Tra corsi e reclutamento
un groviglio ancora stretto

di Luigi Illiano Il Sole 24 Ore, 31.10.2011

La formazione e il reclutamento dei docenti sono terreno scivoloso da molti decenni. Il Miur lo sa bene e per questo non ha mai smesso di provarci, senza finora riuscire, a dire una parola definitiva. Si tratta di ambiti strettamente connessi: dal meccanismo dell'uno deriva l'efficacia dell'altro. Perché la strada che si sceglie per formare i futuri professori deve essere direttamente collegata al percorso che li porterà in cattedra. E solo dall'applicazione contestuale dei due modelli può arrivare il successo in un settore strategico per la qualità dell'offerta formativa. Sta di fatto che, spesso, i due aspetti sono stati trattati separatamente o a due velocità, finendo per vanificare le buone intenzioni. Come sta accadendo anche ora.

È la volta dei Tfa (Tirocini formativi attivi), l'acronimo al quale l'Istruzione si affida per tentare di mettere ordine nella formazione dei docenti. Vengono, opportunamente, mobilitate le università e scatta, puntuale, la contesa tra domanda e offerta dei corsi. Si vedrà se a gennaio partiranno le lezioni e quante saranno realmente. Per ora qualche dubbio appare lecito. Anche sulla scorta delle esperienze passate e naufragate. Basti pensare alle Ssis (Scuole di specializzazione all'insegnamento secondario) che furono presentate come la massima innovazione possibile: chiuse nel 2008. Per non parlare del bubbone per eccellenza: le graduatorie permanenti lasciate gonfiare a dismisura, con un elenco chilometrico che ha raggiunto anche i 400mila nominativi di supplenti. E non è bastato stabilirne la chiusura definendole "a esaurimento", perché - tra ammessi con riserva e situazioni specifiche varie - la superlista ha continuato a imbarcare aspiranti all'insegnamento. Oggi è diventata una sala d'attesa per 200mila e ci sono cattedre sovraffollate (quelle umanistiche) per le quali ci vorranno molti anni per conquistare la nomina in ruolo. Il tutto mentre da undici anni non vengono banditi concorsi a cattedra, nemmeno per le materie scientifiche, dove le graduatorie dei vincitori di concorso sono esaurite da tempo. Il groviglio è stretto.