbe essere prima di tutto la mentalità. «Presidi e docenti, tutti insieme dovremmo spingere per il cambiamento — esorta Maria Teresa de Martin Fabbro, professoressa di tedesco all’Istituto Gramsci di Mestre—e per farlo bisogna cominciare da subito, fin dalle riunioni di presentazione delle scuole. I genitori lo capiranno: se quella è una strada che permette maggiore accesso al lavoro tutti la prenderanno». |